PALAZZO LASCARIS

Referendum giustizia, il Piemonte si accoda alla Lombardia 

Salvini ordina e Preioni esegue (in ritardo). Anche il Veneto ha già approvato la richiesta da inviare alla Corte di Cassazione. Adesso la maggioranza, compresa Fratelli d'Italia, deve correre. Probabile il voto ai primi di settembre. Intanto prosegue la raccolta della firme

Per i referendum sulla giustizia Matteo Salvini ha scatenato la Bestia. La collaudata macchina mediatica di Luca Morisi, capace di usare al massimo ogni social al servizio della causa è in movimento ormai da settimane e accelera ogni giorno di più verso settembre quando le firme da presentare alla Corte di Cassazione dovranno essere almeno 500mila. Ma il Capitano, pur avendo già raggiunto circa la metà delle sottoscrizioni necessarie, muove anche le sue truppe nei capisaldi che la Lega ha nelle Regioni dove governa. A rispondere all’ordine, per prima, come al solito è stata la Lombardia dove una settimana fa è stato approvato l’iter per la richiesta del referendum sui sei quesiti (limiti della custodia cautelare, separazione delle carriere dei magistrati, abolizione della legge Severino, responsabilità civile dei magistrati, riforma del Csm e revisione dei meccanismi di valutazione dei magistrati) per i quali la Lega, seguendo il Partito Radicale ha deciso di raccogliere le firme.

Servono 500mila firme, ma basterebbero anche le istanze di cinque consigli regionali, per avanzare alla Consulta la richiesta di sottoporre al voto dei cittadini le abrogazioni delle norme sulla giustizia, peraltro oggetto di profondi cambiamenti nella riforma dell’attuale guardasigilli Marta Cartabia che di fatto cancella quasi totalmente quanto fatto dal suo predecessore, il grillino Alfonso Bonafede, con i voti proprio della Lega nel governo gialloverde. E, come già accaduto per la richiesta di consultazione popolare sull’autonomia rafforzata delle Regioni, il Piemonte si affretta ad accodarsi alle decisioni del Pirellone.

Ieri in aula a Palazzo Lascaris l’annuncio del capogruppo Alberto Preioni. Adesso bisogna correre. Già, perché se Lombardia ha fatto da apripista, il Veneto non ha perso tempo e proprio ieri ha approvato la richiesta di referendum, con un’astensione – quella di Fratelli d’Italia – che invece parrebbe non doversi registrare in via Alfieri, almeno secondo quanto espresso dal capogruppo dei meloniani Paolo Bongioanni in uno scambio di opinioni con gli alleati leghisti. Richiesta formalizzata anche dall’Umbria, mentre preparativi sono in corso in Liguria e Friuli-Venezia Giulia e altre Regioni in mano al centrodestra potrebbero presto aggiungersi.

L’iter a Palazzo Lascaris non è affatto detto possa concludersi prima della pausa estiva. Ieri, a margine della seduta, il presidente del consiglio regionale Stefano Allasia ragionava sul fatto che martedì prossimo non c’è posto neppure per uno spillo, visto l’ordine del giorno ormai a tappo e, in più, la necessità di avviare la discussione del testo per l’istituzione dell’Azienda Sanitaria Zero previsto ieri, ma slittato di una settimana. Il 3 e il 4 agosto sono fissate le ultime due sedute e i tempi sono strettissimi a fronte di molti punti, dal rendiconto del Consiglio alla parifica della Corte dei Conti, ancora da completare. Considerato che il termine per la presentazione delle richieste di referendum da parte delle Regioni scade a fine settembre, Allasia non esclude di rimandare la questione alla ripresa dopo la pausa estiva. Dipenderà anche dall’atteggiamento delle minoranze. Quando si trattò del famoso Papeetellum si mise di traverso, anche se poi tutto finì nel pasticcio dei testi differenti. Stavolta una posizione vale l’altra. L’importante, nella strategia salviniana, è aumentare la massa critica per cercare di ottenere il via libera su tutti i quesiti dalla Corte Costituzionale. Ed è a questo che servono i pronunciamenti dei consigli regionali da unire a quelle firme che stanno allargandosi ben oltre la Lega, con il via libera di Giorgia Meloni e l’annuncio di Antonio Tajani per Forza Italia, e lo stesso centrosinistra visto che Matteo Renzi ha annunciato per oggi la sua firma al banchetto del Partito Radicale, “pensando ad Enzo Tortora e non a Salvini”.

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