GRANA PADANA

Lega, prove di (maggiore) autonomia

Le vaccinazioni, il caso Durigon e ora l'accoglienza dei profughi afghani. Sono sempre più numerose le occasioni in cui con i loro "distinguo" esponenti del partito piemontese "correggono" la linea del leader Salvini. Per carità, nessuna rivolta ma qualcosa si muove

Non c’è bisogno di leggere in controluce la nota con cui l’assessore regionale alla Sicurezza Fabrizio Ricca, esponente di spicco della Lega, afferma che “Il Piemonte è una regione solidale che non ha paura di accogliere chi sta scappando dalla guerra e dai tagliagole talebani. Questa, da sempre, è la nostra posizione”, per notare una differenza non da poco rispetto alle parole pronunciate sullo stesso argomento poche ore prima dal leader del suo partito. “Corridoi umanitari per donne e bambini in pericolo certamente sì. Porte aperte per migliaia di uomini, fra cui potenziali terroristi, assolutamente no” aveva twittato Matteo Salvini, già facendo una parziale retromarcia rispetto all’iniziale linea di chiusura all’accoglienza di profughi afghani, limitando l’aiuto a coloro che avevano collaborato in questi vent’anni con i militari e la diplomazia italiana.

Oltre all’affermazione sulla solidarietà piemontese, peraltro espressa con la disponibilità da parte dei sindaci ad accogliere i rifugiati (anch’essi, i primi cittadini in risposta all’appello dell’Anci, senza fare differenze), Ricca tiene il punto sulla questione prìncipe della Lega qual è l’immmigrazione clandestina. Spiega come “questa emergenza ci darà anche la possibilità di mettere in discussione un sistema di accoglienza che troppo spesso favorisce una immigrazione clandestina che non ha ragion di esistere”, ma non segue affatto il suo leader nelle limitazioni ben specificate e che hanno provocato durissime reazioni nelle opposizioni e palesi distinguo nello stesso centrodestra ben leggibili nelle parole di Silvio Berlusconi. L’assessore, dichiaratamente vicinissimo a Giancarlo Giorgetti, non è certo politico sprovveduto o distratto al punto di non richiamare, nel caso le condividesse appieno, le specificazioni del segretario.

Lo stesso accade per un’altra figura di spicco della Lega piemontese, il sindaco di Novara Alessandro Canelli che sui social scrive: “Gli afghani sono certamente rifugiati politici, uno status ben diverso da quello di migrante irregolare o economico”. Pur richiamando un impegno e una regia internazionale per la creazione di corridoi umanitari che mettano in salvo più persone possibili, in particolare donne e bambini, dal regime talebano, ospitandole nelle varie nazioni occidentali e sostenendo la tesi di “aprire a chi fugge dall’integralismo islamico, ma chiuderle a chi arriva in massa senza motivazioni umanitarie”, anche lui segna con toni meno duri la sua posizione rispetto a quelli di Salvini.

Non si tratta di contare le virgole o pesare gli aggettivi, la differenza di approccio di una gran parte della Lega piemontese su questa drammatica vicenda la fa apparire meno incline a sottolineare (addirittura guardandosi dal citarla, come spesso è accaduto) tantomeno a rilanciare la linea su cui il segretario si è avventurato, sia pure poi cercando di ammorbidirla leggermente. La solidarietà piemontese, evidenziata a Ricca, l’attestazione di rifugiati politici sottolineata da Canelli, insieme alle bandiere e mezz’asta nei Comuni sollecitate dal sindaco di Borgosesia, il deputato Paolo Tiramani, disegnano una Lega meno di pancia e più di governo, più legata al territorio (con i suoi valori rivendicati, come nella storia del partito) e meno a rischiose rincorse, sulla corsia di destra, del partito di Giorgia Meloni che limiterebbe l’aiuto a chi ha collaborato col Governo italiano.

Di “soccorso umanitario per chi vuole lasciare quel martoriato Paese” parla Berlusconi in una lunga nota in cui, tra l’altro, afferma come “quello che accade in Afghanistan ci riguarda due volte, come uomini liberi e come responsabili politici dell’Europa e dell’Occidente”. Per il Cav, che domani incontrerà Salvini per discutere della futura federazione del centrodestra, vedere ciò che sta accadendo “provoca una stretta al cuore a tutti coloro che credono nell’universalità dei diritti della persona”.

Affermazioni che fanno argine, nel centrodestra, a quelle di Salvini e che in qualche modo le rendono non proprio appieno condivise da gran parte della nomenclatura leghista piemontese, sempre più negli ultimi tempi “autonoma” o comunque non pedissequamente allineata al verbo del Capo. Non così sui vaccini, quando il capitano tentennava mentre l’assessore alla Sanità Luigi Icardi esortava senza sosta all’immunizzazione e, ancora, il deputato Tiramani si prestava addirittura alla sperimentazione del siero italiano Reithera. Non così sull’ancora irrisolto caso Durigon, il sottosegretario che vorrebbe reintitolare il parco di Latina ad Arnaldo Mussolini che Salvini cerca di salvare mantenendolo nel suo ruolo – “è bravissimo” – liquidando la sortita con “nessuna nostalgia per i regimi”. L’ex assessore regionale e già sindaco di Novara Massimo Giordano in un post aveva scritto “Sarà per il periodo estivo ma sono rimasto stupito dall'assenza di reazioni alla ormai nota uscita di Durigon sul fratello di Mussolini. Sono nella Lega da 28 anni e ci sono entrato perché ho sempre respirato con Bossi, Maroni e Salvini, uno spirito anticomunista e antifascista ossia antitotalitarista”. Una presa di distanza fortissima dal sottosegretario, ma anche una differenza marcata rispetto al leader. 

Le parole di Ricca sull’accoglienza, così come quelle del sindaco di Novara vanno nel segno tracciato, con non pochi precedenti, dalla classe dirigente leghista del Piemonte, compresa la dura reprimenda del capogruppo Riccardo Molinari ai colleghi parlamentari che avevano partecipato alla manifestazione No Green Pass ammiccante ai No Vax. Se la versione parecchio ammorbidita della linea salviniana sui profughi afghani arrivata in queste ore dalla Lega piemontese fosse stata ritenuta meritevole di un aggiustamento, Molinari politico attento (anche e soprattutto alle dinamiche interne) non avrebbe mancato si farlo. E anche questo è un particolare per cercare di comprendere cosa si stia muovendo dentro al partito. Con quello piemontese che non pare proprio stare alla finestra.