EMERGENZA SANITARIA

"Farmacie presidio contro il Covid, ma la Regione non ci ha coinvolto"

L'amara constatazione di Giaccone, appena rieletto a capo dell'Ordine di Torino. Sui vaccini antinfluenzali e i test rapidi Cirio si è fermato agli annunci. "Ora non c'è più tempo da perdere"

Una rete capillare di 1.600 presidi sul territorio piemontese, con 6mila professionisti, che “poteva essere sfruttata meglio”. In altre regioni le farmacie stanno avendo un ruolo centrale nella gestione dell’epidemia, mentre in Piemonte Alberto Cirio non è andato oltre gli annunci come nel caso dei test rapidi che poi non sono mai arrivati. “Avremmo potuto offrire il nostro contributo se solo la Regione fosse stata più rapida ed efficiente” dice Mario Giaccone, consigliere regionale d’opposizione, appena rieletto a capo dell’Ordine dei Farmacisti della provincia di Torino.

Vaccini antinfluenzali ed esami antigenici per l’individuazione del Covid sono le due scommesse perse. Le vaccinazioni di massa dovrebbero garantire ai cittadini più fragili di immunizzarsi contro l’influenza per evitare di ingolfare gli ospedali ai primi sintomi, che spesso possono essere confusi con il Coronavirus. Nelle prime due settimane di campagna antinfluenzale, partita lo scorso 26 ottobre, sono stati vaccinati oltre 318mila cittadini piemontesi ha fatto sapere l’assessore alla Sanità Luigi Icardi prima di scatenare una inopinata polemica coi medici di medicina generale, responsabili talvolta della “errata programmazione” nella somministrazione causando “delle carenze di vaccino in alcune realtà locali”. Insomma, “il vaccino non manca assicura Icardi”, peccato che con l’approvvigionamento “a rate” non si sappia quando si riuscirà a completare la campagna. “Il problema principale – spiega Giaccone – è che la Regione si è presa la priorità nell’approvvigionamento, dovendo immunizzare gli anziani e le categorie più a rischio. Alle farmacie non restano che poche unità per i privati cittadini che decidono di vaccinarsi a proprie spese. L’assessore ci ha assicurato che le dosi avanzate verranno distribuite alle farmacie, ma quando? Per quanto mi riguarda ho dei seri dubbi che arrivino in tempo”.

Sui test sierologici la situazione è ancor più paradossale. Cirio ha annunciato più di due settimane fa l’arrivo dei test rapidi in farmacia così che chiunque avesse il dubbio potesse toglierselo anche senza la richiesta medica, pagando la prestazione. Sembrava cosa fatta e invece Federfarma, pochi giorno dopo, ha dovuto smentire il governatore per mancanza di infermieri in grado di effettuare i test. In qualche cassetto di corso Regina Margherita, quartier generale dell’assessorato alla Sanità, è chiusa la delibera che dà la possibilità di effettuare i tamponi in farmacia da personale autorizzato (medici e infermieri). Ma al momento non è ancora passata al vaglio della giunta. Anche su questo fronte si viaggia a rilento, mentre altrove si è già parecchio avanti. Nella provincia autonoma di Trento si è partiti con i test rapidi eseguiti da infermieri in spazi dedicati o esterni alla farmacia, in Umbria vengono sottoposti gratuitamente gli studenti e familiari conviventi. Le farmacie emiliane fanno i sierologici da ottobre. “Il Piemonte è stato intempestivo e s’è accorto in ritardo che le farmacie potevano essere un elemento importante nel lavoro di contact tracing” prosegue Giaccone.

Altro progetto su cui, dopo un certo furore iniziale, è stato tirato il freno a mano, complice anche il sopraggiungere dell’epidemia è quella della “Farmacia dei servizi”, con cui la Regione avrebbe dovuto recepire una direttiva nazionale per consentire alle farmacie di svolgere una serie di test e servizi, appunto, in grado di sgravare ambulatori e ospedali. Giaccone, a che punto siamo? “Tutto fermo”.

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