POTERI FORTI

Generali, Caltagirone rompe il patto Fondazione Crt col cerino in mano

Colpo di scena nell'assalto al Leone di Trieste. L'imprenditore romano decide di presentare una propria lista. Una mossa per evitare grane da parte di Consob e Ivass o c'è dell'altro? Una cosa è certa Palenzona userà la vicenda per regolare i conti in via XX Settembre

Colpo di scena nella battaglia sul Leone di Trieste. Francesco Gaetano Caltagirone recede dal patto di consultazione sulle Generali e presenta una propria lista per il cda della compagnia. Le società del gruppo che fanno capo all’imprenditore romano aderenti all’accordo con Delfin (Leonardo Del Vecchio) e Fondazione Crt, e che oggi raccoglie oltre il 16% del capitale, hanno comunicato agli altri due soggetti il recesso “unilaterale e immediato” dall’intesa.

“Le società del gruppo Caltagirone hanno maturato la decisione di presentare una propria lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Assicurazioni Generali, sebbene non sia stata ancora assunta una univoca determinazione circa la promozione di una lista cosiddetta lunga oppure corta”. In quest’ottica “ritengono ormai superata la funzione cui il patto era preordinato” si legge nella lettera inviata dal gruppo Caltagirone a Delfin (Del Vecchio) e Fondazione Crt per spiegare i motivi alla base della decisione da sciogliersi dagli impegni di consultazione in vista dell’assemblea di fine marzo.

Qual è il senso della rottura del patto?  Secondo alcuni potrebbe essere interpretata come un modo per sganciarsi dagli altri azionisti “amici” e per mettere a tacere qualsiasi ipotesi di concerto o di alleanza “forte”, che nell’ipotesi più estrema avrebbe invece richiesto un’autorizzazione dell’Ivass, l’autorità sulle assicurazioni, per il superamento da parte dei tre soci della barriera critica del 10% delle Generali. Con l’accensione contestuale del faro da parte della Consob. Insomma, sarebbe una mossa strategica per mettere al riparo l’intera operazione. Che potrebbe prevedere una divisione dei compiti tra i due arzilli vecchietti: Caltagirone si concentra su Generali, mentre Del Vecchio punta al cuore, ovvero Mediobanca. Chissà. Una cosa è certa, della vicenda, che potrebbe riservare nuove sorprese, verrà chiesto conto a Giovanni Quaglia e a Massimo Lapucci, rispettivamente presidente e direttore generale della Fondazione che, anche in questo frangente appare l'anello debole e svolge un ruolo gregario, a rimorchio di centri di potere in cui il suo peso è decisamente marginale.

Si attendono in particolare le mosse di Fabrizio Palenzona, da sempre dominus di via XX Settembre, che si è finora tenuto alla larga dalla bagarre e avrebbe gradito che anche la Crt avesse fatto lo stesso. Più di un osservatore, inoltre, sta facendo notare come la Fondazione avrebbe dovuto preservare la sua funzione di ente istituzionale tenendosi alla larga dalle guerre finanziarie. “Di certo – commenta un insider – il tandem Quaglia-Lapucci si è inimicato una parte della finanza italiana. Qualcuno dovrà spiegare la strategia”. 

print_icon