FINANZA & POTERI

Intesa fa i conti con la guerra

Il conflitto in Ucraina si ripercuote sulla trimestrale che segna un utile netto di 1,7 miliardi di euro, costringendo a tagliare 0,8 miliardi per rettifiche di valore. Ma il ceo Messina è soddisfatto: "Miglior risultato dal 2008. Siamo tra le maggiori banche europee"

La guerra si ripercuote anche sulla trimestrale di Intesa Sanpaolo che archivia i primi tre mesi del 2022 con un utile netto di 1,7 miliardi di euro escludendo 0,8 miliardi di euro di rettifiche di valore per la presenza in Russia e Ucraina, pienamente in linea con l’obiettivo di oltre 5 miliardi per l’anno in corso. L’utile netto contabile si attesta a 1.024 milioni di euro. Il ceo Carlo Messina spiega che “la crisi internazionale causata dal conflitto scatenato dalla Russia in Ucraina ha segnato l’inizio di quest’anno e colpisce tutti noi. Il sostegno del Gruppo Intesa Sanpaolo a favore della popolazione ucraina si è manifestato con la donazione di 10 milioni di euro, all’indomani dello scoppio del conflitto, per contribuire a iniziative significative di carattere umanitario”.

Guardando ai risultati della banca, si prevede un utile netto di oltre 4 miliardi di euro assumendo che non intervengano cambiamenti critici nell’offerta di materie prime/energia. La precedente indicazione era di oltre 5 miliardi e risaliva a inizio di febbraio, ossia prima dello scoppio del conflitto in Ucraina. L’utile netto è indicato ben superiore a 3 miliardi di euro anche con l’ipotesi molto conservativa di una copertura di circa il 40% dell’esposizione verso Russia e Ucraina, che implica il passaggio a Stage 3 della maggior parte dell’esposizione. Se invece la banca dovesse essere costretta a una “copertura di circa il 40% dell’esposizione verso Russia e Ucraina, che implica il passaggio a Stage 3 della maggior parte dell’esposizione”, allora il target per l’utile sarebbe “ben superiore ai 3 miliardi”. Per quanto riguarda la solidità patrimoniale, Intesa Sanpaolo presenta un Common Equity Tier 1 ratio superiore al 13%.

“I risultati raggiunti del primo trimestre 2022 – sottolinea Messina – sono l’ulteriore dimostrazione di come Intesa Sanpaolo sappia, in contesti estremamente complessi, generare una redditività significativa e sostenibile grazie a un modello di business fortemente diversificato e resiliente, a vantaggio di tutti gli stakeholders. Escludendo gli accantonamenti/svalutazioni relativi all’esposizione nei confronti di Russia e Ucraina, il risultato netto del trimestre è pari a 1,7 miliardi di euro; 1miliardo è il risultato netto contabile. Nel primo trimestre abbiamo già maturato 700 milioni di euro di dividendi. I proventi operativi netti e il risultato della gestione operativa sono in forte accelerazione rispetto al quarto trimestre dello scorso anno, crescendo rispettivamente del 7,8% e 46,0%. I costi diminuiscono ulteriormente del 3,2% rispetto al primo trimestre dello scorso anno e il livello di cost/income raggiunto al 31 marzo –pari al 46,3% –ci colloca a livelli di vertice tra le maggiori banche europee”.

I finanziamenti verso la clientela ammontano a 468 miliardi di euro, in aumento dello 0,7% rispetto a fine 2021. Il complesso dei crediti deteriorati si attesta, al netto delle rettifiche di valore, a 6.788 milioni di euro, in diminuzione del 4,1% dalla fine dello scorso esercizio. In particolare, i crediti in sofferenza sono stabili a 2.139 milioni, con un’incidenza sui crediti complessivi dello 0,5% e un grado di copertura al 70,6%. Le inadempienze probabili diminuiscono a 4.202 milioni e i crediti scaduti o sconfinanti scendono a 447 milioni.

“Nel primo trimestre abbiamo conseguito una solida performance operativa in un contesto sfidante – prosegue Messina –. Grazie a un modello di business plan diversificato abbiamo conseguito un risultato netto di 1,7 miliardi, che è il miglior trimestre dal 2008 escludendo gli accantonamenti per l’esposizione russo-ucraina”. Secondo il banchiere, “il piano si muove a pieno ritmo con tutte le nostre persone impegnate e sulle iniziative industriali chiave, che sono ben avviate”. Per quanto riguarda il primo pilastro del piano, ovvero il massivo de-risking upfront, la banca ha conseguito "una riduzione dello stock di crediti deteriorati lordi di 4,8 miliardi di euro, equivalente all'esposizione Russia-Ucraina, riducendo l'NPL ratio netto sotto l’1%”.

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