GRANA PADANA

Idroelettrico, doccia gelata di Salvini: sconfessa la "sua" legge del Piemonte

"Proroga delle concessioni in cambio di denaro per il caro bollette". Il leader della Lega impone il dietrofront. Insomma, dopo tanta propaganda mette in freezer le gare. "Borghi (Pd): "Dice quel che noi sosteniamo da sempre". Che fine farà la bandiera di Preioni?

“Chiedere un contributo per le necessità del Paese a quelle società che con l’idroelettrico stanno straguadagnando, offrendo in cambio un allungamento delle concessioni”. Con poche parole, quelle con cui sintetizza la sua proposta, Matteo Salvini ribalta e smentisce la linea del Piemonte e di altre regioni come la Lombardia dove proprio il suo partito ha sempre osteggiato l’ipotesi di allungare le concessioni imboccando, invece a testa bassa, la strada delle gare oggi più che mai a rischio di uno shopping da parte di gruppi stranieri in un settore altamente strategico per l’economia e non solo.

Una mossa del cavallo, quella del leader della Lega, che ha l’effetto di un calcio di mulo al Carroccio piemontese, incominciando proprio dal suo capogruppo in consiglio regionale Alberto Preioni strenuo e acceso sostenitore della legge approvata a Palazzo Lascaris alla fine di ottobre del 2020, che ora rischia di diventare un qualche modo imbarazzante di fronte alla linea indicata da Salvini. 

“Un provvedimento rivoluzionario, molto positivo anche per le casse del Piemonte del perché arriveranno decine di milioni di euro con una sorta di compensazione ambientale per le zone montane”, le parole all’epoca pronunciate senza risparmio di entusiasmo dal capogruppo leghista. “Una legge – aggiungeva l’assessore Matteo Marnati, pure lui della Lega – che regolerà la materia nei prossimi decenni e di un ritorno economico abbastanza immediato per la Regione ma anche di un ritorno ambientale con un aumento del 15% di energia pulita prodotta con l’utilizzo di meno acqua”. Lo stesso governatore Alberto Cirio chiosava: “Un modo anche per ridurre la concorrenza verso le nostre imprese da parte dei competitori di quei paesi dove il costo dell’energia è notevolmente inferiore”.

Non certo uno sforzo legislativo immane quello alla base di una norma che, di fatto, il Piemonte ha copiato (e poi incollato) dalla Lombardia opponendosi con forza all’ipotesi sostenuta dal Pd, in particolar modo dal parlamentare piemontese Enrico Borghi fin dall’inizio, come si dice, sul pezzo. La linea Borghi, che paradossalmente ma non troppo, oggi diventa anche quella di Salvini sia pure con finalità differenti, era ed è quella di non correre verso le gare, ma porre sul tavolo proroghe delle concessioni (peraltro ormai scadute) in cambio di un consistente esborso economico da parte dei concessionari degli impianti per la produzione di energia idroelettrica.

“È evidente come ci sia una contraddizione con l’impostazione, tramutata in legge, del Piemonte e delle Regioni governate dalla Lega e la linea dettata ora da Salvini”, osserva Borghi che dell’idroelettrico e della sua strategicità non solo economica ma anche per la sicurezza del Paese si è occupato come componente del Copasir, il comitato parlamentare sui Servizi Segreti che ha appena presentato una relazione sul tema. “Ci fa piacere che Salvini, il quale si deve essere reso conto che quel gli dicevano i suoi era una cosa profondamente sbagliata, oggi dica quel che noi sosteniamo da tempo. Però lui indica una finalità diametralmente opposta alla nostra per le risorse finanziarie che deriverebbero dalla proroga delle concessioni. Lui – osserva il deputato del Pd – dice che i soldi devono andare allo Stato, mentre noi sosteniamo debbano rimanere sui territori. Alla faccia dell’autonomia predicata dalla Lega e bandiera di questa legislatura regionale piemontese”.

Adesso, dopo la sonora smentita del Capitano, cosa faranno le sue truppe in giunta e a Palazzo Lascaris? Paradossalmente il non aver fatto neppure un passo in avanti, dal varo della legge a oggi, verso le tanto annunciate gare potrebbe agevolare la Regione nell’exit strategy da una situazione politicamente imbarazzante e nell’inevitabile inversione di rotta.