POLITICA & GIUSTIZIA

Caso Esposito, per il Senato è stata "violata la legalità"

L'Aula di Palazzo Madama vota a favore della sollevazione del conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale. Le 126 intercettazioni finite agli atti non dovevano essere utilizzate perché prive di autorizzazione. E ora il caso finisce al Csm e al Ministero

Con 117 voti a favore, 37 contrari e 8 astenuti, l’Aula del Senato ha dato il via libera alla relazione della Giunta per le Immunità di Palazzo Madama sul caso di Stefano Esposito, ex senatore del Pd, dicendo sì alla sollevazione del conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale, in merito alla vicenda delle intercettazioni “indirette” avvenute mentre era in carica. “La richiesta della Giunta è finalizzata al ripristino della legalità costituzionale violata, essendo stato Esposito sottoposto per tre anni a intercettazioni mentre era senatore”, ha spiegato il senatore Giuseppe Cucca (Italia Viva), prima del voto, in qualità di relatore in Giunta. A chiedere il no alla relazione solo la senatrice Agnese Gallicchio del M5s, confermando l’anima forcaiola del movimento guidato da Giuseppe Conte: “Noi non possiamo restare indifferenti alla mafia che c’è anche in questo Parlamento, chiediamo di dire sì all’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni”, ha detto, rimbrottata dal presidente di turno Roberto Calderoli (Lega). Persino Anna Rossomando del Pd, notoriamente su posizioni giustizialiste, ha espresso parole durissime verso l'operato della procura di Torino: “Come testimonia la votazione a larghissima maggioranza della giunta – ha detto la vicepresidente del Senato – siamo di fronte a un caso di scuola. Se si dovessero studiare tutti i passaggi che devono essere osservati nelle intercettazioni cosiddette indirette, ai termini della legge costituzionale, in questo caso si vedrebbe che non ne è stato rispettato neanche uno”. 

Nella seduta del 18 maggio 2022 la Giunta di Palazzo Madama aveva deliberato di chiedere all’Assemblea l’attivazione nei confronti della competente autorità giudiziaria di un conflitto di attribuzione. Quasi all’unanimità, tutti i componenti dell’organismo di Palazzo Madama, con l’eccezione della stessa Gallicchio che si era astenuta, avevano votato la proposta avanzata dal relatore Cucca, di sollevare un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Il passo falso del pm Gianfranco Colace, che ha coordinato le indagini, sarebbe particolarmente grave, altrettanto quello del gup Lucia Minutella a cui gli avvocati avevano sottoposta la questione in fase di udienza preliminare. Per questa ragione Pietro Grasso (Leu), ex procuratore nazionale Antimafia e presidente del Senato nella XVII legislatura, ha proposto che dopo il voto in assemblea venga inviata “una segnalazione al Ministro della Giustizia, al Procuratore generale presso la Corte di Cassazione e al Consiglio superiore della magistratura finalizzata ad attivare nei confronti dei magistrati competenti un procedimento disciplinare in relazione alle violazioni dell’articolo 68 della Costituzione, nonché della legge numero 104 del 2003”. Secondo la Carta infatti “nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale, senza l’autorizzazione della Camera della quale fa parte”. E l’autorizzazione, per quanto riguarda questa indagine, non c’è mai stata, perché la Procura non l’ha mai richiesta. Motivo per cui queste intercettazioni sarebbero inutilizzabili.

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La vicenda processuale è relativa alla cosiddetta “Bigliettopoli” di Torino, l’inchiesta che ha portato al rinvio a giudizio 19 persone, tra cui il re dei concerti Giulio Muttoni e lo stesso Esposito, nel luglio del 2019, accusato di reati che vanno dal concorso in turbata libertà degli incanti, alla corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Il senatore era stato intercettato più volte telefonicamente, in quanto in contatto con l’imprenditore musicale, al centro dell’indagine. Rivolgendosi alla Giunta, Esposito, come si legge agli atti “ha riferito che, in data 19 ottobre 2020, gli è stato notificato un avviso con allegato l’elenco delle conversazioni intercettate nei predetti procedimenti, ritenute rilevanti dal Pubblico ministero e poste a sostegno delle contestazioni mosse”. “Molte di queste conversazioni (un totale di 126 telefonate) – si ricorda – vedrebbero l’onorevole Esposito quale interlocutore nel periodo in cui era senatore della Repubblica”. Per l’ex parlamentare “sia le intercettazioni telefoniche, sia i messaggi Whatsapp acquisiti dallo smartphone del Muttoni avrebbero dovuto essere dichiarati inutilizzabili nei suoi confronti in assenza dell’autorizzazione preventiva del Senato della Repubblica”.