RETROSCENA

Non parte ancora la Super Asl,
Lega con il freno a mano tirato 

Ennesimo rinvio per la legge sull'Azienda Sanitaria Zero. In aula forse a ottobre. Cosa c'è dietro la mancata accelerazione del Carroccio sulla "creatura" di Icardi. Sfumata la nomina di Aimar alla direzione, avanza l'ipotesi di Presti, manager fedelissimo di Cirio

Ma quanto tiene davvero la Lega all’Azienda Sanitaria Zero? La Super Asl che nei programmi dell’assessore alla Sanità sarebbe dovuta nascere con l’approvazione della proposta di legge del suo partito prima delle ferie estive e il cui parto viene invece spinto in avanti di settimana in settimana senza che neppure sia incominciato il travaglio in aula resta ancora una priorità per il partito di Luigi Icardi?

Dopo l’ennesimo rinvio, complice il fatto che l’iter per l’approvazione dell’Omnibus porterà ben che vada il testo in aula dopo la pausa per le elezioni amministrative, la domanda è tutto fuorché campata in aria. A porsela non sono soltanto le opposizioni attente a individuare crepe e posizioni differenti nella maggioranza, l’interrogativo circola anche all’interno della stessa coalizione di governo regionale.

Un pesante indizio su una velocità differente del gruppo leghista rispetto al suo assessore circa l’obiettivo di dare alla sanità piemontese il nuovo organismo destinato ad accentrare una gran quantità di competenze e poteri, si era palesato giusto una settimana fa. A fronte della piuttosto pressante richiesta di non procrastinare ulteriormente il passaggio in aula del provvedimento da parte di Icardi e alla disponibilità dell’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone a postporre l’Omnibus, il gruppo leghista con il suo presidente aveva scelto di non forzare per nulla quella porta di fatto già aperta, preferendo lasciare ancora l’Azienda Zero sulla soglia.

La “generosità” verso le minoranze, lasciando loro più tempo per prepararsi al dibattito (e alla pioggia di emendamenti), presentata come spiegazione da un bel po’ di leghisti ottiene sorrisi dai “beneficiari” che pensano, per dirla con uno di loro, che “se ne potevano inventare una più credibile”. Pure la palese assenza di entusiasmo degli alleati sulla prospettiva di avere presto l’organismo che mutua il nome, ma non l’intero impianto, da quello in funzione da anni in Veneto, non è cosa da frenare il Carroccio se davvero avesse deciso di correre.

Tra quelli che dovrebbero premere sull’acceleratore non si nega che “qualcosa da un po’ è cambiato su questa storia”: l’immagine è quella del pullman con al volante Icardi e chi gli sta a fianco, mentre lui guarda la strada, tira il freno a mano. Qualcosa è cambiato, da un po’. Quando s’incominciò a parlare dell’Azienda Zero, a lavorare sul progetto ci si era messo di buzzo buono e non senza legittimo interesse Fabio Aimar. L’allora direttore regionale della Sanità, per tutti, era il predestinato, colui che la Super Asl l’avrebbe diretta. Poi Aimar quel posto di comando in corso Regina lo lasciò per tornare nella sua Asl cuneese, ma solo per poco. Nella scomoda Torino che lo aveva indotto a rientrare a casa, diventerà presto di nuovo accogliente: per lui poco tempo fa è arrivato anche il posto al vertice del nuovo dipartimento interaziendale Contabilità e Risorse, destinato a diventare una delle leve più importanti dell’Azienda Zero. Ma l’ex direttore è dato, ormai, come fuori dai giochi per assumerne la guida.

Quel qualcosa che è cambiato, forse, sta proprio lì. La Lega con buona parte del suo gruppo sempre meno disposta a sostenere (al di là delle poche parole di circostanza) il suo assessore e, in prospettiva, a fare muro contro i propositi del governatore di sostituirlo, ha meno interesse a mettere in campo il nuovo organismo, soprattutto a sistemare una poltrona di potere senza sapere e poter decidere chi vi si accomoderà. Un posto che proprio per quel ruolo centrale nella sanità piemontese, quasi una sorta di direzione regionale parallela, è molto ambito per chi traguarda da qui a un po’ di mesi quando, prima o poi, la Super Asl entrerà in funzione.

Nei corridoi di Palazzo Lascaris, non di meno in quelli di corso Regina, risuona spesso sia pur sussurrato un nome. Altri se ne aggiungeranno, ma per ora chi osserva e ascolta movimenti e manovre indica Pietro Presti come un papabile di rango per quel posto. Direttore generale della Fondazione Tempia di Biella, il manager già inviato come commissario all’Asl di Vercelli in piena pandemia, era stato chiamato a far parte della task force dell’ex ministro Ferruccio Fazio sulla medicina territoriale e ben presto scelto da Alberto Cirio come suo consulente strategico per l’emergenza Covid. A lui era stato affidato anche il progetto Scuola Sicura e una parte della gestione della campagna vaccinale. Formazione manageriale, esperienza sul campo, molto abile e apprezzato nelle relazioni, insomma un profilo che s’attaglierebbe per il ruolo che, adesso quando la Super Asl è ancora di là dal trasformarsi da progetto in organismo, sempre più ritengono potrebbe essere affidato proprio a lui. La stima del presidente sarebbe certamente un atout. Molte cose sono cambiate da quando a studiare da direttore si diceva, non senza motivo, fosse Aimar. Altre nella sanità del Piemonte, potrebbero cambiare da qui all’entrata in funzione dell’Azienda Zero. E Presti, spiegano, è uno che guarda sempre avanti. Anche molto.

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