PASSATO CHE NON PASSA

Mussolini astigiano a (dis)honorem (con imbarazzi a destra e a sinistra)

Il Consiglio comunale non trova i numeri per revocare l'onorificenza al Duce. Dopo sei mesi di polemiche e divisioni l'ordine del giorno non passa. Maggioranza e opposizione si accusano a vicenda e il sindaco Rasero si affida a metafore calcistiche

Benito Mussolini resta, almeno per un altro po’ di tempo, cittadino onorario di Asti e prosegue una polemica che si trascina da mesi all’interno della città e nel suo Consiglio comunale. Nella seduta di ieri sera non è stato approvato l’ordine del giorno del centrodestra che governa la città. Erano richiesti 22 voti (maggioranza qualificata) e ce ne sono stati solo 17. Era il 1924, il Ventennio agli albori, quando il Comune conferì a Mussolini quell’onorificenza che ora crea tanti imbarazzi: “Clamoroso al Cibali – commenta il sindaco Maurizio Rasero – abbiamo assistito a un evento che ha dell’incredibile. Un’amministrazione di centrodestra ha presentato una pratica per revocare la cittadinanza a Benito Mussolini. La maggioranza con i suoi 17 non ha ricevuto il supporto da nessuno degli 11 consiglieri di minoranza presenti”. Secondo il sindaco alla minoranza non piaceva il testo nella parte in cui vengono “condannati tutti i totalitarismi compreso il comunismo”. Un passaggio messo nero su bianco proprio per far emergere le contraddizioni che ancora albergano anche nell’altro schieramento.

I gruppi di minoranza replicano che “mancava tutto il gruppo di Fratelli d’Italia e il numero dei consiglieri presenti era altalenante e, soprattutto, la maggioranza silenziosa e in evidente imbarazzo. Eppure l’argomento era noto. Dopo oltre sei mesi – proseguono i consiglieri delle opposizioni – è stata prodotta una pratica, arricchita da un emendamento che lascia molti dubbi storici e politici e che è apparsa, da subito, un tentativo di cambiare discorso per non creare tensioni all’interno della maggioranza”. La minoranza quindi ha proposto un emendamento, che è stato respinto. Di qui la decisione di abbandonare la riunione e non partecipare alla votazione.

Così oggi Asti può fregiarsi di avere tra i suoi cittadini onorari il Duce e Liliana Segre. Persecutori e perseguitati insieme, nello stesso Pantheon. 

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