VERSO IL 2021

Il candidato sindaco di Torino
per la Lega arriva Damilano

Incontro top secret tra Salvini e l'imprenditore poco prima della pausa estiva. Officiante il segretario del Carroccio piemontese Molinari. In calo le quotazioni della Mattioli: troppo "confindustriale"

“Sto incontrando diverse persone con carriera professionale di altissimo livello”, ha detto ieri Matteo Salvini parlando della scelta del candidato sindaco per le metropoli che andranno al voto la primavera prossima. Un gerundio, quello usato dal leader della Lega, che per Torino può ben essere sostituito dal passato prossimo.

Risale, infatti, a qualche giorno prima delle vacanze estive l’incontro tra Salvini e colui che ad oggi pare essere il candidato sindaco cui manca solo il crisma dell’ufficialità, ovvero Paolo Damilano. Presente il capogruppo alla Camera, nella circostanza in veste di segretario regionale, Riccardo Molinari, il leader della Lega e l’imprenditore che produce ed esporta vini di pregio e acque minerali allargando le attività del gruppo di famiglia a nomi storici del food (dal pastificio De Filippis alla bar Zucca, per citarne un paio nel centro di Torino) pare si siano subito trovati e piaciuti.

Non è certo un nome spuntato come un coniglio dal cilindro quello di Damilano per il partito che ha in mano la golden share sul candidato sindaco del centrodestra. L’imprenditore era stato a un passo dal correre per la presidenza della Regione e quando, dopo molte settimane di incertezze e tira-molla venne fatto scendere in pista Alberto Cirio, lui pare non l’abbia presa granché bene. Sostenuto e sospinto da Giancarlo Giorgetti, Damilano pare ci fosse rimasto male soprattutto per il fatto che nessuno lo avesse avvertito che ormai era fuori gioco, pur essendo stato a lungo il nome “civico” in tasca alla Lega.

Sarà forse anche quel precedente e l’aver compreso come in politica fare un nome per una carica spesso equivale ad arrostirlo, a indurre l’uomo abituato a muoversi in mezzo mondo per affari a misurare i passi e raccomandare, come pare abbia fatto, di tenere ancora riservato quell’incontro con il Capitano e attendere il momento opportuno per annunciare la candidatura. Sembra che la sua intenzione sia addirittura quella di far partire dal basso la sua ascesa, quasi una sorta di esortazione di quella che su altri fronti politici e in altre epoche si sarebbe detta la base. Non male per chi va a trattare direttamente con il capo.

Ma questi sono poco più che dettagli. Il succo della questione candidatura, sta in quella che appare un’accelerazione verso il momento in cui sarà formalizzata la scelta su Damilano. Resta, è vero, sul tavolo dell’azionista di maggioranza della coalizione di centrodestra un’altra figura di peso del mondo dell’impresa qual è Licia Mattioli. Sull’ex vicepresidente di Confindustria nazionale Salvini si è espresso più volte in termini molto positivi. Lo scorso febbraio, a margine della tappa subalpina del tour elettorale, l’ex ministro dell’Interno aveva trovato il tempo per visitare la sua azienda e parlare a lungo con lei. Anche nella battaglia per la guida dell’associazione di viale dell’Astronomia gli endorsement nei confronti dell’agguerrita avversaria di Carlo Bonomi non sono stati pochi.

La stessa corsa in cui è stata superata dall’allora numero uno di Assolombarda ha visto la signora dei gioielli mostrare una grinta e una determinazione invidiabili e inarrivabili da molti politici. La sua esperienza maturata alla guida del settore internazionale di Confindustria non sarebbero che un bagaglio prezioso per Torino, dove di fronte a un elettorato che non si riduce certo a quello della collina e del centro, l’approccio diretto ed empatico dell’imprenditrice di radici partenopee appare più popolare e diretto rispetto a quello un po’ affettato e da fighetta di Damilano.

Mattioli che pure i contatti con la Lega li ha avuti, compreso un incontro attovagliato alla Credenza di San Maurizio Canavese con Alessandro Albano, ex consigliere provinciale del Carroccio e uomo di raccordo del partito di Salvini con il mondo degli affari, sconta tuttavia l’apparire a una parte dell’elettorato e prima ancora ad alcune componenti della coalizione come troppo padronale. Un rischio che la Lega avrebbe ponderato guardando soprattutto a quella destra sociale rappresentata dal nucleo storico di Fratelli d’Italia.

Disponibile a incarnare, senza fatica, il ruolo di candidato civico con curriculum di tutto rispetto, il presidente di Film Commission e in passato anche del Museo del Cinema appare assai più vicino alla candidatura di quanto non lo sia stato per la presidenza della Regione, anche perché allora la scelta spettava a Forza Italia il cui laeder, dopo una lunga attesa, mise sul tavolo il nome di Cirio. Su quello di Damilano pressoché impossibile immaginare veti o serie perplessità tra gli alleati.

Anzi l’accelerare sulla scelta pone la Lega al riparo di già paventate mire da parte di FdI alcuni dei cui esponenti di primo piano nei giorni scorsi avevano lanciato segnali di nervosismo verso il partito di Salvini proprio per l’allungarsi dei tempi e l’assenza di una proposta per il candidato sindaco. Non è escluso che già oggi, in occasione della presenza di Salvini in Piemonte, a Valenza dove si voterà per il Comune il 21 settembre, Molinari discuta con lui il cronoprogramma degli incontri con gli alleati per sottoporre l’ipotesi di candidatura di Damilano e tutto ciò che precederà l’annuncio ufficiale della discesa in campo dell’imprenditore.

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