DIRITTI & ROVESCI

"Rsa come carceri", i parenti dei pazienti si ribellano

Protesta davanti alla Prefettura di Torino (e in altre città d'Italia) contro i limiti posti alle visite. Tutto riapre solo queste strutture restano off limits. Il Conpal ricevuto dal Garante

“Tutto riapre, noi rimaniamo in carcere!”. Un grido di dolore che si trasforma in protesta. Quella dei parenti dei pazienti ricoverati in Rsa e Rsd, radunati questo pomeriggio di fronte al ministero della Salute e in contemporanea davanti alle prefetture di Milano, Firenze e Torino. La richiesta è di allentare le misure di prevenzione anti Covid ancora in capo alle direzioni sanitarie.

In previsione delle manifestazioni di oggi, il Conpal – Coordinamento nazionale parenti associazioni lavoratori – è stato ricevuto ieri dal Garante delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, solitamente abituato a occuparsi di carceri e detenuti. All’incontro hanno partecipato tra gli altri anche Gilda Losito ed Erica Vignaroli, dell’Unità anziani e disabili, e Claudia Sorrentino del Comitato Parenti Rsa/Rsd di Roma. I manifestanti chiedono anche la garanzia della trasparenza di uno “sguardo civile” sulle strutture. Del Conpal fanno parte  una trentina di comitati di familiari, una decina di associazioni per persone disabili, operatori della sanità e dell’assistenza e rappresentanze sindacali, con provenienza da tutto il territorio nazionale.

Nell’incontro sono state affrontate le numerose problematiche emerse nell’ultimo anno sulla condizione delle persone ricoverate in queste residenze. Primo fra tutti la discrezionalità dei direttori sanitari che continua a ostacolare e non agevolare il contatto con i famigliari e la possibilità di uscite e rientri in famiglia. Sono 4.700 circa le Rsa e Rsd in Italia e ognuna fa di testa propria e decide se e quando aprire le proprie porte per consentire il contatto tra paziente e familiari. Tra le criticità anche l’esclusione del supporto delle associazioni di volontariato; l’aumento della mortalità causata non più dalla pandemia, ma dai continui e reiterati traumi psicologici subiti.

La discussione ha poi toccato anche problemi strutturali, che esulano dalla contingenza: temi importanti legati agli ospiti fra cui l’esclusione dei familiari dalla definizione dei piani di assistenza individuali; i criteri di accreditamento; l’inadeguatezza del numero del personale in rapporto ai bisogni socio-sanitari delle persone e i criteri del minutaggio che impedisce la cura effettiva, costante e qualificata delle persone; l’amministrazione di sostegno, ossia l’oscillazione dall’inesistenza dell’intervento all’eccesso di potere nella gestione sanitaria dei singoli. La delegazione presente all’incontro di ieri ha espresso soddisfazione per le aperture manifestate del Garante, ma ora chiede un intervento al governo e alle regioni.

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