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L'Intesa secolare di Gros-Pietro

Dopo l'accordo tra le fondazioni siglato ieri, il presidente si avvia verso il suo quarto mandato al vertice della banca e celebra la continuità. Che sono mai altri tre anni di incarico e le 80 primavere sul groppone di fronte a cinquecento anni di storia?

In sæcula sæculorum. Che saranno ancora tre anni al vertice della banca e le ottanta primavere di Gian Maria Gros-Pietro di fronte non proprio all’eternità, ma pur sempre a quei cinque secoli in cui si perpetua e alimenta la “continuità” celebrata oggi dall’attuale e aspirante prossimo presidente di Intesa Sanpaolo?  

Commentando con felpata cautela, ma puntuto nelle affermazioni che contano, il patto temporaneo siglato dalla principali fondazioni azioniste della banca con una quota complessiva di circa il 15%, che indicherà i nuovi vertici della banca per il triennio 2022-2024, compresa la presidenza, l’economista torinese ha spiegato come "nella nostra casa le liste le presentano gli azionisti”, aggiungendo che “abbiamo sempre seguito questa regola e ci troviamo molto bene". 

Come molto bene si trova lui, sulla poltrona dove lo vorrebbe incollato per un altro giro il ceo Carlo Messina, mentre aumentano di volume i sussurri critici e perplessi di fronte a quell’interpretazione della cantinuità. Che “per noi inizia nel 1563 e da allora andiamo avanti cosi'. Da allora abbiamo superato il numero di 400 banche poi confluite in Intesa Sanpaolo in quasi cinque secoli. E intendiamo continuare su quella strada”. Nei secoli dei secoli. Passando per altri tre anni