FEDERALISMO CANAGLIA

"Al passo con Veneto e Lombardia".
Cirio a Roma rispolvera l'autonomia

Il governatore annuncia un'accelerazione sull'iter per ottenere ulteriori competenze per la Regione. Incontro, insieme al leghista Lanzo, con la ministra Gelmini. Ma mentre Zaia è "all'ultimo miglio" per il Piemonte la strada si presenta ancora lunga

Se il Veneto, come dice il suo presidente Luca Zaia, “è all’ultimo miglio verso l’autonomia rafforzata” con la prospettiva dell’approvazione della legge quadro entro l’estate, il Piemonte insegue a molta distanza. Ma questo non impedisce ad Alberto Cirio di cogliere l’occasione – una specialità in cui ha pochi rivali – del recente incontro con la ministra e compagna di partito Mariastella Gelmini per tirar fuori dal cassetto dell’armadio leghista l’autonomia e lustrarla ben bene. Come si faceva con l’argenteria quando non s’aveva di meglio da fare.

“Per il Piemonte parte la fase 2 del processo di autonomia, quella nella quale la Regione contratta con il Governo le materie, le competenze e le relative risorse”, annuncia coram populo il governatore, spiegando come quello con la Gelmini sia stato “un incontro molto importante”. Accompagnato dal presidente della commissione Autonomia di Palazzo Lascaris, Riccardo Lanzo, Cirio ha consegnato alla ministra il dossier. Lo stesso che il Piemonte aveva messo nelle mani dell’allora inquilino del dicastero, Francesco Boccia. Metti che il piddino lo avesse infilato in fondo a qualche cassetto, han pensato i piemontesi. 

E in effetti quella circostanza il governatore la rammenta: “Avevamo trasmesso già a fine 2019 la richiesta del Consiglio regionale del Piemonte che integrava la richiesta già precedentemente approvata dal mio predecessore Sergio Chiamparino, ampliando le materie su cui chiediamo maggiore autonomia. Poi ci sono stati un cambio di Governo e la pandemia, che in qualche modo hanno frenato l'iter, che oggi riparte”. Dove e quando arriva non si sa. Si spera, certo, come fa uan fiducia prossima alla certezza lo stesso Lanzo, che la distanza dal Veneto, ma anche dalla Lombardia e dall’Emilia Romagna nell’iter il Piemonte riesca addirittura ad annullarla, mettendosi al passo con le altre regioni del Nord.

Già, perché “qui è in ballo la questione settentrionale – sostiene Lanzo – di quei territori che devono poter competere alla pari con le regioni del Nord Europa e non pagare le differenze, notevoli anche nei fondi del Pnrr, rispetto al sud”.

Trasferire alla Regione oltre 100 funzioni attualmente in capo allo Stato : è la richiesta del Piemonte per ottenere maggiore autonomia differenziata su tutte le 23 competenze previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione. L’orientamento del Governo è di riconoscere interamente alle Regioni le risorse spese attualmente sulle funzioni che passerebbero alla gestione regionale. Significa, ad esempio, che se lo Stato spende 100 e la Regione 80 per gestire la stessa materia, il risparmio generato resterà nelle disponibilità del territorio e potrà essere reinvestito per migliorare il servizio o abbassarne i costi per la collettività. 

La delibera approvata nel dicembre 2019 ha ampliato la richiesta presentata dalla precedente amministrazione e chiede in particolare maggiore autonomia differenziata su: governo del territorio, beni paesaggistici e culturali, protezione civile e infrastrutture, tutela e sicurezza del lavoro, istruzione tecnica, professionale e universitaria, politiche sanitarie, coordinamento della finanza pubblica e governance istituzionale, ambiente, fondi sanitari integrativi, rapporti internazionali e con l’Unione Europea.

Davvero il Piemonte riuscirà a fare in poche settimane quel che altre regioni hanno impiegato assai di più? Vada come vada, Cirio può annunciare l’ennesima “data storica”, in questo caso quella dell’altro giorno. “Avviare la negoziazione significa che i nostri direttori e i direttori dei ministeri adesso cominceranno a incontrarsi su quelle materie sulle quali abbiamo richiesto maggiore autonomia per definire chi fa che cosa, e quali risparmi di risorse possiamo ottenere”. E poi tirar fuori e sventolare la bandiera dell’autonomia a poche settimane dal voto amministrativo ha sempre il suo effetto. Non lasciare che a impugnarne l’asta sia sempre e solo la Lega, per Cirio l’ennesima conferma del fiuto che lo conduce a cogliere le occasioni come fossero trifole. Se poi ci metti che la ministra è pure del suo partito.

“L'indicazione che pare prevalere nel Governo è proprio quella di riconoscere alla Regione i risparmi” spiega il governatore che aggiunge: “Alla fine di questa fase ci sarà l'approvazione di una legge cornice sulle autonomie, all'interno della quale inseriremo la nostra negoziazione. Il ministro ha intenzione di portare già entro l'estate l'istanza al Consiglio dei ministri, per poi passare al Parlamento”. Tirata fuori, al momento opportuno, l’autonomia Cirio ostenta anche la certezza di non lasciare la sua regione indietro: “Il Piemonte si allinea nei tempi a Emilia, Lombardia e Veneto”, dice guardando all’ultimo miglio. Forse. 

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