POLVERE DI (5) STELLE

Resta il tetto dei due mandati, una tegola sui veterani del M5s

Nessuna deroga, Conte costretto a soccombere alle volontà di Grillo. Restano fuori dalla corsa elettorale i cosiddetti big: da Fico a Bonafede. Esclusa la scappatoia con candidature in Regione o al parlamento europeo. Si salva solo chi può usufruire del mandato zero

Non ci sarà nessuna deroga alla regola del tetto dei due mandati nel Movimento 5 Stelle. La decisione, a quanto si apprende, è stata già comunicata dal leader del movimento Giuseppe Conte ai “veterani” pentastellati. Fuori, dunque, nomi storici del movimento, tra questi, il presidente uscente della Camera Roberto Fico, la pasionaria caciarona Paola Taverna, l’ex reggente, il gerarca minore Vito Crimi, gli ex ministri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, quest’ultimo artefice dell’approdo di Conte nel movimento. La notizia verrà ufficializzata con una nota che sarà diramata nelle prossime ore.

Non solo nessun seggio alla Camera e al Senato. Per i “vecchi” salta anche la possibilità di candidarsi nelle Regioni o in Europa e viceversa. Finisce dunque a prescindere la corsa per chi ha due mandati alle spalle: nessun piano B, con un seggio a Bruxelles o nei Consigli regionali. Infatti, il no alla deroga dei due mandati è a 360 gradi, non ammette alcuna eccezione.

Era stato lo stesso garante, l’ex comico Beppe Grillo, a chiudere alla possibilità di un’eccezione, dopo che nei mesi scorsi aveva lasciato aperto uno spiraglio, con poche righe in un post sul suo blog ma anche parlando con i vecchi volti del M5s: “Bèlin, guadagnate anche di più...”, aveva scherzato con più d’uno. In realtà, fonti vicine al garante assicurano che il principio della rotazione non lo aveva mai davvero convinto. Il suo no alla deroga della regola al tetto dei due mandati è stato, in questi giorni, fermo e totale. Grillo, raccontano, ha tenuto il punto con l’avvocato appulo Conte, che voleva quanto meno garantire alcuni fedelissimi, ma anche con gli stessi big del Movimento, non lasciandosi mai convincere dalle loro ragioni. Telefonate infinite che hanno portato a un nulla di fatto. “Oggi arriverà la decisione sulla regola del doppio mandato”, e su questo “dimostreremo la coerenza del M5s”, le parole di Conte stamattina ai microfoni di Rtl, che ha parlato anche di strategie elettorali.

“Io non apro e chiudo spiragli, fessure. Ieri ho detto che per il futuro non escludo un dialogo con il Pd, ma non parlavo di alleanza, vedo che il Pd ha cambiato posizione anche sul salario minimo”. Nessuna alleanza dunque in vista? “Assolutamente no. Che rapporti può avere il M5s con una forza politica che fa alleanze che vanno da Calenda a Renzi a Di Maio, è un’ammucchiata in cui non ci potremo mai ritrovare”, perché regge su “personalità divisive, la politica fatta così è tutto e il contrario di tutto”. “La coerenza ha un costo alto, noi stiamo pagando anche il prezzo di questa scissione” capitanata da Luigi Di Maio. “Loro hanno abiurato ai principi ai valori del Movimento, ci sta”. Il nome di Conte nel simbolo del M5s? Nel contrassegno “ci sarà uno stemma bellissimo con scritto M5S 2050, lasciateci lavorare...”.

Capitolo crisi di governo: “Noi non abbiamo voluto la crisi ma posto dei temi concreti sui bisogni più urgenti dei cittadini. La crisi economica è drammatica e chiedevamo interventi incisivi, non abbiamo avuto risposte e siamo rimasti anche sorpresi e increduli dall’atteggiamento del premier. Draghi ha dimostrato la volontà di andar via, rassegnando dimissioni irrevocabili”, ha affermato ribaltando ancora una volta la realtà. Una decisione che “ci ha amareggiato, con un atteggiamento sprezzante” nell’intervento al Senato del presidente del Consiglio, parole “di certo di chi non voleva continuare”. A chi gli chiede se il Movimento non abbia responsabilità nella caduta del governo, risponde che “in 18 mesi abbiamo dovuto difenderci da tutti gli attacchi, anche da parte della stessa maggioranza, persino Draghi sul superbonus ci ha attaccato molto duramente. Noi 18 mesi al governo li abbiamo impiegati per difendere gli impegni assunti con i cittadini, noi siamo stati e siamo responsabili”. Sipario, fine della commedia.

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