FELUCHE SOTTO LA MOLE

Consiglio d'Europa tra guerra e pace

Al summit di domani l'Italia cederà la presidenza all'Irlanda. Tra le 46 delegazioni diplomatiche occhi puntati sulla Turchia nella sua duplice veste di mediatrice tra Russia e Ucraina e di oppositrice all'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia

Si conclude domani con il passaggio del testimone all’Irlanda e in piena guerra d’Ucraina il semestre di presidenza italiana del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. L’istituzione di Strasburgo, da non confondersi con il Consiglio europeo di Bruxelles che riunisce i leader dei 27 Paesi Ue, fu creata subito dopo la Seconda guerra mondiale da dieci Paesi, fra i quali anche l’Italia, per la difesa della pace e dei diritti umani, ed è quella a cui fa capo la Corte europea per i diritti dell’uomo le cui sentenze sull’Italia come quelle sull’affollamento delle carceri o le violenze della polizia al G8 di Genova hanno spesso provocato scossoni anche nel nostro Paese.

All’inizio della presidenza italiana, lo scorso novembre, del Consiglio d’Europa facevano parte 47 Stati; ma ora, appena sei mesi dopo, sono ridotti a 46 poiché la guerra in Ucraina ha determinato la sofferta decisione di espellere l’aggressore, ovvero la Russia, dal gruppo.

L’Italia si era preparata al suo ottavo semestre di presidenza con tre priorità: rinnovare, rafforzare e costruire. La guerra in corso ha completamente stravolto l’agenda, imponendo la scelta di escludere la Federazione russa e diventando il tema principale da affrontare anche nella riunione di domani. La stessa istituzione di Strasburgo presenta ufficialmente la “sessione annuale” del Comitato scrivendo che “offrirà ai ministri l’occasione di esprimere il proprio sostegno e la solidarietà in favore dell’Ucraina e della sua popolazione”.

Alla reggia di Venaria Reale il ministro italiano degli Esteri Luigi Di Maio accoglierà a partire dalle 8 e 30 di domattina le delegazioni dei 45 altri Paesi, la segretaria generale Marija Pejcinovic Buric e il commissario europeo responsabile delle questioni legate alla giustizia e allo stato di diritto, Didier Reynders, prima di passare le consegne, a fine mattinata, al capo della diplomazia irlandese, Simon Coveney che illustrerà le priorità del prossimo semestre. Nel primo pomeriggio è attesa la conferenza stampa di Di Maio, Coveney e Buric. Fra i Paesi più attesi, oltre alla stessa Ucraina, c’è la Turchia, che alla riunione di domani non parteciperà con il ministro Mevlüt Cavusoglu, impegnato negli Stati Uniti, ma con il suo vice Faruk Kaymakci; oltre a essere spesso nel mirino della Corte per i diritti dell’uomo, la Turchia è in questo periodo fra i principali protagonisti dei tentativi diplomatici per affrontare la crisi ucraina, e negli ultimi giorni ha fatto discutere la sua opposizione, che ha il sapore di un veto, all’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia, tutti Paesi che fanno parte del Consiglio. Quella di Torino potrebbe dunque essere un’occasione di incontro per cercare linee di compromesso anche su questo dossier.

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