COVID & LAVORO

Green Pass, in Piemonte servono 600mila tamponi alla settimana

Domani scatta l'obbligo del certificato, corsa ai test. Impossibile soddisfare tutte le richieste. Mana (Federfarma): "Sforzo enorme scarsamente riconosciuto". L'Unità di Crisi convoca una riunione sugli hot spot poi l'annulla. Gravi disservizi previsti nei trasporti

Numeri che fanno tremare le vene ai polsi. Anche supponendo che solo un terzo dei piemontesi non ancora immunizzati abbia un lavoro e quindi sia tenuto ad avere il Green Pass, saranno non meno di 200mila persone a dover fare il tampone tre volte a settimana. E il Piemonte non fa cerro eccezione rispetto allo scenario evidenziato ieri in Conferenza delle Regioni da cui è partito in direzione del Governo un messaggio-allarme molto chiaro: il sistema a livello nazionale non è in grado di rispondere appieno alla potenziale platea.

Quel che potrà succedere domani preoccupa molto, ma ancor di più allarma quel che capiterà la prossima settimana dopo un esordio dell’obbligo del certificato probabilmente mitigato da una breve tregua data dal fine settimana. L’assalto alle farmacie, il trasporto pubblico a rischio in molte tratte, l’impatto con i controlli nelle aziende: sono solo (si fa per dire) i temi e le più che motivate preoccupazioni alla vigilia di un giorno difficile che ne precederà altri.

A dare l’idea del clima di difficoltà, incertezza e anche confusione di fronte a una situazione che ha la chiara paternità in chi continua a rifiutare la vaccinazione, anche quanto successo ieri. Nel primo pomeriggio l’Unità di Crisi convoca una riunione urgente dei vari responsabili del Dirmei, vertici dell’assessorato alla Sanità, direttori sanitari delle Asl. Nella teleconferenza si deve discutere su come far fronte alla inevitabile enorme richiesta di tamponi. Circolano le ipotesi più diverse, compresa quella di vedere il servizio sanitario regionale intervenire con un rafforzamento degli hot spot e di conseguenza dei laboratori per processare i test molecolari.

Un’eventualità a dir poco ardita che se potrebbe trovare giustificazione nel ridurre il numero di persone che rischiano di non poter andare al lavoro in mancanza del tampone, vede una serie di oggettive obiezioni. Tra queste l’eventuale gratuità del tampone. Sarebbe immaginabile una sanità regionale che paga i tamponi a chi non vuole sottoporsi gratuitamente al vaccino? Non sarebbe solo una questione pur rilevante di costi, ma significherebbe andare in direzione opposta a quella del governo. E nessuno da piazza Castello passando per corso Regina si sogna di farlo. Far pagare i tamponi? E come? La Regione non può certo agire come fosse una farmacia.

C’è chi queste obiezioni impiega un niente a farle davanti alla convocazione della riunione, che a quel punto viene annullata. Ci si riaggiornerà, spiega chi non rinuncia alla diplomazia. Evitato forse un inciampo peggiore, la situazione resta tal quale. Il sistema sanitario piemontese è in grado di vaccinare molte più persone di quante se ne contino ogni giorno, compresi già coloro che stanno ricevendo la terza dose, quindi non c’è alibi di tempi lunghi: chi vuole vaccinarsi lo può fare subito. Chi intende restare No Vax, anche se rifiuta con giravolte patetiche un appellativo ineccepibile, per continuare a lavorare ha solo la strada del tampone da rifare ogni 48 ore. Le farmacie, come si diceva, già da giorni hanno visto crescere in maniera esponenziale le richieste.

E cresce anche la tensione. “Sta passando la logica del tutto è dovuto – spiega Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte –. In farmacia arrivano persone e dicono: lunedì devo andare a lavorare mi dovete fare il tampone. Temo che da venerdì la situazione non sarà facile da gestire”. Proprio con Mana l’altro ieri ci sono stati minuti di imbarazzo nel corso della conferenza stampa durante la quale il presidente della Regione Alberto Cirio aveva messo sul tavolo la concreta possibilità di tenere aperte le farmacie, ovviamente su base volontaria, anche la domenica. Il presidente di Federfarma aveva subito preso le distanze da quella corsa in avanti. “Stiamo vivendo con profondo disagio questo venire incontro alle esigenze. Nessuno se ne rende conto, ma la nostra categoria sta già facendo uno sforzo enorme che definirei molto poco capito – osserva con amarezza Mana –. Ogni cinque minuti c’è qualcuno che vuole fare il tampone”. E ce ne saranno ancora di più. Chi non riuscirà ad averlo in tempo andrà a unirsi a chi oltre che No Vax è pure No Green Pass, restando a casa dal lavoro.

Proprio queste assenze peseranno molto anche sui servizi di prima necessità, esclusa la sanità garantita dall’obbligo vaccinale, incominciando proprio dal trasporto pubblico locale. Ieri sera l’assessore Marco Gabusiattendeva ancora le previsioni sul numero di personale assente domani da Trenitalia e Gtt i principali player del trasporto regionale. Entro questo pomeriggio, con davanti i numeri seppur orientativi anche di tutti gli altri operatori, Gabusi comunicherà quali tratte e quali corse saranno soppresse. “È tutto quel che possiamo fare – ammette –. Se anche per un giorno magari si potranno fare alcune sostituzioni degli assenti, non potrà che essere un’eccezione”.

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