VERSO IL VOTO

Finpiemonte, o si cambia o si chiude

Invettiva di Crosetto contro la cassaforte regionale e frecciatina alla Lega che aveva indicato l'ultimo presidente, Molina, ora dimissionario: "Servono persone capaci, non può essere il rifugio di politici trombati"

“Per dare un futuro economico a Torino, bisogna avere il coraggio di guardare in faccia alla realtà e a tutto ciò che non ha funzionato come doveva” è con questa premessa che Guido Crosetto, co-fondatore di Fratelli d’Italia insieme a Giorgia Meloni avvia la sua invettiva contro Finpiemonte, la cassaforte della Regione, presa a esempio di ciò che non ha funzionato e non funziona. Una struttura che “mi sembra sia diventato per la politica un luogo dove sistemare i trombati” afferma l’ex sottosegretario alla Difesa che pare alludere proprio alla gestione recente della finanziaria piemontese, rimasta acefala dopo le dimissioni del suo presidente Roberto Molina (indicato dalal Lega). 

Parole pronunciate all’incontro in cui Fratelli d’Italia ha presentato le sue proposte per il lavoro a cui doveva partecipare anche Paolo Damilano, costretto a dare forfait all’ultimo per un lieve malore che lo ha colto questa mattina. Per Crosetto Finpiemonte – da anni nell’occhio del ciclone, sia sotto i governi di centrodestra sia sotto le amministrazioni di centrosinistra – dovrebbe diventare una sorta di Cassa Depositi e Prestiti regionale “in grado di aiutare le imprese e traghettare il mondo del lavoro in questo periodo di grande cambiamento. Mettendo nel suo board persone capaci e di alto livello. Con progetti precisi e concreti. Se non è possibile, allora è meglio chiuderla e non sprecare più soldi”.

Con Crosetto, che a queste amministrative sostiene la candidatura del nipote Giovanni, candidato sotto le insegne di FdI,  c’erano, tra gli altri, il coordinatore del partito piemontese Fabrizio Comba, il senatore Lucio Malan, la deputata Augusta Montaruli e gli assessori regionali di Piemonte e Veneto, Elena Chiorino ed Elena Donazzan. “Il lavoro è il primo tema del futuro di questa cittò, e anche del nostro Paese. E bisogna che la politica lo riconosca fino in fondo – ha proseguito Crosetto –. Devo dire che quando la Fiat, che ora non si chiama più così, ha spostato la sua sede fiscale in Olanda, direi nel silenzio più assoluto di politica e sindacati, mi sono davvero sorpreso”. Parole che almeno in parte collidono con l’impostazione fieramente liberale di Crosetto che ultimamente al libero mercato sembra preferire sempre più un’impostazione protezionistica, che va per la maggiore nel suo partito. “È come se la città intera, in questi ultimi 15 anni avesse perso la bussola – dice –. E lo dico in modo non ideologico, perché è vero invece che negli anni prima sono stati raggiunti traguardi. Come le Olimpiadi invernali del 2006, con Ghigo allora presidente e un sindaco di sinistra. Da allora che buio!”.

E pure sul Green Pass da tempo Crosetto ha un’impostazione critica nei confronti del Governo Draghi. “Io mi sono ammalato di Covid, ho fatto il vaccino e l’ho fatto fare anche ai miei, è un discorso che capisco, ma se penso che qualcuno oggi in Italia può anche perdere il lavoro perché privo di questo tesserino burocratico, mi piange il cuore”. Peccato non sia così: non è previsto infatti il licenziamento per i lavoratori sprovvisti di green pass.

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