FINANZA & POTERI

Quaglia guarda alle Generali con gli occhiali di Del Vecchio

C'è un bel po' di Piemonte nelle manovre attorno al colosso assicurativo. Fondazione Crt nell'asse con il patron di Luxottica e Caltagirone per liquidare il ceo Donnet. Dietro le quinte "Furbizio" Palenzona regista della giubilazione di Geronzi

Guarda con attenzione partecipata a quel che sta succedendo e preparandosi a non restare fuori da quel che succederà alla governance di Assicurazione Generali, dalla sua plancia di comando della Fondazione Crt il presidente Giovanni Quaglia. Osserva le manovre che già sono in corso e c’è chi giura lo faccia inforcando occhiali marchiati Luxottica

L’ex presidente della Provincia di Cuneo, da quattro anni al vertice della cassaforte di via XX Settembre, è dato tra i più che probabili sostenitori dell’asse che unisce Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone nel patto di sindacato finalizzato a impedire che Mediobanca riesca a garantire la permanenza al suo posto dell’attuale amministratore delegato del gruppo del leone, il francese Philippe Donnet, permanenza cui il diretto interessato ha manifestato al presidente Gabriele Galateri di Genola apertamente l’intenzione di cercare.

Una partita che vede il Piemonte se non protagonista, certamente non semplice comprimario, quella che si gioca fin d’ora in vista delle decisioni che si formalizzeranno nell’aprile del prossimo anno. C’è la Fondazione presieduta da Quaglia che delle Generali detiene l’1,232% che quest’anno frutterà 30,207 milioni di euro pari al triplo di quanto incassato l’anno precedente, c’è Galateri di Genola, maritato Christillin, alla presidenza del colosso assicurativo triestino, ma c’è anche l’immancabile figura quando di parla di finanza dell’onnipresente Fabrizio Palenzona. Mentore, pigmalione e amico fraterno (dai tempi della Dc) di Quaglia, ma anche uomo dai forti legami con i Benetton che con la loro holding Edizione detengono il 3,97% e, pur non avendo espresso alcun posizionamento, vengono dati come molto probabili partner dell’operazione avviata dal patron di Luxottica per ribaltare l’attuale governance e dare un nuovo board al leone triestino.

Il patto di sindacato siglato da Caltagirone e Del Vecchio è teso a impedire che Mediobanca (detentrice del 13% delle azioni e sostenuta dalle famiglie Boroli Drago con l’1,2%) difenda la posizione di Donnet. I due grandi vecchi dell’imprenditoria e della finanza non sono mossi da ideali patriottici (Luxottica, o meglio Essilux, opera in Lussemburgo ed è quotata a Parigi e il campo d’azione del romano Caltagirone è molto sull’estero come attesta il fatturato del suo gruppo), piuttosto vorrebbero delle Generali che non si limitino a respingere definitivamente ogni insidia straniera, incominciando alla francese Axa per proseguire con la germanica Allianz, ma si muovano anche a muoversi in maniera più decisa in ambito europeo e non solo, con acquisizioni e ulteriore potenziamento.

Di mezzo c’è Mediobanca (13%) che sarebbe intenzionata a riconfermare il board e le linee di azione. Di lì è passato, nei suoi mille incarichi, anche Furbizio, il camionista di Tortona abilissimo a inabissarsi sotto quota periscopica durante le tempeste per riemergere quando c’è in vista un approdo importante. In via XX Settembre le bocche sono più cucite del solito, ma pare che mentre Quaglia si prepara a fare squadra con Del Vecchio, Caltagirone e Benetton, e il segretario generale Massimo Lapucci sonda con consumata cautela e attenzione gli stakeholder, l’ombra imponente del camionista di Tortona si staglia dietro questa operazione. Nessuno ha dimenticato che fu proprio lui a spodestare Cesare Geronzi dalle Generali. La sua figura potrebbe assumere, fuori di battuta, ulteriore peso nella partita che ormai si è aperta con la dichiarata intenzione di Del Vecchio e Caltagirone di mandare a casa Donnet, tanto da essere disposti a votare la lista unica nel caso venga assicurata l’uscita dell’amministratore delegato. In caso contrario, se Mediobanca terrà il punto su Donnet, sarà inevitabile la presentazione di una seconda lista, quella di chi chiede il cambio di passo e del ceo. In entrambi i casi sarà estremamente importante, se non addirittura determinante il ruolo della cassaforte di via XX Settembre con il suo presidente che non ha bisogno di inforcare gli occhiali di Del Vecchio per leggere i mai trascurati suggerimenti di Furbizio.

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