RIFORME

Penalizzate le Asl virtuose.
Pd: "Il sistema va cambiato"

Limiti e storture del criterio basato sulla spesa storica. Riceve più soldi chi ne ha spesi di più l'anno precedente, anche provocando pesanti disavanzi. I dem chiedono alla giunta Cirio di avviare una revisione della procedura. Rossi: "Auspico la massima convergenza"

Chi più spende, più prende. In soldoni (è il caso di dirlo), conviene assai poco essere virtuosi e oculati nell’impiego del denaro pubblico se questo, quando si fanno i conti per assegnare i fondi per l’anno venturo, finisce con il penalizzare anziché premiare. Se tutto questo poi capita, come effettivamente accade, nella sanità allora le necessità di rivedere un sistema criticato da più parti e in maniera bipartisan si fa ancor più impellente in una situazione come quella attuale e in vista di un futuro che continuerà per lungo tempo ad essere segnato dagli effetti prodotti dalla pandemia.

La questione che si trascina da lungo tempo ha un nome breve: spesa storica. È il criterio per la distribuzione da parte della Regione della quasi totalità dei fondi alle Asl che, ricevono il denaro in quota capitaria, ovvero in base al numero di abitanti del territorio. Il fatto è che, all’interno dei confini piemontesi ci sono abitanti che valgono di più e altri di meno. Sempre semplificando un argomento che semplice non è, l’assegnazione dei soldi alle aziende avviene guardando non a quanto e a cosa servirà il denaro, piuttosto a quanto è stato speso l’anno precedente. Un meccanismo che si perpetua anno dopo anno, bilancio dopo bilancio, pur ponendo in evidenza parecchie incongruenze e, soprattutto, la necessità di una rivisitazione con il semplice, quanto importante, scopo di impiegare al meglio le risorse finanziarie e cambiare registro laddove è necessario.

Fino ad oggi, è un fatto che “ci sono Asl che da anni ricevono meno risorse di altre. La classifica delle più penalizzate si apre con quella di Novara, seguita a ruota dalla Cuneo2. Dati alla mano – spiega Domenico Rossi consigliere regionale del Pd e vicepresidente della commissione Sanità – la quota per ogni cittadino della provincia di Novara è di circa 150 euro sotto la media regionale. Nel 2020 per ciascun novarese sono stati destinati 1.506 euro contro i 1.899 di un residente nella provincia di Vercelli, o i 1.774 per ciascun biellese e i 1.759 procapite per il Vco”. Spulciando i dati, l’esponente dem annota come all’interno degli stessi confini torinesi, le Asl To3, 4 e 5 ricevano meno, sempre in quota per abitante, rispetto all’azienda Città di Torino.

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“Il criterio della spesa storica genera iniquità e inefficienza, perché da un lato si fanno parti diseguali senza fornire una motivazione oggettiva e dall’altra con i fondi di riequilibrio si aggiungono risorse a quelle aziende che hanno maggiore disavanzo. Finisce che chi è virtuoso prende di meno all’inizio del processo e nulla dal fondo di riequilibrio”, osserva Rossi che sulla questione ha preparato un ordine del giorno per impegnare la giunta a studiare, anche con l’aiuto di esperti esterni, un sistema che superi i limiti di quello attuale. 

Della necessità di rivedere il criterio per la distribuzione delle risorse aveva parlato, tempo fa e prima della pandemia, lo stesso assessore alla Sanità Luigi Icardi, nei mesi in cui molti bilanci delle Asl avevano provocato allarme. “Purtroppo devo registrare che, nonostante le dichiarazioni fatte a inizio legislatura, la situazione è peggiorata negli ultimi due anni. Con l’insediamento dell’amministrazione Cirio non è avvenuto nessun cambiamento – sostiene Rossi –. E non vedo traccia del fondo di efficientamento che aveva introdotto l’allora assessore Antonio Saitta nel 2018, con il quale non si copriva tutto il disavanzo delle aziende in rosso, ma veniva trattenuto il 10% con cui costruire una specie di tesoretto di circa 40 milioni di euro”.

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Quello che, senza una modifica magari anche graduale, resta a detta del consigliere dem “un cortocircuito evidente su cui occorre intervenire al più presto. Durante il piano di rientro non sarebbe stato possibile cambiare il meccanismo, ma ora occorre provvedere, non per arrivare a una ripartizione matematica, che sarebbe altrettanto iniqua, ma fondata sui bisogni di salute reali e con un meccanismo che premi i virtuosi, e non il contrario, come invece succede adesso”. Per Rossi occorre tenere in considerazione diversi fattori quali, ad esempio, estensione del territorio, la presenza di zone disagiate, esigenze sanitarie particolari, età media della popolazione, presenza di progetti innovativi meritevoli di investimento.

“Su questo tema mi auguro ci sia convergenza trasversale e credo che anche i sindaci dei territori più penalizzati dovrebbero far giungere la propria voce al presidente Alberto Cirio e all’assessore Icardi”. Nel frattempo il Pd invita la giunta a commissionare uno studio per elaborare un sistema di criteri oggettivi sui cui basare la ripartizione del fondo sanitario regionale e di programmare una conversione graduale del meccanismo che richiederà certamente diversi anni”.

Un’ulteriore ragione per incominciare a mettere mano a un sistema che mostra tutti i suoi limiti e conseguenze è nell’annunciata istituzione a breve dell’Azienda Zero, che tra i molti compiti e poteri avrà anche quello di gestire la centralizzazione degli acquisti, come annunciato nei giorni scorsi da Icardi. “Se l’Azienda Zero ci porta a risparmiare, come è possibile, intervenendo sugli acquisti, quelle risorse – ipotizza Rossi – possono diventare un primo passo per ridurre alcuni disavanzi e per riequilibrare la situazione rispetto alle aziende che in questi anni hanno ricevuto meno di altre, pur avendo gestito meglio il denaro pubblico, anzi paradossalmente proprio per questo".

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