GRANA PADANA

Il sindaco trombato se ne va

Omegna, bocciato al ballottaggio Marchioni rifiuta il ruolo di minoranza. Lo segue a ruota la sua fedelissima. La decisione scatena malumori nella Lega. La débâcle nel Vco è un duro colpo per il capogruppo in Regione Preioni (e per il suo sodale Montani)

“La mia storia politica a Omegna finisce qui”. Avrebbe voluto fare il sindaco per altri cinque anni, Paolo Marchioni sconfitto al ballottaggio dopo essere arrivato in vantaggio nel primo turno, non siederà neppure in consiglio comunale. 

Ancora a urne calde e cocente bocciatura, arriva il getto della spugna da parte dell’uomo che ha incarnato non senza inciampi e topiche (basterebbe ricordare il suo intervento “a titolo personale” in commissione a Palazzo Lascaris in merito alla legge sui canoni idrici) il più autentico Preionis’ style, essendo l’ormai primo cittadino uno dei fedelissimi del capogruppo in via Alfieri Alberto Preioni. E proprio in quel Verbano-Cusio-Ossola trasformato nell’iconografie leghista e nell’agire del presidente dei consiglieri regionali in Preioniland, ha in Omegna il simbolo della sconfitta leghista, figlia sì di un trend nazionale ma certamente partorita anche da una gestione del potere arrembante e raffazzonata e per questo bocciata dagli elettori. 

Non è servito all’ormai ex sindaco l’aver tamponato, un anno fa, la falla dell’uscita dalla maggioranza dei Fratelli d’Italia e la stessa “rumorosa” promozione ad assessore della vicinissima Raffaella Varveri oggi vede confermare la saldezza del legame proprio dalle sue dimissioni dal consiglio. La fedelissima subentrerebbe proprio a lui, ma ha fatto sapere in tutta fretta che pure lei di occupare un posto nei banchi di minoranza non ne vuole sapere. Uniti nella buona e nella cattiva sorte politica. Spiega, Marchioni, che “bisogna lasciare il posto a volti nuovi”. Ma dietro la generosità postuma alla sconfitta non nasconde i sassolini nella scarpa e togliendoli provoca un rumore che potrebbe aumentare nel già scricchiolante Carroccio di Preioniland. “In questa campagna elettorale in cui non si è giudicato l’operato dell’amministrazione, ma – accusa – ci si è mossi contro di me. Qualcuno che era con me sarà contento”. A chi si riferisce il leghista? Di certo anche nel suo partito c’è chi non nasconde irritazione per quel rifiuto di stare in consiglio facilmente leggibile come la sorta di smentita circa l’interesse e l’amore dello sconfitto per la sua città. Piuttosto una sorta di implicita ammissione dell’interesse a restare in municipio, ma solo da padrone di casa. Non proprio quello di cui ha bisogno la Lega per cercare di superare la batosta rimediata in una delle sue roccaforti. 

“Puntiamo a vincere al primo turno perché riteniamo di aver lavorato bene nella legislatura che sta finendo e perché siamo convinti che gli omegnesi non vogliono che la loro città torni a essere amministrata dalla sinistra”, aveva detto Preioni alla vigilia del 12 giugno, sul palco con Marchioni, il segretario regionale Riccardo Molinari e il senatore Enrico Montani. Foto ricordo di speranze deluse. Adesso nella cartina della Lega, Preioniland sta sbiadendo. Anche il sindaco di uno dei centri che parevano inespugnabili, fa gli auguri al suo successore del centrosinistra Alberto Soressi, gira i tacchi e se ne va. Seguito dalla sua fedelissima.

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