TRAVAGLI DEMOCRATICI

Dopo Palazzo Civico tocca al Pd

Con la vittoria di Lo Russo c'è un nuovo gruppo dirigente che ora punta a prendersi il partito. Laus dà le carte e si allea con Lepri e Foglietta. Così per il dopo-Carretta dal mazzo potrebbe spuntare il sindaco di Grugliasco Montà

Se Stefano Lo Russo avesse perso Torino se ne sarebbero andati “tutti a casa”, come aveva preconizzato loro Francesco Boccia. Ora che, però, Lo Russo ha vinto si rafforza enormemente quel gruppo che attorno a lui aveva fatto quadrato, quando da Roma tentavano di sacrificarlo sull’altare di un’alleanza con il Movimento 5 stelle. “Ma non c’è un’alternativa a questo Lo Russo?” insisteva l’emissario di Enrico Letta davanti a Mimmo Carretta, e di fronte all’intransigenza dell’interlocutore aveva sbottato: “Vi assumerete la responsabilità di questa scelta”.

Di qui a pochi giorni Carretta lascerà il suo posto a capo della Federazione subalpina del Pd, ma solo perché sarebbe incompatibile con quello di assessore che andrà a ricoprire nella nuova giunta del sindaco eletto. “È la vittoria di una generazione testarda e coraggiosa” sono state le prime parole che ha pronunciato ieri. Lo Russo lo ha ringraziato pubblicamente definendolo “uno dei pochi dirigenti politici degni di questo nome”. E ora quella generazione punta ad aprire un ciclo non solo a Palazzo Civico anche in quel partito che è pilastro imprescindibile della coalizione che guiderà Torino. Hanno fatto all-in, per usare un termine caro ai giocatori di poker, e hanno vinto.  

Il mazzo è nelle mani del senatore Mauro Laus, che da qualche anno ha intrapreso con successo la carriera di talent scout. È stato il primo dei parlamentari piemontesi a schierarsi con Lo Russo. La sua area che, federata con quella di Daniele Valle ha eletto cinque consiglieri in Sala Rossa, può contare sulla maggioranza relativa del partito subalpino; in alleanza con i cattodem di Stefano Lepri (che hanno ottenuto una circoscrizione per Luca Rolandi e prenderanno un assessore a Palazzo Civico) e con la sinistra arcobaleno di Chiara Foglietta potrebbe ottenere senza troppi patemi i numeri necessari per governare la Federazione subalpina, tagliando fuori quel che resta della componente ex renziana un tempo riconducibile al deputato Davide Gariglio e la sinistra giudiziaria della vicepresidente del Senato Anna Rossomando.

Nei prossimi giorni inizierà l’iter per dare una nuova guida al Pd torinese e tra i nomi che circolano per la successione a Carretta c’è quello di Roberto Montà, sindaco di Grugliasco fino al 2022, quando scadrà il suo secondo mandato, capogruppo dem in Città Metropolitana, sostenitore della prima ora di Lo Russo per il quale ha anche promosso un paio di appelli tra i colleghi dell’hinterland. Lo skill è quello giusto: classe 1977, Montà fa parte anagraficamente di quella “generazione testarda e coraggiosa” che ora vuole mettersi in proprio e inoltre sarebbe un segnale a quei circoli della cintura che da sempre lamentano un eccesso di torinocentrismo nella gestione della Federazione. Secondo questo schema anche la sua successione a Grugliasco diventerebbe naturale, con l’incoronazione dell’assessore Emanuele Gaito, vicino al gruppo di under 40 del partito capitanato da Valle.

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