CORONAVIRUS & POLITICA

"Riparti Piemonte", a parole

Ennesima sfilza di annunci e promesse nella odierna conferenza stampa di Cirio con tutta la parata di assessori. Un disegno di legge stanzierà gli 800 milioni a suo tempo destinati al Piano della Competitività. Troppe chiacchiere e ancora pochi interventi concreti

Il Piemonte riparte. Per ora solo a parole. Quali comparti riprenderanno a lavorare? Quando e con quali misure? Come si deciderà l’effettuazione dei tamponi per i lavoratori? Le mascherine saranno obbligatorie o no? La lista di domande cui la conferenza stampa del presidente della Regione Alberto Cirio, con stucchevole sfilata degli assessori davanti al microfono e reciproci ringraziamenti, non ha dato risposte potrebbe continuare. Convocata oggi, 25 aprile, con una tempestività che risulta difficile motivare alla luce di quelli che restano, ad oggi, solo annunci a supportare il nuovo slogan, adeguato al tempo del coronavirus, “Riparti Piemonte”. Un’esortazione incarnata da un governatore in preda a una singolare fregola gesticolatoria che, tuttavia, si scontra con quei tempi che ancora separano le parole dai fatti e dei quali non si conosce la durata.

Certo, c’è il disegno di legge che Cirio annuncia di presentare già la prossima settimana per essere approvato in fretta dal consiglio regionale per consentire di “usare in tempi brevissimi” gli 800 milioni che tra finanziamenti regionali, una piccola parte di quelli statali e la gran parte derivante dai fondi europei, sono la sostanza finanziaria di “Piemonte riparti”. Se non per ripartire, almeno per cercare di sopravvivere nell’oggi, servirebbe erogare la cassa integrazione in deroga, ma anche su questo i ritardi restano, le difficoltà con le banche per anticipare i soldi pure e il fatto che l’assessore Elena Chiorino spieghi che è un problema che riguarda altre regioni non consola nel nome del mal comune.

“Il Covid è costato come una guerra, non è quantificabile il costo complessivo. Credo che un parametro economico non ci sia, ma il -15% del Pil di questi mesi credo possa dare un’idea. Noi abbiamo due emergenze: produttiva e sociale” dice il governatore, che spiega come dal Piano per la competitività si sia passati al “Riparti Piemonte”. I soldi sono quelli che erano, un po' come i cannoni di quel tale in orbace. Come verranno ripartiti ancora non si sa e si dovrà aspettare il testo. Per ora ci si deve accontentare di promesse e anticipazioni. “Ci sarà una grande sburocratizzazione: interveniamo ovunque ci sono cavilli e vincoli, dove possiamo, come ad esempio tutta la semplificazione della legge sull’urbanistica e sull’edilizia, e andiamo a rimodulare alcuni adempimenti che ci chiede lo Stato” annuncia Cirio che evidentemente ricorda come il primo tentativo fatto in tale direzione, con al suo fianco l’allora assessore Roberto Rosso si sia rivelato niente di più che un fuoco di paglia.

Il governatore mette sul tavolo anche 55 milioni a titolo di riconoscimento per il personale sanitario. Come destinarli, previo via libera del Governo, lo si deciderà con i sindacati. C’è da augurarsi che quei soldi vadano a chi sta in corsia, in prima linea, e non certo a chi, nelle Asl, ha mostrato di non saper gestire servizi importanti, cruciali, le cui falle si sono ripercosse e si ripercuotono sulla salute dei cittadini. Premiare chi ha “perso” e-mail o accumulato ritardi nell’effettuazione dei tamponi, sarebbe una beffa inaccettabile. E a proposito di tamponi, un altro annuncio: saranno riaperti tre laboratori “che qualcuno aveva chiuso” come quello di La Loggia, cui si aggiungeranno quelli di Novara e Biella: serviranno non solo per l’emergenza, ma anche per le imprese. Già, perché Cirio ribadisce quel che è noto, ovvero che i test sierologici hanno, al momento solo una valenza epidemiologica. Quindi, per ora, nessuna patente di immunità per tornare al lavoro o per circolare liberamente da quegli esami che dovranno partire per il personale sanitario nei prossimi giorni o comunque quando arriveranno le forniture il cui acquisto dovrà essere fatto questo pomeriggio, allo scadere del termine per le offerte.

Lunedì alle 15 incontrerà il comitato scientifico “per ragionare sulle misure di contenimento e sulle questioni operative tecniche, perché questa sarà la settimana cruciale”. “I positivi nelle Rsa sono attorno al 59-60% negli ultimi periodi” e “la curva è discendente. In tutto il Piemonte il trend dei contagi è in forte discesa. I dati sono confortanti e anche quello dei decessi è in forte calo. Inoltre, più aumentano i tamponi, meno positivi riscontriamo”, ha affermato l’assessore della Sanità Luigi Icardi. “In questo momento c’è un forte calo della terapia intensiva, oggi abbiamo circa 250 posti occupati” ma “non siamo ancora usciti dalla fase 1, per cui la prudenza è d’obbligo”, ha aggiunto.

Arriveranno le mascherine riutilizzabili, una a testa per ciascun piemontese, la prima parte entro il 4 di maggio il resto una settimana dopo. Ovvero quando il lockdwn sarà ampiamente superato. Ma ci sarà l’obbligo di indossarle? E se sì, come conciliare l’imposizione con l’impossibilità di assicurare i dispositivi a tutti i cittadini?

Nessuno pretendeva una risposta ad ogni interrogativo che da giorni e con l’approssimarsi della probabile riapertura crescono tra la popolazione, ma qualche indicazione più concreta e non solo una serie di annunci la cui traduzione in pratica è ancora da venire, questo sì.

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