LOTTA AL COVID

Vaccini, più dosi per il Piemonte e medici di famiglia in campo

Accordo con i sindacati dei camici bianchi. Prenotazioni gestite dal sistema sanitario regionale. Venesia (Fimmg): "Il nostro lavoro proseguirà anche dopo l'immunizzazione degli over 80". Passa la richiesta al Governo: "Forniture in base ai fabbisogni"

Tornano, o meglio restano in campo gli oltre tremila medici di famiglia per la vaccinazione degli ultraottantenni, ma anche per le fasi successive della campagna di immunizzazione. La fumata bianca che ieri sera ha concluso l’incontro tra i sindacati dei medici di medicina generale e la Regione Piemonte, elimina quello che sarebbe stato un ostacolo enorme sulla strada del piano vaccini alla luce delle modifiche imposte dall’impossibilità, ad oggi, di utilizzare il prodotto di AstraZeneca su chi ha più di 55 anni. 

Proprio su quel vaccino, infatti, era stato basato il progetto per immunizzare la terza età e, già nelle settimane scorse, in base a un accordo con la Regione gran parte del lavoro sarebbe stato svolto dai mutualisti nei loro studi e, nei casi che lo avessero richiesto, a domicilio. La doccia fredda arrivata con la raccomandazione dell’Agenzia italiana del farmaco di non usare il vaccino su persone ultracinquantacinquenni aveva, all’improvviso, rimesso tutto in discussione con la prospettiva concreta di dover rinunciare ai medici di famiglia, viste le difficoltà di conservazione, trasporto e manipolazione degli altri due prodotti ad oggi disponibili, ovvero Pfizer Moderna.

La svolta serale ha spazzato via uno scenario preoccupante: “Saremo presenti negli hot spot, nelle strutture sanitarie e nei centri vaccinali che saranno predisposti”, conferma Alberto Venesia, segretario regionale della Fimmg, il sindacato che insieme a tutti gli altri aveva sottoscritto l’accordo nelle scorse settimane e che ieri hanno riconfermato l’impegno dei medici di famiglia del Piemonte. Dunque, se l’utilizzo del prodotto della Pfizer e di Moderna non consentirà la vaccinazione negli studi dei mutualisti, saranno loro a operare nei centri individuati dalla Regione e dalle Asl, incominciando dai distretti. Ai medici verrà riconosciuto il corrispettivo economico stabilito per le vaccinazione a livello nazionale, pari a 6,16 euro ad iniezione, anche se nelle trattative con il ministero la cifra potrebbe essere rivista al rialzo.

Come anticipato dallo Spiffero, i sindacati dei camici bianchi hanno tenuto il punto sulla questione del loro impegno burocratico. “Non siamo disponibili a diventare un centro di prenotazione”, avevano avvertito. E hanno avuto ragione. “I medici di famiglia forniranno alle Asl o alle altre strutture della Regione gli elenchi dei loro assistiti, con eventuali priorità in base alle patologie e allo stato di salute, ma – precisa Venesia – la gestione delle prenotazioni e la comunicazione ai cittadini per recarsi al centro vaccinale non sarà una loro incombenza”. 

Dunque spetterà alle strutture del sistema sanitario regionale avvisare o invitare gli anziani e successivamente le altre categorie, in base a criteri che ancora devono essere stabiliti oltre a quello dell’età. Come avverrà questo passaggio? Con una telefonata? Con lettera come accade per campagne di screening oncologico? Questa è una decisione che dovrà assumere la Regione. E in tempi brevi, se il governatore Alberto Cirio ha indicato nel 21 febbraio l’avvio della vaccinazione per gli ultraottantenni.

Se si è superata la questione dell’impiego dei medici di famiglia, ancora un’incognita resta il numero di medici e infermieri che la struttura commissariale nazionale diretta da Domenico Arcuri invierà in Piemonte. Il commissario e i suoi stretti collaboratori continuano a citare le duemila assunzioni in itinere cui dovrebbero seguirne altre, ma se si resta a quei numeri è facile immaginare come i rinforzi saranno a dir poco esigui. “E poi tutto dipenderà da quante dosi arriveranno”, osserva il segretario della Fimmg, puntando l’attenzione sull’incognita che potrebbe vanificare ogni sforzo. Non è un caso che ieri nel corso dell’incontro a distanza con Governo, il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini abbia sollecitato i ministro Roberto Speranza e Francesco Boccia a una verifica su tutti i i vaccini presenti sul mercato.

Nella stessa riunione, il Piemonte insieme alle altre Regioni ha incassato un risultato per il quale l’assessore Luigi Icardi, nella sua veste di coordinatore della commissione Sanità, aveva scritto una lettera a Bonaccini e a Speranza. La questione era quella della distribuzione dei vaccini: Arcuri aveva disposto che avvenisse in base alla popolazione complessiva e non in base alla quantità di soggetti compresi nelle varie categorie. “Con questo criterio le regioni che hanno una popolazione in media più anziana di altre sarebbero penalizzate – aveva spiegato Icardi – con il rischio di non ricevere tutti i vaccini necessari”. Ieri il criterio è stato cambiato e sarà attuato completamente nel giro di un paio di settimane, il tempo necessario per rivedere la logistica, specialmente quella di Pfizer. Per immunizzare i 370mila piemontesi over 80 arriveranno quindi 740mila dosi dei due vaccini più efficaci sulla popolazione anziana, Pfizer e Moderna. Per quanto riguarda il prodotto di AstraZeneca, vista la sua limitazione ai 55 anni, da quanto emerso dall’incontro con Arcuri e i ministri, verrà utilizzato, nelle prime settimane, su alcune categorie professionali a maggior rischio come personale scolastico, autisti dei mezzi pubblici, forze dell'ordine, operatori e ospiti di comunità.

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