SANITÀ DEL FUTURO

Un Parco senza mamme e bambini, alla fine rifacciamo solo le Molinette

L'esclusione del Sant'Anna (dopo Cto e Regina Margherita) ridimensiona ulteriormente il progetto iniziale. Icardi: nascerà una nuova Aso con i due ospedali nel segno della continuità mamma-bambino. Sullo sfondo il problema delle risorse. Attacco del Pd

Più che il nuovo Parco della Salute, le nuove Molinette. Con l’esclusione del Sant’Anna (unito nello stesso destino con il Regina Margherita, già fuori da tempo dal piano) quello che si profila è una sorta di upgrade del grande (e vecchio) ospedale. Di fronte a un profilo del futuro complesso sanitario fortemente modificato, addirittura stravolto, rispetto a quello originario le critiche e gli interrogativi sono il minimo da attendersi da parte della Regione. 

Snellire il progetto non potendo allargare i cordoni della borsa? L’assessore Luigi Icardi smentisce questa lettura. Annunciando una nuova azienda ospedaliera formata dai due ospedali ribadisce come l’attuale governo regionale ritenga “che Torino abbia tutte le carte in regola per meritare la costituzione di un’azienda autonoma specializzata nell’area mamma-bambino sul modello del Gaslini di Genova, del Meyer di Firenze e del Bambin Gesù di Roma. Per questo – aggiunge – stiamo lavorando all’ipotesi di concentrare in un’unica struttura le migliori professionalità dell’area neonatale, ostetricia e ginecologia del Sant’Anna, destinando invece nel costruendo Parco della Salute la ginecologia e la chirurgia oncologica e non oncologica delle donne”. 

Se il tema dei costi non figura tra le ragioni della modifica del progetto, resta comunque un problema come ammette lo stesso Icardi, ricordando come sia “in discussione in Conferenza delle Regioni la richiesta al Governo di un sistema di tutela per evitare che le gare vadano deserte di fronte ad aumenti, anche notevoli e repentini, delle materie prime”. Questione rilevante e allarmante, attestata da alcune defezioni pesanti da parte di grandi gruppi che avevano manifestato l’interesse a partecipare alla gara per la costruzione del grande polo sanitario torinese. 

Ad aver aderito alla gara per la progettazione definitiva sono stati soltanto due: il Consorzio stabile Sis della famiglia Dogliani e la Siram di Salini Impregilo di Milano. A tirare i remi in barca è stata, invece, l’Itinera (Gruppo Gavio) ritiratasi all’ultimo ed è presumibile che le ragioni siano state più che concrete. Un non invidiabile precedente in tal senso arriva da Novara dove a fronte di un capitolato ritenuto non sostenibile la gara per la realizzazione della Città della Salute era andata deserta e si è dovuti correre ai ripari rivedendo i conti, con un incremento di circa 70 milioni e ancora l’incertezza se possa essere sufficiente.

La decisione di tenere fuori il Sant’Anna e smagrire ulteriormente il Parco della Salute non poteva che provocare una coro di reazioni. Come in effetti è. “Ormai il disegno di Cirio e di Icardi è chiaro: altro che Polo delle eccellenze sanitarie, il Parco della Salute di Torino è destinato a diventare semplicemente una Molinette 2”, denunciano dal Pd il vicepresidente del consiglio regionale Daniele Valle e il suo predecessore Mauro Salizzoni.

“Il Parco della Salute è stato pensato non come un semplice ospedale, ma come un’infrastruttura strategica dedicata alle alte specialità, alla ricerca e all’innovazione. Recedere da questa idea, togliendo l’area materno infantile, vuol dire mettere a rischio l’intero progetto”, sostengono gli esponenti dem che rimarcano come “si passerebbe dallo schema iniziale di due ospedali (Parco e Cto) al posto degli attuali quattro, ad un nuovo disegno dove gli ospedali resterebbero comunque quattro”. Inoltre sul fronte delle spese osservano come “ il canone di disponibilità del Parco, di circa 30 milioni di euro l’anno, era in gran parte sostenuto dai risparmi degli importanti costi di manutenzione oggi sopportati dalla Regione per i tre vetusti ospedali. Avendo deciso di non includere il Sant’Anna e il Regina Margherita, come pensa la Regione di sostenere i costi del nuovo ospedale, dovendo anche continuare a mantenere quelli vecchi?”. E ancora, “nel caso in cui si dovesse determinare un ritardo nella realizzazione del Parco della Salute o addirittura, un annullamento della procedura di gara- dicono Valle e Salizzoni -la Regione deve impegnarsi con un importante provvedimento di sostegno economico finanziario per la ristrutturazione delle Molinette, che, altrimenti, verrebbero lasciate in una condizione strutturale drammatica causata da una scelta scellerata e contraria all’interesse dei malati e dei professionisti che vi operano”.

A proposito degli operatori sanitari, l’Anaao Assomed, uno dei principali sindacati dei medici ospedalieri, in una nota elenca tutte le carenze dell’iter avviato dalla Regione e paventando l’ipotesi che “il progetto rimaneggiato non sia più appetibile per le imprese costruttrici”. Il sindacato chiede, con il segretario regionale Chiara Rivetti e quello aziendale di Città della Salute Marco Romanelli, se “era davvero così difficile trovare un sito adatto alla costruzione di un polo unico di eccellenza della sanità cittadina e regionale, che davvero racchiudesse in strutture moderne e progettate ad hoc le quattro anime dell’azienda (l’area della medicina e chirurgia dell’adulto, quella ortopedica-traumatologica, e quella materno infantile) coniugandole con le esigenze della didattica e della ricerca?”.

Ma c’è un’altra domanda non meno importante sul futuro della grande opera che ormai è certo non sarà grande come immaginata e presentata all’inizio. Che fine ha fatto l’idea, più che accarezzata dallo stesso governatore Alberto Cirio e condivisa dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo, di una regia affidata a un manager di altissima esperienza per condurre, il più rapidamente possibile in porto, il Parco della Salute? Lasciare un compito, così gravoso e complesso, al vertice di un’azienda ospedaliera già da tempo in enormi difficoltà economiche e gestionali è l’approccio più opportuno ed efficace? Alcuni grandi gruppi, ritirandosi ben prima della modifica del progetto, hanno fatto suonare campanelli di allarme. Bisogna capire se qualcuno li ha ascoltati o udirà soltanto la sirena dell’abbandono nave quando sarà troppo tardi.

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