VERSO IL 2021

Al M5s non resta che partecipare

Senza nessuna speranza di arrivare al secondo turno e praticamente orfani di Appendino (più interessata alle trame del centrosinistra), i grillini torinesi iniziano il percorso verso le urne del 2021. Al centro la questione delle alleanze (con un occhio al ballottaggio)

È caduta la stella, Chiara Appendino, e il favore da parte degli elettori pare essersi eclissato ma il Movimento 5 stelle torinese si prepara ugualmente alla scadenza delle prossime amministrative. È partito con una assemblea online, che ha riunito un centinaio di persone fra consiglieri comunali, assessori, parlamentari torinesi e attivisti, il percorso verso le urne del 2021. Un incontro per stabilire una timeline organizzativa che avrà come prima tappa la redazione del programma, con l’obiettivo di presentarlo entro fine gennaio, per poi passare alla scelta del candidato, o candidata, sindaco, alla formazione della squadra e ad eventuali alleanze con liste civiche. A stilare il programma saranno gruppi di lavoro tematici a cui porteranno il loro contributo anche gli attuali assessori e che saranno poi aperti a chi abbia proposte da avanzare.

Appendino, dopo aver rinunciato a correre per un secondo mandato, essendosi autosospesa dal movimento in seguito alla condanna sulla vicenda Ream non partecipa direttamente al processo, preferendo muoversi dietro le quinte soprattutto per cercare di orientare la candidatura nel campo dell’alleato al governo nazionale. Tra i grillini quattro paiono al momento gli aspiranti alla sua successione: da una parte gli assessori Alberto Unia e Antonino Iaria e la capogruppo Valentina Sganga, dall’altra l’animatrice del “Tavolo di progettazione civica” (definizione altisonante per indicare il lavoro di raccordo tra M5s e quartieri) Cristina Seymandi, parecchio invisa alla componente storica del movimento.

Ed è proprio sugli “inviti” al tavolo che si registrano le prime tensioni. “Mi risulta estremamente difficile intervenire a un tavolo al quale parteciperà gente che ha coltivato un consenso personale sulle spalle del gruppo consiliare di cui faccio parte e che, nonostante le divergenze, rispetto. Chi in questi anni ha dedicato il proprio tempo per coltivare tutto ciò, credo non abbia mai fatto il bene del Movimento 5 Stelle Torino e dubito fortemente possa fare del bene proprio adesso”. Spara su Facebook, firmandosi “Francesco Sicari, attivista”, il presidente pentastellato della Sala Rossa, che non ha partecipato all’assemblea degli attivisti. Secondo quanto si apprende, una scelta critica nei confronti di alcune persone del Movimento esterne al gruppo in Consiglio. Si riferisce a Seymandi? Probabile, anche se lui preferisce glissare. “La stesura di un programma politico è sempre un momento importante – sottolinea –, ma il clima interno nel quale ciò avverrà non è comparabile con quello di qualche anno fa, un clima che già alle ultime elezioni Regionali e Politiche si è palesato e che continua a scavare un solco profondo tra le varie fazioni. Oltre al programma – aggiunge – c’è altro su cui lavorare e sta ora all’Assemblea munirsi velocemente di quegli anticorpi necessari a prevenire future delusioni. Non è un segreto – conclude – che molte sono le persone, attuali consiglieri eletti e attivisti, che mai si esporranno per l’ennesima campagna elettorale per portare avanti candidati irricevibili”.

Bordate che sembrano smentire quelle assai più edulcorate che pronuncia la capogruppo Sganga, “Con orgoglio, nel frastuono di chi litiga già su nomi e poltrone – afferma, a sprezzo delle tensioni interne al M5s – stiamo continuando ad amministrare la città in un momento drammatico, con impegno ma anche con sguardo al futuro. Stiamo lavorando a un programma che tenga conto sia di quanto ottenuto fino ad oggi dalla sindaca Appendino sia delle difficili sfide che la pandemia ci ha posto. La Torino del domani – aggiunge – dovrà essere ancora più coraggiosa e pronta ad innovarsi su temi strategici come l'ambiente e i trasporti, ma dovrà essere soprattutto una città che raccoglie le sfide della precarietà, delle disuguaglianze, dell'esigenza di avere posti di lavoro a condizioni dignitose, di sostenere l’industria, la piccola e media impresa, il lavoro autonomo e il commercio locale”. Quasi non governassero da quasi cinque anni.

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