GLORIE NOSTRANE

Acque agitate in Smat, nel mirino il "pensionato" Romano

Aumenta il pressing del M5s affinché al presidente di lunghissimo corso non vengano assegnate deleghe operative. L'assessore Unia pronto a brandire un parere della Corte dei Conti sulla Legge Madia. Domani il consiglio di amministrazione

Non sono riusciti a trasformarla in un consorzio, ma la battaglia dei Cinquestelle su Smat non è certo conclusa. Nel mirino, infatti, è finito il presidente della società che gestisce l’acquedotto a Torino e nella sua area metropolitana, quel Paolo Romano, 77 anni, che da parecchi lustri sta al timone, al punto da considerarla una sua creatura. Nel 1989 era già direttore generale dell’Azienda Po-Sangone che dodici anni più tardi traghetta verso la fusione con Acque Metropolitane Torino per dare vita proprio a Smat. Tale impegno gli vale la conferma come dg, cui assomma la carica di presidente nella partecipata Nord Ovest Servizi. Intanto consolida il suo ruolo in Smat di cui diventa amministratore delegato e infine presidente. L’ultima conferma dell’assemblea dei soci risale a poco più di una settimana fa quando il nostrano Aquaman aveva da poco spento 77 candeline. Ed è proprio questo che gli rinfacciano i pentastellati, pronti ad aprire il fuoco contro colui che, a loro giudizio, ha remato dall’interno contro ogni ipotesi di trasformazione dell’azienda, in ossequio – dicono loro – all’attuazione del referendum del 2011. Il consigliere comunale grillino Antonio Fornari, in una recente seduta, non era andato troppo per il sottile: “Romano è giusto che si goda la pensione” aveva detto, alla vigilia dell’assemblea che invece poi lo avrebbe confermato nel suo ruolo, grazie all’indicazione dei Comuni dell’area metropolitana. Ora l’obiettivo è depotenziarlo.

Nell’ultimo mandato, infatti, le sue deleghe a Ricerca e sviluppo, Merger and acquisition, Rappresentanza e Comunicazione, con cui ha di fatto mantenuto il controllo sull’azienda, gli hanno fruttato 60mila euro di compensi che potrebbero risultare illegittimi. La legge Madia, infatti, vieta alle amministrazioni pubbliche di attribuire incarichi a soggetti in pensione, i quali, al massimo, possono mettere a disposizione le proprie competenze per un anno, oltre la quiescenza, e rigorosamente a titolo gratuito. È proprio il caso di Romano. Sulla questione il Comune di Torino acquisì anche un parere dalla Corte dei Conti, in cui veniva confermata in toto questa interpretazione, e l’assessore all’Ambiente Alberto Unia, in una recente comunicazione, ha annunciato che Palazzo Civico “aveva trasmesso già nel 2018 tale parere alla società perché desse corso alle necessarie verifiche”. Nessun provvedimento venne preso allora, ma ora il M5s è intenzionato ad andare a fondo e il tema delle deleghe al presidente Romano potrebbe essere posto già nel consiglio di amministrazione in programma domani. Spetterà all’amministratore delegato Marco Ranieri, nominato da Chiara Appendino, gestire la grana.

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