FINANZA & POTERI

La battaglia Generali in Crt: "Consiglio tagliato fuori"

L'unanimità che ha varato la riorganizzazione delle commissioni interne (da due a tre) della Fondazione va in frantumi sulla posizione assunta da Quaglia e Lapucci al fianco di Caltagirone e Del Vecchio. Prossimo round: la modifica dello statuto

In via XX Settembre è il giorno della tregua, per la pace bisognerà ancora attendere. La disfida tra ortodossi e dissidenti si è sciolta (per il momento) sul voto, all’unanimità, che ha portato da due a tre le commissioni del Consiglio d’indirizzo. Una mediazione, la più semplice, tra chi voleva mantenere lo status quo e chi invece premeva per averne quattro, una sintesi che almeno nella forma offre ancora un’immagine di unità all’interno della Fondazione Crt. La prima commissione si occuperà di Bilancio e investimenti, la seconda di Università, Istruzione, Ricerca e Sanità, la terza di Arte, Cultura, Welfare e Territorio: ognuna sarà composta da sei o sette membri, secondo un’articolazione che garantirà “incisività ed efficacia”, almeno stando alle parole di chi ha lavorato alla mediazione, a partire dalla triade composta da Corrado Bonaedeo, Giuseppe Tardivo e Giampiero Leo.

La quiete prima della tempesta? A buona parte dei consiglieri non è andata giù la linea tenuta dal presidente Giovanni Quaglia e dal segretario generale Massimo Lapucci sull’affaire Generali; e questo non è un mistero. La discesa in campo al fianco dei pattisti Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio è apparsa un azzardo da un punto di vista strategico, nonché una mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio messo a parte dell’operazione solo a cose fatte.

La questione è stata sollevata di nuovo oggi dall’appendiniano Francesco Galietti, che è intervenuto per biasimare una scelta di campo così netta in una partita in cui “ci siamo schierati sin dal primo minuto facendo venire meno la tradizionale funzione di arbitro e di mediazione di sistema della fondazione”. Per Galietti, insomma, è stato un atto di fede più che una decisione dettata dalla razionalità. Scelta peraltro in cui il Consiglio d’indirizzo è stato tagliato completamente fuori. Obiezioni cui ha risposto direttamente Lapucci che in poche parole ha ribadito l’esigenza di valorizzare l’investimento di Crt in Generali. Un dibattito che si è consumato mentre nella disfida per il Leone di Trieste a ruggire è stato ancora una volta Caltagirone che, tra il 17 e il 20 dicembre, ha rastrellato sul mercato altre 1,2 milioni di azioni, pari allo 0,07% del capitale, arrivando a sfiorare da solo l’8% e facendo così salire il patto al 15,8%.

I palenzoniani, che hanno ormai aggregato anche i consiglieri nominati da Chiara Appendino e rappresentano la fronda interna a Quaglia, imputano a Lapucci una commistione tra interessi personali e della Fondazione, essendo lui il rappresentante di via XX Settembre nel board di Generali e per questo puntano a una modifica dello Statuto che impedisca al segretario generale di assumere incarichi al di fuori della Fondazione. La questione si riaprirà quando Bonadeo, incaricato di istruire questa delicata pratica, riferirà sul giro d’orizzonte che sta compiendo in queste settimane. 

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