COVID & CONTRATTI

"Spremuti come limoni e beffati"

La protesta degli infermieri che incrociano le braccia il 28 gennaio per 24 ore. Rivendicazioni salariali e richieste di nuove assunzioni alla base dello sciopero. Appuntamento a Torino alle 10,30 in piazza Castello

Anche a Torino gli infermieri incroceranno le braccia il 28 gennaio per lo sciopero nazionale di 24 ore proclamato dal sindacato Nursind. “Siamo stati beffati e presi in giro da una classe politica che ci ha spremuti come limoni ma non ha riconosciuto il valore del nostro operato – afferma il segretario regionale Francesco Coppolella –. Non vogliamo creare ai cittadini un disagio maggiore di quello che già stanno vivendo e garantiremo le prestazioni essenziali, anche se uno sciopero che riguarda tutte le altre patologie è in atto da due anni”.

L’appuntamento è in Piazza Castello alle 10,30. “Gli infermieri sono una risorsa fondamentale per tutti i sistemi sanitari del mondo – aggiunge Coppolella – ma evidentemente non per il nostro. Il Governo dei migliori, infatti, non ha ritenuto di dare alcun segnale di vicinanza agli operatori, erogando già da questo mese le risorse stanziate a dicembre 2020. Confidiamo nel fatto che chi apprezza il nostro coraggio e il nostro lavoro possa condividere le ragioni della protesta. A loro chiediamo un gesto di solidarietà, convinti che la società civile sia più avanti di chi ci rappresenta”.

Le rivendicazioni sono quelle che i sindacati portano avanti sin dall’inizio della pandemia, dalle retribuzioni alle nuove assunzioni. Si fermeranno per 24 ore, a partire dalle 7, per protestare contro “la mancata erogazione dell’indennità di specificità in manovra” nei confronti di “una professione usurante, ma non riconosciuta come tale” e caratterizzata da “una carenza di organico che costringe la categoria a fare i salti mortali, tra turni doppi, riposi saltati e ferie non godute”.

“Abbiamo stipendi tra i più bassi d’Europa – si legge ancora nella nota di Coppolella – e le condizioni di lavoro sono diventate inaccettabili. Le istituzioni di questo Paese, che stanno uccidendo i professionisti dell’assistenza, e così fanno morire il sistema sanitario pubblico, si assumeranno la colpa di continuare a distruggere quella sanità pubblica che noi abbiamo finora tenuto orgogliosamente in piedi”.

print_icon