EMERGENZA SANITARIA

Via alla Fase 2, occhi puntati su Torino, Asti e Alessandria

Nell'ultima settimana il contagio in Piemonte è cresciuto più della media nazionale. L'epidemia è in regressione, si riducono i decessi ma le ospedalizzazioni restano stabili. Guai abbassare la guardia. Tre province osservate speciali

Diminuiscono i decessi e pure la pressione sulle terapie intensive, ma il numero dei ricoverati per Covid è ormai costante da qualche giorno, segno che la regressione non è ancora consolidata e i recenti segnali di allentamento spontaneo del lockdown in alcuni quartieri di Torino potrebbero prefigurare un prossimo innalzamento dei contagi, soprattutto in vista della parziale riapertura di domani, dopo quasi due mesi.

Il Piemonte si presenta al cospetto della fase 2 ancora più che convalescente: con alcune province – in particolare Torino, Asti e Alessandria – in cui i nuovi casi di contagio in rapporto alla popolazione sono tra i più alti d’Italia. Nel capoluogo i postivi al coronavirus sono 13.794, di più ne ha solo Milano (20.068). I dati di oggi, forniti dalla Protezione Civile, ci dicono che in Piemonte l’incremento dei casi continua a una velocità superiore alla media nazionale. Rispetto a domenica scorsa, 26 aprile, infatti, i casi totali di Covid sono stati 2.520 con una crescita del 10,1% rispetto al dato nazionale di 13.042 (+ 6,6%). L’incidenza del Piemonte sull’aumento dei contagiati negli ultimi otto giorni è stato del 19,3%, quando nella regione abita il 7,2% del totale. L’incidenza del Piemonte sui casi totali Italia è passata così dal 12,6% del 26 aprile al 13% del 3 maggio. L’ultima domenica di marzo, il 29, era l’8,4%. Basta questo per capire come il Piemonte, e soprattutto alcune sue province, sia l’ultima delle grandi regioni del Nord, le più colpite, a uscire dall’epidemia.

Attualmente sono 15.638 i postivi, secondi solo alla Lombardia (36.926). Rispetto a ieri i ricoverati in terapia intensiva sono diminuiti di altre 9 unità, da 178 a 169, ma le ospedalizzazioni restano stabili (2.496 rispetto alle 2.550 di ieri e alle 2.503 del giorno prima). Questo potrebbe essere spiegato con il ricovero in ospedale di molti contagiati delle Rsa, vista l’impossibilità di isolarli altrimenti. Anche sui decessi nelle ultime 48 ore si registra qualche segnale di miglioramento: sono stati 53 in due giorni, dopo essere stati tra i 50 e i 66 al giorno nell’ultima settimana di aprile.

Altra questione è quella dei test diagnostici. La tesi secondo cui in Piemonte crescono i contagi perché finalmente si fanno più tamponi è soltanto parzialmente supportata dai dati perché negli ultimi otto giorni in Italia sono stati fatti 396.113 tamponi (+22,5%), di cui 37.066 in Piemonte (+27,4%). Scendendo nell’analisi a livello provinciale dei contagiati totali, è Torino ad essere peggiorata di più con circa il 60,5% dei nuovi casi negli ultimi otto giorni, seguita da Alessandria con il 15%: in queste due province si è registrato il 75,5% dei nuovi contagiati nella regione, percentuale che sale all’82,7% se si considera anche Asti. Negli ultimi otto giorni, accrescono il loro peso percentuale sul totale regionale dei casi totali di contagio le province di Torino, che cresce di un punto percentuale, Alessandria e Asti, entrambe con +0,2, mentre decrescono tutte le altre: Cuneo (-0,4), Vercelli e Biella (-0,3), Novara e Vco (-0,2). Si aggiunga che proprio ora ci sono province, come Alessandria, che hanno ridotto sensibilmente i tamponi, per le difficoltà di approvigionamento dei reagenti. 

“Pur in quadro di diminuzione della crescita in valore assoluto, importante sotto molti aspetti compreso quello dell’impatto sul sistema sanitario, il Piemonte continua a correre più della media nazionale – afferma Federico Fornaro, capogruppo di Leu a Montecitorio, che ha elaborato questi dati – con andamenti differenti tra le varie province. È quindi fondamentale tenere alta la guardia e verificare con la massima attenzione e determinazione le ragioni della crescita in particolare a Torino, Alessandria e Asti”.

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