DIRITTI & SANITA'

Anziani legati nelle Rsa piemontesi,
ultima denuncia del difensore civico

L’88% delle strutture ha ammesso di immobilizzare gli ospiti alla carrozzina o alla sedia, il 61% al letto. L'ombusman Fierro: "Non è un atto terapeutico ma sequestro di persona". La relazione in Consiglio e la rinuncia anticipata all'incarico: "Troppi silenzi dalla Regione"

Nelle Rsa del Piemonte “viene fatto largo uso di strumenti di contenzione meccanica per tenere gli ospiti legati a carrozzine, sedie e letti”. È questa l’ultima denuncia del difensore civico Augusto Fierro, durante la sua relazione annuale tenutasi questa mattina in Consiglio regionale, dopodiché ha comunicato la sua rinuncia all’incarico con sei mesi di anticipo sulla scadenza del mandato.

“Dalla mia indagine svolta nel 2019 – ha detto Fierro – è risultata evidente la prassi di usare strumenti di contenzione meccanica sui pazienti nelle Rsa, fatto che appare in contrasto con la legge. In risposta a una mia lettera di interpello indirizzata a tutte le Rsa del Piemonte, prima iniziativa del genere in Italia, è emerso che l’immobilizzazione alla carrozzina o alla sedia è stata ammessa dall’88% delle strutture, al letto è stato ammessa dal 61%. Questo con riferimento al campione che ha risposto alla lettera, pari al 68% delle Rsa presenti sul territorio regionale”. “Si tratta – ha rimarcato l’ombudsman regionale – di un illecito dal punto di vista etico in quanto atto in contrasto inconciliabile con il principio del rispetto della dignità della persona, condannato dal Comitato nazionale di bioetica, massima autorità nel settore. Anche la Cassazione ha stabilito che l’immobilizzazione del paziente non è atto terapeutico ma sequestro di persona, salvo casi di necessità”. “Le motivazioni della contenzione – ha aggiunto – risultano essere la prevenzione delle cadute e l'incapacità di intendere e volere che rende inattendibile ogni scelta e di manifestazione volontà del soggetto. In sostanza vengono immobilizzati anziani colpiti da gravi demenze, imponendo loro afflizioni corporali comminate a giudizio degli operatori e sottratte a qualunque garanzia”.

Al termine della relazione il difensore civico ha comunicato la sua rinuncia all’incarico a causa di “motivazioni personali”, senza tuttavia rinunciare a un rimbrotto nei confronti di quella Regione che troppo spesso non si prende il disturbo di rispondere alle sollecitazioni giunte dal suo ufficio. “Nessuna polemica politica” è stata la premessa, cui è seguita la proposta di una riforma della norma regionale che imponga la giunta a dare un riscontro di fronte ai suggerimenti del difensore civico. Un esempio dell’indifferenza della politica arriva proprio dalla relazione con cui chiude il proprio mandato che – sottolinea – si sarebbe chiuso comunque tra sei mesi, dunque “era in scadenza”: “La relazione sulle Rsa che ho illustrato oggi è stata spedita a fine 2019 all’assessore alla Sanità, senza ottenere nessun tipo di riscontro”.

Un’indagine importante, la prima in Italia di questo tipo, che probabilmente avrebbe meritato almeno una lettera di risposta da parte del numero uno di corso Regina Margherita Luigi Icardi. Invece nulla, uno dei tanti “silenzi di fronte alle mie sollecitazioni”. Fierro ha spiegato che una condizione analoga l’ha vissuta anche con la precedente amministrazione, in particolare con l’assessore Antonio Saitta, motivo in più per cui “non voglio farne una questione politica e non voglio che questa mia decisione si presti a una strumentalizzazione, piuttosto auspico che l’aula possa adottare quei provvedimenti per rendere più efficace il lavoro del difensore civico”.

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