POLITICA & GIUSTIZIA

"Su Burzi il fallimento della giustizia"

Come si fa a condannare una persona già assolta? La condanna presuppone prove al di là di ogni ragionevole dubbio: nel caso del politico suicida la notte di Natale un giudice aveva già dubitato. La dura requisitoria dell'ex magistrato Nordio

“Il suicido presuppone un tale patrimonio di sofferenze che è quasi irriguardoso commentarlo. Ma un processo che duri dieci anni mette alla prova anche i caratteri più forti. L’aspetto giuridico invece è terrificante: come si fa a condannare una persona già assolta? La condanna presuppone prove al di là di ogni ragionevole dubbio, e qui un giudice aveva già dubitato. È il sistema che ha fallito”. Lo afferma in un’intervista al Giornale, Carlo Nordio, ex magistrato, riguardo alla vicenda di Angelo Burzi, l’ex consigliere regionale del Piemonte ed esponente di punta di Forza Italia, che si è suicidato dopo la recente condanna in appello per peculato nella cosiddetta Rimborsopoli.

“Più che una pacificazione occorre che la politica, in quanto legittimata dal voto del popolo sovrano, si riappropri delle sue prerogative e la smetta di essere subalterna alle procure”, prosegue l’ex procuratore di Venezia, che negli anni Ottanta condusse inchieste sulle Brigate Rosse e negli anni Novanta indagò sui reati di Tangentopoli. “Quanto al capo dello Stato, presiedendo il Csm ha il diritto, e il dovere, di vigilare affinché questo organo non esorbiti dalle sue prerogative ed operi con efficienza e tempestività nel pieno rispetto della legge”. Riguardo alla riforma del Csm, secondo Nordio, “serve il sorteggio. È l'unico modo per rompere il legame tra elettori ed eletti, e la conseguente baratteria clientelare delle correnti, come è emerso dallo scandalo Palamara, e come peraltro tutti sapevano”. Sul referendum per la giustizia Nordio prevede: “Confido che il referendum passerà all’esame della Corte, magari con qualche aggiustamento perché alcuni quesiti sono tecnicamente discutibili. Ma quello che conta sarà il messaggio finale del popolo. Se la vittoria dei referendari fosse netta, significherebbe che gli italiani ne hanno abbastanza di questo sistema fallito e reclamano riforme profonde e radicali”.

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