VERSO IL VOTO

Transfughi e voto disgiunto, Damilano teme il ballottaggio

Il candidato sindaco del centrodestra si gioca il tutto per tutto con l'obiettivo di sbancare le urne già il 4 ottobre, ben conscio delle insidie del secondo turno. Presentata la lista Progresso Torino. La "proposta indecente" agli elettori di centosinistra

Dal punto di vista elettorale il peso specifico di Progresso Torino difficilmente sarà determinante, ma la carica simbolica che Paolo Damilano vuole proiettare sull’ultima nata nella sua scuderia di liste è notevole. “Mi inorgoglisce che gente che in passato ha votato il centrosinistra mi stia appoggiando in questa campagna elettorale” dice nel giorno della presentazione all’ultimo piano di Green Pea, chez Oscar Farinetti (a proposito di renziani pentiti). Al suo fianco ci sono Alberto Nigra (strappato ad Azione), Davide Ricca (da Italia Viva) e infine la madamin girovaga Giovanna Giordano Peretti, approdata al centrodestra dopo una candidatura con Sergio Chiamparino alle regionali e dopo aver sostenuto il radicale Igor Boni alle scorse primarie. “Non siamo transfughi o naufraghi” dice Nigra durante l’incontro con i giornalisti eppure a rendere strategica quella formazione per Damilano è proprio la provenienza dei loro animatori: ex del centrosinistra, folgorati sulla strada di Barolo.

“I sondaggi ci danno avanti perché le persone apprezzano l’unione e lo spirito di squadra. Torino dev’essere un esempio nazionale di chi sa costruire unità per il bene della città” dice il candidato sindaco che ci tiene a costruire attorno a sé la narrazione dell’uomo accerchiato da tanti “che hanno voglia di mettersi a disposizione”. Della città, ma soprattutto della sua impresa. Per questo arriva addirittura a non escludere una eventuale terza lista civica al suo fianco. E ogni voto strappato alla concorrenza, si sa, vale doppio. Motivo per cui arriva addirittura a ipotizzare (suggerire?) agli elettori scelte ardite: “Non escludo che a ottobre il voto sia disgiunto” dice. I torinesi scelgano pure il loro partito, è il messaggio, purché poi si affidino al sindaco giusto, quello che attorno a sé ha saputo creare una squadra coesa, attrattiva, inclusiva. Cioè lui, ça va sans dire. La legge lo permette, per quanto negli anni si sia rivelata una strada ben poco battuta dagli elettori. 

Ma Damilano sa che il capoluogo piemontese in fondo è una città di sinistra ed è per questo che qualcosa deve inventarsi per spuntarla contro un partito, il Pd, che resta ampiamente il primo sullo scacchiere politico. Per questo continua a proporre di sé l’immagine del civico: “Paolo Damilano, candidato sindaco di Torino Bellissima” continua a definirsi anche nelle sue comunicazioni ufficiali, mica del centrodestra o della Lega che l’ha imposto al tavolo degli alleati. I partiti sono divisivi: che portino acqua al mulino senza fare troppo rumore mentre lui continua a esibire gli abiti dell’imprenditore di successo a disposizione della città.   

I sondaggi lo danno in vantaggio ma lui non è tranquillo: la vera scommessa è evitare il ballottaggio e per raggiungere l’obiettivo ogni voto è fondamentale. L’imperativo è evitare, in un eventuale secondo turno, la saldatura dei voti pentastellati con quelli del centrosinistra in ottica anti-leghista e anti-sovranista. E allora ben venga la lista dei transfughi e pure il voto disgiunto di qualche elettore dem che non ha in simpatia il suo candidato sindaco. Alle urne come nella vecchia cucina tutto fa brodo.

Nel centrosinistra intanto fioccano i retroscena su quelli che ormai sono definiti “i voltagabbana dell’ultima ora”. Uno lo svela il notaio Andrea Ganelli, supporter di Stefano Lo Russo che ricorda “un sabato mattina prima di Natale quando nel mio studio Nigra (allora in Più Europa), su sua esplicita richiesta ha incontrato Lo Russo garantendogli sostegno “perché sei l’unico davvero in grado di gestire il Comune. Ho sempre apprezzato la tua coerenza e la tua capacità di amministrare prima e di fare opposizione poi”». Che sarà successo dopo? Riguardo Ricca, i motivi che l’hanno spinto verso il centrodestra sono noti e riguardano la sua mancata riconferma al vertice della Circoscrizione 8: “Ne ho parlato con Renzi – racconta allo Spiffero – gli ho spiegato le mie ragioni. Per ora posso solo dire che resto un iscritto di Italia Viva”.

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