FIANCO DESTR

FdI tiene in scacco la maggioranza, ora braccio di ferro con Forza Italia

La spada di Damocle del ricorso al Tar per difendere la poltrona al vertice della prima commissione di Riva Vercellotti, il berlusconiano passato alla corte di Meloni. Cirio aveva dato il suo assenso prima di tornare a vestire i panni dell'opossum langhetto

La spada di Damocle del ricorso al Tar per la supposta irregolarità del voto a distanza non è stata riposta dai Fratelli d’Italia, dopo aver incassato l’aumento di deleghe per il suo assessore Maurizio Marrone. A questo atteggiamento di Paolo Bongioanni, capogruppo del partito di Giorgia Meloni c’è una spiegazione, non ammessa e per questo paradossalmente ancor più solida, che apre la vista su un ulteriore motivo di tensione all’interno del centrodestra. La questione per nulla conclusa con l’attribuzione di un certo maggior peso in giunta a Marrone si sposta sulle commissioni consiliari le cui presidenze si sarebbero dovute rinnovare contestualmente all’ufficio di presidenza del Consiglio regionale dalla cui esclusione di FdI origina la mossa politico-giudiziaria di Bongioanni.

Quest’ultimo nello schema lascerà il suo posto al vertice della sesta (Cultura, Sport e Istruzione) al compagno di partito Davide Nicco, ma i Fratelli vogliono conservare anche la guida della prima commissione (Programmazione, Bilancio, Personale) ottenuta con il cambio di casacca di Carlo Riva Vercellotti, approdato nella famiglia meloniana lasciando Forza Italia. Un salto ancora più a destra, quello dell’ex presidente della Provincia di Vercelli, che aveva privato i berluscones dell’unica presidenza di commissione ottenuta nella spartingaia d’inizio legislatura. Una diminutio messa sul tavolo dagli azzurri per conservare la vicepresidenza dell’assemblea di Palazzo Lascaris per Francesco Graglia, ma non certo considerata definitiva. Tant’è che dal gruppo azzurro di via Alfieri e dal partito il messaggio è partito chiaro: quella presidenza perduta è nostra e a noi deve tornare. 

Se Alberto Cirio, pattinando con consumata maestria sul terreno dello scontro tra FdI e la Lega, aveva considerato di fatto chiuso l’”incidente” rubricando il ricorso fraterno al Tar come dialettica nell’ambito di una maggioranza “che lavora”, diverso è l’atteggiamento del suo partito. Come risvegliata da un letargo, Forza Italia alza l’indice, lo muove a destra e sinistra e avverte che se FdI continua a chiedere la presidenza per Riva Vercellotti, tutto si ferma e il ritardo sul rinnovo dei vertici delle commissioni potrebbe andare alle calende greche. Da qui la spiegazione della posizione di Bongioanni sul ricorso al Tar contro il voto telematico.

A brigante, brigante e mezzo, si diceva. Così se gli azzurri si mettono di traverso alla riconferma del loro transfuga, chiedendo di riottenere il vertice della commissione, il capogruppo dell’alleato meloniano, dopo aver ottenuto il rimpastino con qualche competenza in più per il suo assessore (a scapito dell’azzurro Marco Gabusi, sia pur in parte ribilanciate con la delega all’emergenza profughi) continua a non mettere affatto da parte il ricorso al tribunale amministrativo, tenendo sospesa la spada di Damocle.

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