LOTTA AL COVID

Piano trasporti senza controlli. 
A rischio la sicurezza sui bus

Il Piemonte invia al ministero il dossier: corse incrementate e bus turistici per gli studenti. Irrisolto dal Governo il problema dei controllori. I sindacati chiedono che operino a terra. Gabusi: "Ben che vada li avremo da gennaio". Ma non può essere un liberi tutti

Non c’è neppure una riga sui controlli nel piano trasporti in vista della riapertura delle scuole inviato ieri dalla Regione Piemonte al ministero. E non potrebbe essere altrimenti. Il nodo su chi e come dovrà verificare il rispetto delle regole a bordo dei bus – dal limite di capienza fissato all’80% all’uso delle mascherine – non solo non è stato sciolto, ma pare ingarbugliarsi sempre di più. 

Una settimana fa, alla vigilia dell’incontro con gli assessori regionali, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini aveva definito “cruciale” il tema dei controllori, figura rispolverata per le esigenze indotte dal Covid sul cui profilo e sui numeri necessari nonché sulle modalità di azione a dieci giorni dall’apertura delle scuole grava la nebbia più fitta. “Impensabile avere controllori per l’avvio dell’anno scolastico. Se va bene e il ministero dà in fretta risposte ai molti interrogativi su questo aspetto del piano trasporti potremmo avere i controlli per dicembre o gennaio, non prima”, spiega l’assessore regionale Marco Gabusi.

Lui, insieme ai prefetti che hanno coordinato i tavoli provinciali, il piano richiesto dal Governo lo ha predisposto e ieri lo ha spedito a Roma. Come anticipato nei giorni scorsi dallo Spiffero, il piano prevede circa 100mila chilometri aggiuntivi ogni settimana e quindi una moltiplicazione delle corse, con un incremento finanziario di poco meno di un milione di euro alla settimana. Entrano in maniera importante nel sistema anche i bus turistici, con la stessa limitazione di capienza, che saranno utilizzati soprattutto al di fuori delle aree urbane molto trafficate e quindi, in particolar modo, nelle province. Predisporre questo piano non è stato semplice, ma alla fine i tempi dettati dal ministero sono stati rispettati. Quel che, come si diceva, resta al palo è proprio l’indispensabile azione di verifica sul rispetto delle regole. Pur confidando nel senso civico, ma avendo ben presente come vanno in realtà le cose, riesce difficile immaginare che senza controlli vengano osservate le prescrizioni e, dunque, sia garantita una maggior sicurezza in un ambito, quale quello dei trasporti, che è ormai assodato sia tra le maggiori occasioni potenziali di contagio e diffusione del virus.

“Purtroppo non c’è stato alcun chiarimento da parte del Governo. Sui controllori siamo in estrema difficoltà. Ogni giorno le aziende di trasporto ci chiedono indicazioni su chi assumere, quanti, con quali contratti, e con quali mansioni definite con certezza. Tutte domande alle quali non possiamo dare risposte fino a quando non ci arriveranno quelle del ministero”, prosegue Gabusi. E dal ministero ieri è trapelata l’ipotesi di controlli a campione e non a bordo dei mezzi, ma a terra. Come si pensi di poter verificare e far osservare il limite di capienza e l’uso della mascherina stando alla fermata del bus resta il mistero del dicastero di piazza di Porta Pia. A rendere nota questa linea, definendola “un passo indietro del ministro”, sono alcuni parlamentari di Fratelli d’Italia che rimarcano come “dopo un anno e mezzo dall'avvio dell'emergenza sanitaria l'attuale governo, ed i precedenti, non hanno saputo affrontare in maniera univoca e definitiva il delicato tema del trasporto pubblico locale e la sicurezza dei cittadini a bordo dei bus”. Se i controllori saliranno sui bus o resteranno alle fermate, forse (ma non è detto) lo si potrà sapere oggi quando, dopo il consiglio dei ministri, il premier Mario Draghi terrà una conferenza stampa cui, insieme al titolare dell’Istruzione Patrizio Bianchi e della Sanità Roberto Speranza, parteciperà anche Giovannini.

Certo di fronte all’ipotesi di non far salire a bordo i controllori non possono che tornare in mente le parole dei sindacati subito dopo l’incontro con il ministro, una settimana fa. In una nota congiunta i segretari di Filt-CgilFit-Cisl e Uiltrasporti avevano, tra l’altro, spiegato di aver “ribadito al ministro la nostra contrarietà all’utilizzo degli autisti per i controlli a bordo ribadendo la necessità di avere personale specifico in particolare a terra”. 

A bordo o a terra, resta il fatto che i controllori non ci saranno all’apertura dell’anno scolastico e neppure dopo qualche settimana. “Per predisporre le assunzioni e per trovare il personale necessario serve tempo”, ribadisce l’assessore Gabusi. Tempo che ci sarebbe stato, se non si fosse arrivati per la seconda volta alla vigilia del ritorno nelle aule senza aver risolto problemi noti e, magari, tirando dritto davanti a rivendicazioni e imposizioni come quella dei sindacati che pretendono di controllare il rispetto delle norme si sicurezza sugli autobus, restando sul marciapiede.