GRANA PADANA

Cirio bis con Canelli vice, Lega(mi) di Novara in crisi

L'eventuale ricandidatura del governatore scombina i piani dell'attuale sindaco. Scazzo al fulmicotone tra il ras locale Giordano e il consigliere Lanzo che accusa: "Hanno consegnato la città a Nastri". Ruggini personali, ambizioni e disegni politici

“Secondo me oggi non c'è una persona più brava di Alberto Cirio a governare. Speriamo che abbia la volontà di fare il presidente altri cinque anni. Il Piemonte ne ha bisogno”. Ad aver voluto immaginare un endorsement tanto diretto, entusiastico e quasi enfatico nei confronti di una ricandidatura dell’attuale governatore, non si sarebbe riusciti a superare quello riservatogli dal suo vice, il leghista Fabio Carosso.

Interpellato dall’agenzia Dire, il numero due di piazza Castello ha infarcito il suo peana ribadendo che il presidente “è veramente in gamba” e ha qualità che gli sono riconosciute “soprattutto con il rapporto con l’Europa, come dimostra il recente incarico di guida dei governatori a Bruxelles”. La stessa Europa – va ricordato – che esercita sull’ex europarlamentare di Alba un’attrazione magnetica fortissima alla quale egli difficilmente resisterebbe, nel caso si presentasse l’occasione di un ritorno a Strasburgo o un ingresso a Palazzo Berlaymont, per rimanere altri cinque anni al vertice della Regione.

Mancano ancora due anni, il governatore nei giorni scorsi ha rimandato a dopo le elezioni politiche una sua decisione, ma certamente le parole di Carosso sono qualcosa che va ben oltre una risposta di prammatica, sia pure abbondante di cortesia. Parole però che non tutti nella Lega si sentono di fare proprie con altrettanto entusiasmo. Non che manchi la stima nel governatore, ma ipotecarne fin d’ora, con tanto di sigilli, la ricandidatura significa precludere altre soluzioni. Non è un caso che un non dichiarato, ma evidente, distinguo rispetto all’“incoronazione” carossiana lo si colga proprio a Novara, in quell’enclave leghista nella Lega piemontese dove sono ben note le ambizioni del sindaco, Alessandro Canelli, pronto a correre verso piazza Castello nell’eventualità di una scelta di Cirio che non contemplasse un secondo mandato.

Ma anche nel caso in cui gli auspici di Carosso dovessero trovare concreta realizzazione, dalla città di San Gaudenzio si prospetterebbe un piano per “ridimensionare” il governatore, mettendo al suo fianco un vice, assai più pesante e politicamente pressante che avrebbe proprio il nome e il volto dell’attuale primo cittadino. Tra galoppate in avanti, strategie e scenari futuribili, quella che fino a non molto tempo fa si sarebbe descritta come la testuggine della Lega in Piemonte, il monolite novarese summa del leninismo lumbard in terra allobroga, mostra fibrillazioni e crepe destinate a cambiare pesi e assetti futuri del Carroccio. 

Nei giorni scorsi si sarebbe addirittura consumata una rottura tra colui che è riconosciuto unanimemente come leader ed eminenza grigia della Lega novarese, ovvero l’ex sindaco e già assessore regionale Massimo Giordano, e il consigliere regionale Riccardo Lanzo. A quest’ultimo Giordano, di fronte a un silente Canelli, avrebbe contestato uno scarso impegno a Palazzo Lascaris e di “lavorare poco per Novara”. Si racconta di una discussione al calor bianco, i cui postumi avrebbero portato i due a non rivolgersi praticamente più la parola, atteggiamento non certo facilitato dal fatto che Giordano e Lanzo condividono lo stesso studio legale. Una baruffa, per usare un eufemismo. Ragioni di carattere personale non nascondono un dato politico rilevante che atterrebbe ai rapporti con altre forze politiche, in primis con Fratelli d’Italia.

“Hanno consegnato la città a Gaetano Nastri”, punta il dito il presidente della Commissione Autonomia di via Alfieri, condividendo il pensiero del fratello Raffaele, assessore a palazzo Cabrino, che forse più di altri sente il fiato sul collo dei colleghi meloniani (Marina Chiarelli, Ivan De Grandis e Giulia Negri), cui il sindaco non fa da argine, consentendo loro di acquisire porzioni sempre maggiori di visibilità. Che ci sia un accordo che prevede il passaggio di testimone alla guida del municipio? Molti lo sospettano, i due fratelli Lanzo lo dicono apertamente. Da qui il tentativo di contenere l’iperattivismo del pretoriano di Giorgia Meloni, artefice di una performance che ha portato FdI a diventare il primo partito in città e a insediare la consolidata rete di potere leghista. E a ipotecare, magari per lo stesso Nastri, la fascia tricolore. Ma Nastri è legato da antica amicizia con Giordano il quale avrebbe preso assai male le intemerate dei Lanzo.

Una sorta di invasione di campo, con disseminamento di mine: questo sarebbe apparso l’atteggiamento dei Lanzo agli occhi del capo della Lega novarese, abituato a gestire il partito e le dinamiche interne con pugno di ferro: “Massimo concepisce la dialettica politica solo nella chiave di amico/nemico e per lui lo scontro è sempre all’ordine del giorno”, spiega uno che conosce bene Giordano e ha condiviso in passato la militanza e responsabilità amministrative. Anzi, per i suoi detrattori, sarebbe a capo di una vera e propria setta di cui lui solo arbitrariamente decide appartenenze ed allontanamenti. Fino a mettere pubblicamente al bando chi trasgredisce o, peggio, tradisce, facendo attorno al “reietto” terra bruciata.

Una vicenda che, tra le righe, racconta ovviamente di mire, ambizioni e possibili scenari. A partire dallo stesso Riccardo Lanzo. Le possibilità di tornare, nel 2024, sui banchi del Consiglio regionale sono legate al peso elettorale che avrà la Lega, ma soprattutto dalla “concorrenza” di Canelli. Nella Lega sono consapevoli che mantenere gli attuali tre seggi a Palazzo Lascaris (oltre a quello di Lanzo, quelli di Federico Perugini  e Matteo Marnati assurto al ruolo di unico assessore novarese) non sarà impresa semplice, qualcuno dice una mission impossible. Sul fronte parlamentare va ancora peggio: c’è “il giardiniere” Marzio Liuni, già nel mirino con l’evidente obiettivo di toglierlo di mezzo dalla prossima competizione elettorale, Enrico Montani ed Alberto Gusmeroli. Insomma, se Lanzo può aver accarezzato l’idea di tentare di correre per la successione di Canelli come unica soluzione praticabile, per Giordano le cose non si mettonobenissimo. Al netto dei guai giudiziari – in autunno arriverà la sentenza di appello e pare abbia già messo in conto l’eventualità di un icorso in Cassazione – per Giordano conquistare uno scranno parlamentare sarà molto dura. Alla fine, vaticinano nel Carroccio, il segretario regionale Riccardo Molinari punterà su Gusmeroli e chiuderà la partita.

Un clima tutt’altro che tranquillo e sereno, quello sotto la cupola di San Gaudenzio, dove pensare che le parole spese da Carosso a favore di un Cirio bis sarebbero state accolte con eguale entusiasmo sarebbe stato davvero troppo. Più che sventolare bandierine, lì si vedono volare stracci. 

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