ROTTURE POLITICHE

La destra non è più "Bellissima". Damilano ora si mette in proprio

Il movimento fondato dall'ex aspirante sindaco punta il dito contro la "deriva populista" della coalizione e la "profonda crisi di identità e di leadership" della Lega. Esito di un feeling mai nato tra l'imprenditore e i partiti. Il nodo di una candidatura alle prossime Politiche

Torino Bellissima, movimento fondato da Paolo Damilano, lascia il centrodestra per proseguire “autonomamente nel suo progetto di ricostruzione liberale di Torino e del Paese”. Ad annunciarlo è lo stesso Damilano, il candidato sindaco civico su cui alle ultime elezioni amministrative è confluito tutto il centrodestra. L’imprenditore acqua&vino ora punta il dito contro la “deriva populista” della coalizione e la “profonda crisi di identità politica e di leadership” del partito che per primo ha creduto in Torino Bellissima, quella Lega che Damilano non nomina mai, “che ne mina la credibilità acquisita in questi ultimi anni di grande consenso e successo”. Non è un mistero, infatti, che proprio tra le alte gerarchie del Carroccio, in particolare in Giancarlo Giorgetti, sia stata coltivata la discesa in campo deùi Damilano, in un primo tempo proposto come candidato presidente della Regione in una competizione interna con Alberto Cirio, e poi incoronato quale sfidante di Stefano Lo Russo per il piano nobile di Palazzo civico.

“Un anno fa circa, proprio in questi giorni, ero impegnato nel pieno della mia campagna elettorale – ricostruisce Damilano –. La data delle elezioni era stata spostata da maggio a settembre a causa del protrarsi della emergenza legata alla pandemia e il centrodestra era ancora molto in difficoltà nel mettersi d’accordo sulla scelta dei candidati delle grandi città come Roma e Milano. Difficoltà nel trovare un accordo che si sono manifestate su tutta una serie di tematiche importanti durante le ultime fasi della campagna elettorale, come vaccini, Green pass, diritti e che hanno contribuito pesantemente alla sconfitta in campagna elettorale”. Nostante tutto alle urne comunali Torino Bellissima ottiene un risultato lusinghiero: prima lista del centrodestra con l’11,86% dei voti e cinque consiglieri eletti (oltre al candidato sindaco anche la cugina Silvia Damilano, Pino Iannò, Pierlucio Firrao e Pietro Abbruzzese). Ma la sconfitta fa emergere le tribolazioni di un rapporto, quello con i partiti tradizionali, tenute celate durante la campagna elettorale. Contrasti e malumori venuti a galla nelle ore immediatamente successive quando quelle forze politiche sono diventate “pigre”, colpevoli cioè di non averlo sostenuto abbastanza nella sua sfida. Parole che ne hanno forse pregiudicato definitivamente una possibile candidatura alle elezioni politiche del prossimo anno, prospettiva che legittimamente Damilano continua ad accarezzare.

“A elezioni perse, il centrodestra non è stato in grado di recuperare la propria unità neanche nell’espressione del candidato all'elezione del Presidente della Repubblica – prosegue – offrendo un quadro politico desolante. E oggi, con l’avvicinarsi delle elezioni amministrative, osserviamo ancora episodi di evidente difficoltà nel relazionarsi per trovare accordi, anche dove la vittoria parrebbe di facile portata. Se aggiungiamo a questo i tentennamenti in politica estera, come se fosse possibile mettere oggi in discussione la posizione atlantista ed europeista dell'Italia, possiamo comprendere il disorientamento degli elettori, che hanno difficoltà a capire quale sia il centrodestra di governo e quale sia il centrodestra di opposizione su ormai quasi tutte le tematiche, sia politiche che economiche”. “Lo spettro della recessione è ormai evidente e anche i più ottimisti fra di noi non possono che essere preoccupati dallo scenario socio-politico ed economico che si sta annunciando per i prossimi anni, con la pandemia che speravamo ormai quasi alle spalle si contava molto sul rilancio del Pnrr, che purtroppo rischia di essere del tutto vanificato dal crescere dei costi delle materie prime – conclude Damilano –.Serve innanzitutto serietà ed è per questo che Torino Bellissima non seguirà alcuna deriva populista, compresa quella che purtroppo oggi affligge parte di questo centrodestra, ma proseguirà autonomamente nel suo progetto di ricostruzione liberale di Torino e del Paese, in attesa di capire quali saranno le evoluzioni politiche dei prossimi mesi”.

A questo punto Damilano potrebbe portare in dote Torino Bellissima a quel fronte civico, moderato e centrista che con fatica sta cercando di ritagliarsi uno spazio in vista delle urne del 2023, un pollaio già piuttosto affollato di galletti, dai sindaci Luigi Brugnaro (Venezia) e Marco Bucci (Genova), al governatore ligure Giovanni Toti, al Churchill dei Parioli Carlo Calenda. E non è un caso che il primo a dargli il benvenuto “nell’area dei liberali, europeisti e atlantisti” sia il calendiano Osvaldo Napoli: “Sono felice di sapere che un capitano d’impresa e un politico combattente come lui si prepara a dare, da una posizione di autonomia rispetto a un centrodestra impotabile, un contributo rilevante per le sorti dell’economia di Torino e dell’Italia”.

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