GRANA PADANA

Cambio in vista al vertice della Lega

Salvini prepara una "rifondazione" del partito, azzerando tutti i coordinatori regionali. Nei prossimi giorni toccherà anche a Molinari lasciare la guida del Piemonte. Tra i papabili Giglio Vigna e Canelli. Ma non è escluso che si arrivi a raschiare il barile

Il Capitano, essendo il realtà un generale, cambia i suoi colonnelli. Nel giro di pochi giorni Matteo Salvini darà corso all’avvicendamento (come si usa dire nel linguaggio con le stellette) ai segretari regionali, quelli che la Lega di Umberto Bossi si ostinava a definire “nazionali” producendo non poca confusione ai tempi dell’agognata secessione. 

Archiviata quella Lega sostituita da quella “per Salvini Premier” e con in agenda (pur senza ancora una data) i congressi, il Capo ha deciso che è arrivata l’ora di cambiare i suoi proconsoli nelle regioni. Decisione nota tra i vertici del partito da tempo, ma secondo alcuni accelerata dalle dimissioni del segretario veneto Lorenzo Fontana sulle cui ragioni si affastellano varie interpretazioni, persino fantasiose. Come quella che vorrebbe Salvini tenuto all’oscuro e preso alla sprovvista dalla decisione del suo proconsole. Più che inverosimile, impossibile. Sta di fatto che per gli attuali numeri uno della Lega nelle regioni il passaggio delle consegne pare essere questione di giorni. Nessuna sorpresa, a quanto risulta, per il segretario piemontese Riccardo Molinari, lui come gli altri pronto a lasciare il passo a un commissario che traghetterà il partito verso il congresso. Parlando con i suoi, Molinari ha ricordato come questo passaggio “era nelle cose” già dal momento in cui la Lega Salvini Premier ha sostituito totalmente quella che molti, pensando anche alle vicende giudiziarie e ai 49 milioni da restituire, hanno definito una bad company.

Nessuna sorpresa, tutto come nei piani del Capitano, insomma. Eccetto, almeno per quanto riguarda il Piemonte, il nome di chi dovrà reggere chissà per quanto le redini del partito in una regione in cui si andrà al voto per eleggere il sindaco del capoluogo e mai come questa volta il centrodestra a trazione leghista è intenzionato a vincere, conquistando per la prima volta nella storia il governo di Torino. Nessuno, nel partito, nasconde il fatto che proprio precedenti successi elettorali – dalle politiche alle regionali passando pure per le europee e mettendoci dentro un bel po’ di sindaci – nei quadri dirigenti si sia quasi raschiato il barile. Questione non irrilevante se, come come ipotizza qualcuno, la guida del partito regionale possa prevedere delle incompatibilità. Già oggi le segreterie provinciali non possono essere rette da parlamentari e neppure da sindaci. Nel caso questi veti vengano applicati anche per la segreteria regionale svanirebbero le ipotesi, ad oggi, più accreditate per la successione a Molinari. In verità, da ambienti di via Bellerio si tende ad escludere che possano esserci veti su parlamanentari, snon foss’altro perché in Lombardia Salvini pensa di sostituire Paolo Grimoldi, da tempo caduto in disgrazia, con il fido Nicola Molteni che siede a Montecitorio.

Uno dei nomi che circola è quello del parlamentare fedelissimo dell’attuale capogruppo alla Camera, ovvero Alessandro Giglio Vigna, uomo forte del Canavese e – in caso di nomina – quasi un avatar di Molinari che, nel frattempo, potrebbe lavorare per una sua ricandidatura al momento dell’assise leghista. Altra figura forte di cui si parla con insistenza è quella di Alessandro Canelli. Il primo cittadino di Novara gode di un forte e ampio sostegno non solo dal partito della sua provincia (costola possente e potente della Lega piemontese) ma anche di un vasto numero di colleghi e amministratori che vedono in lui un punto di riferimento di chi ogni giorno governa un comune, piccolo o grande che sia. Per ora, tertium non datur. Ma non è affatto detto che, se quei vincoli ci saranno, non tocchi davvero raschiare il barile.

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