DIRITTI & ROVESCI

Scuola, il Piemonte boccia il ritorno in classe

Esperti contrari alla riapertura. "Da settembre non è cambiato nulla, meglio aspettare e programmare gli interventi per gennaio". La Regione predispone un piano trasporti da sottoporre al direttore del Miur. Intanto gli studenti continuano a protestare contro la Dad

“Il guadagno non vale il rischio”. Eppure su quel guadagno nel poter far rientrare a scuola gli studenti costretti alla didattica a distanza,  cui l’infettivologo Giovanni Di Perri, primario all’Amedeo di Savoia, contrappone il rischio di “vederci poi piangere per tra qualche settimana di fronte a una nuova impennata di contagi e di ricoveri, il Governo preme. O più esattamente a farlo è il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, visto che il suo collega alla Salute, Roberto Speranza sembra mostrare qualche cautela in più, mentre a sostenere che occorra portare al più presto di nuovo i ragazzi a scuola è lo stesso coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo.

La data del 9 dicembre, già circolata nei giorni scorsi, ieri è stata ipotizzata dalla Azzolina ai sindaci delle città metropolitane sostanzialmente d’accordo anche se come ha sottolineato il sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro serve gradualità evitandi di passare repentinamente dalun eccesso all’altro. Ma qual è, quale sarà la posizione del Piemonte finito subito in zona rossa, ma anche regione in cui è nato School for Future com’è stato battezzato il forte messaggio lanciato dalla dodicenne Anita piazzatasi con banco, sedia e tablet davanti alla sua scuola, la media “Calvino”, nel centro di Torino, meritandosi la telefonata del ministro e un seguito da parte di altri studenti che chiedono il ritorno in classe?

“In Piemonte non se ne parla proprio”, dice tranchant Antonio Rinaudo, l’ex magistrato cui la Regione nell’ambito dell’Unità di Crisi ha affidato il delicato ruolo di commissario coordinatore dell’area scuola. “Personalmente sono contrario. Rischiamo, rischiamo, rischiamo… Rimandare i ragazzi a scuola per pochi giorni prima delle vacanze di Natale? Meglio aspettare gennaio e nel frattempo prepararsi il meglio possibile”. 

In Piemonte, a Torino, oggi però per chiedere di tornare in classe si scende in piazza, davanti al palazzo della Regione. Lì i giovani di Studenti Presenti spiegheranno che "ormai da mesi la scuola sta perdendo gran parte della sua funzione educativa grazie all'utilizzo della didattica a distanza” come dice il portavoce Dario Pio Muccilli. Proteste e richieste, ma anche dure critiche: “Se in un primo momento questa misura aveva una ragione perlomeno emergenziale, oggi, a distanza di otto mesi, testimonia solo l'inadeguatezza di un Paese che, durante il periodo estivo, non ha investito sufficienti fondi per garantire un rientro in sicurezza degli studenti nelle scuole, non potenziando le strutture degli istituti nè i trasporti".

Un’assenza di interventi, incominciando proprio da quello sulla mobilità, che per chi mette davanti rischi concreti e gravi di un rientro in presenza è motivo per dire, come dice il professor Di Perri che “nulla è cambiato”, rispetto a quando si è deciso di chiudere. Quella dei ragazzi “è una popolazione mobile, non matura e non controllabile”, spiega l’infettivologo responsabile scientifico del Dirmei, il dipartimento cui fa capo la gestione dell’emergenza in Piemonte. Partendo da questo assunto e aggiungendo che “la riduzione più drastica dei contagi, effetto delle misure delle settimane da zona rossa, la si è notata proprio nella fascia di età tra i 14 a i 18 anni”, Di Perri invita a “non correre” verso la riapertura prima di Natale, piuttosto “lavorare bene, magari prevedendo un più ampio uso dei tamponi e vincolare al loro uso una serie di comportamenti, per preparare il ritorno in classe a gennaio”. 

Di “corsie preferenziali nel fare test rapidi o tamponi per studenti e insegnanti” ha parlato anche il ministro dell’Istruzione, spiegando che “bisogna lavorarci insieme al ministero della Salute e alle Regioni". E proprio dal vertice della Regione arriva l’annuncio di un progetto che nel giro di una settimana verrà presentato al direttore dell’ufficio scolastico regionale Fabrizio Manca.

“L’assessore ai Trasporti Marco Gabusi, insieme all’Agenzia della Mobilità Piemontese sta predisponendo un piano che, tra i suoi punti vede la riduzione della capienza dei mezzi pubblici al 50%, con incremento delle corse, ma che contempla anche una modifica degli orari scolastici, con turni ripartiti tra mattino e pomeriggio”, spiega il presidente Alberto Cirio, ricordando come queste modifiche che riguardano la scuola non sono potestà della Regione che, quindi, può solo proporle all’autorità scolastica. Cosa che avverrà nei prossimi giorni con il direttore regionale del Miur Fabrizio Manca. “Nessuna corsa in avanti”, assicura il governatore che ribadisce come fondamentali siano i pareri e le raccomandazioni che arrivano dalla scienza. “Alla politica, però, spetta cercare soluzioni è è quello che stiamo facendo”. Se per aprire le scuole prima di Natale o spostando tutto a gennaio, ancora non si sa.

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