POLITICA & GIUSTIZIA

Ream inguaia anche Fassino

L'ex sindaco Pd coinvolto nel procedimento legato alla gara per l'affidamento dell'area ex Westinghouse. L'accusa è turbativa d'asta. Con lui risulta indagato il presidente della Fondazione Crt Quaglia. Nell'inchiesta parallela Appendino è stata condannata a 6 mesi

Turbativa d’asta. È l'ipotesi di reato contenuta nell’invito a comparire notificato stamani dalla guardia di finanza a Piero Fassino, ex sindaco di Torino e ora deputato Pd, per iniziativa della procura del capoluogo piemontese. Il procedimento riguarda una vicenda di pubblica amministrazione risalente a una decina di anni fa: la gara per la realizzazione di un centro commerciale in un’area dove un tempo sorgeva lo storico stabilimento della fabbrica Westinghouse. Nel fascicolo di indagine compaiono anche i nomi di Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Crt e della società Ream, di Antonio Miglio, all'epoca dei fatti suo braccio destro e oggi al vertice della Cassa di Risparmio di Fossano, e di una dirigente del Comune, Paola Virano, all’epoca responsabile del settore Urbanistica. “Ricevo oggi – ha dichiarato Fassino – una informazione di garanzia relativa all’iter di aggiudicazione, concluso nell’ottobre 2013, dell’area ex Westinghouse. Come avrò modo di spiegare e documentare, mi sono attenuto, come sempre, al rispetto delle norme in materia, agendo nell'esclusivo interesse della città”.

Negli ambienti giudiziari torinesi l’inchiesta è chiamata Ream bis perché si innesta sul “caso Ream”, che nel 2020 è costato, per circostanze completamente differenti, la condanna di Chiara Appendino (in primo grado) a sei mesi di reclusione per falso. Per la sindaca pentastellata il problema è stata una presunta forzatura contabile per posticipare la restituzione dei cinque milioni di euro versati da Ream nel 2012, ai tempi della giunta Fassino, a titolo di caparra per l’affare ex Westinghouse. Il nuovo fascicolo riguarda invece alcuni presunti retroscena a margine di quel lontano versamento. Il pm Gianfranco Colace sospetta che vi fu un accordo preventivo per favorire Esselunga. Al bando, aggiudicato nel 2013, partecipò la societa' di costruzioni Amteco, legata alla catena di supermercati. La concorrente, Novacoop, si ritirò: più tardi sosterrà di avere ricevuto risposte evasive quando chiese lumi sulla fattibilità del progetto e, in particolare, su una indispensabile modifica al piano regolatore. Quanto a Ream, che aveva versato la caparra di cinque milioni, non si presentò neppure. La modifica al piano regolatore in seguitò arrivò. E la gara fu assegnata ad Amteco. Novacoop fece ricorso al Tar ma, nel 2017, perse. Gli investigatori sono convinti di avere raccolto del materiale interessante (carte, messaggi, email) su contatti tra Fassino e l’allora patron di Esselunga, l’imprenditore Bernardo Caprotti, morto nel 2016

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