INNOVAZIONE & CONSERVAZIONE

I3A, una polemica poco intelligente

Per il sindaco Lo Russo si è alzato un polverone sul nulla. "Il Centro per l'intelligenza artificiale non esiste già dal luglio 2021". A Torino ci sarà quello per l'automotive e l'aerospazio che però non è mai decollato. "Tocca al Mef"

Il Centro per l’intelligenza artificiale non c’è. Ma non nel senso che non sarà a Torino, semplicemente non esiste più così com’era stato ipotizzato dal Governo Conte e annunciato attraverso un comunicato stampa nell’autunno del 2020. “Da allora non c’è stato nessun atto conseguente” afferma il sindaco, almeno fino all'arrivo del nuovo esecutivo di Mario Draghi. È di nove mesi dopo, luglio 2021, la legge che istituisce nel capoluogo piemontese il Centro italiano di ricerca per l’automotive, con uno stanziamento di 20 milioni all’anno, circa un quarto rispetto agli 80 milioni previsti in un primo tempo per il cosiddetto I3A.

Questo è lo stato dell’arte per come lo ha illustrato in Sala Rossa il sindaco Stefano Lo Russo, dopo che il ministro dell’Università Maria Cristina Messa aveva dichiarato che per avere il Centro per l’intelligenza artificiale Torino avrebbe dovuto partecipare a un bando, “come tutti”. Il ministro, però, faceva riferimento a un’altra cosa, cioè ai partenariati attivati sui fondi Pnrr che saranno assegnati a dieci consorzi in Italia che si formano e competono per avere quelle risorse. Va da sé che uno di questi riguarda proprio l’intelligenza artificiale, ma nulla ha a che fare con l’I3A. Un malinteso su cui in un primo tempo era inciampato anche il sindaco e forse in tutti questi mesi ha fatto comodo a molti giocare sull’equivoco.

Quel che appare evidente è che la polemica scoppiata in queste ore non è altro che la conseguenza di ciò che è stato deciso dal governo quasi un anno fa, senza che nessuno se ne rendesse conto. L’I3A di fatto è diventato un Centro di ricerca per l’automotive e lo stanziamento previsto si è ridotto a un quarto (da 80 a 20 milioni) e tutto questo è accaduto l'estate scorsa. Per questo a un certo punto, in aula, Lo Russo sbotta: “Basta continuare a parlare di una cosa che non c’è”.

Ma che cos’è il Centro italiano di ricerca per l’automotive, istituito con legge 106 del 2021? Ecco quanto riportato nel provvedimento:

Al fine di incrementare la ricerca scientifica, il trasferimento tecnologico e più in generale l’innovazione del Paese nel settore dell’automotive e di favorire la sua ricaduta positiva nell’ambito dell’industria, dei servizi e della pubblica amministrazione, è istituita la fondazione Centro italiano di ricerca per l’automotive, competente sui temi tecnologici e sugli ambiti applicativi relativi alla manifattura nei settori dell’automotive e aerospaziale, nel quadro del processo Industria 4.0 e della sua intera catena del valore, per la creazione di un’infrastruttura di ricerca e innovazione che utilizzi i metodi dell’intelligenza artificiale. La fondazione ha sede a Torino. Per il raggiungimento dei propri scopi la fondazione instaura rapporti con omologhi enti e organismi in Italia e all’estero.
Sono membri fondatori della fondazione il Ministero dell’economia e delle finanze, il Ministero dell’università e della ricerca e il Ministero dello sviluppo economico, ai quali è attribuita la vigilanza sulla fondazione medesima.

Il problema a questo punto è che la Fondazione non è mai nata. Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge il Ministero dell’economia (d’accordo con Mise e Mur) avrebbe dovuto nominare il Comitato di coordinamento. Ma questo non è mai avvenuto, come perfidamente tiene a precisare Lo Russo, il quale sembra tratteggiare il profilo di una possibile responsabile di questi ritardi nel viceministro grillino Laura Castelli.

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