VERSO IL VOTO

Parte la lunga marcia di Letta, arriva a Torino il 10 settembre

Il segretario fa sfoggio di ottimismo: "La partita è tutta da giocare". E manda in campo i sindaci con i quali organizza una "grande iniziativa" lo stesso giorno del raduno leghista di Pontida. In piazza d'Armi avrà al suo fianco Lo Russo

Nulla è perduto e il risultato delle elezioni non è affatto scontato. “Ci sono tre settimane davanti in cui gli indecisi sono al 40%, i giovani non hanno ancora deciso cosa andare a votare, è una partita tutta da giocare”. Enrico Letta combatte contro i pronostici e contro quegli avversari che, come Matteo Salvini, non solo sono certi che il centrodestra stravincerà ma che persino il Pd ne è consapevole. “Come si è visto anche in tante altre elezioni nel nostro paese – ha detto uscendo da Palazzo Marino dopo l’incontro con il sindaco Giuseppe Sala – sono le ultime settimane quelle decisive motivo per il quale le voglio cominciare da Milano accanto a un’esperienza così positiva, come quella di Sala”. E proprio sui primi cittadini punta per tentare quella remuntada che ai più pare un’impresa disperata: li chiamerà a raccolta domenica 18 settembre per “una grande iniziativa” in Lombardia, probabilmente a Monza ospitati dal padrone di casa Paolo Pilotto, natali democristiani, che lo scorso giugno ha strappato contro ogni previsione la città al forzitaliota Dario Allevi. Data che coincide con il raduno leghista di Pontida, anche se assicura “non sarà una anti-Pontida. È Pontida a essere contro di noi”.

Una strategia, quella di fare leva sui sindaci, che Letta segue anche per la sua puntata a Torino, prevista il prossimo 10 settembre in piazza d’Armi nel tardo pomeriggio, dove il segretario si è assicurato di avere al suo fianco Stefano Lo Russo. E che si sia ispirato all’inquilino di Palazzo civico nella scelta di mandare in campo un plotone di “volontari”, proprio come fece da candidato Lo Russo? Chissà, certo è che la foto che lo ritrae in marcia, alla testa di un drappello di attivisti ricorda molto una analoga della campagna elettorale del sindaco torinese.

Insomma, “occhi di tigre” rinserra i ranghi ed è tutto fuorché rassegnato. O, almeno, questo è il messaggio che vuole trasmettere. “La chance dipende da quanto siamo in grado di portare le persone al voto. Ci sono milioni di indecisi, specie tra i giovani. Siamo il primo partito tra gli under 35: è molto incoraggiante. Quanto agli esiti già scritti, la storia anche recente è piena di risultati elettorali inattesi, di ribaltamenti, di sorprese, di spinte non fotografate dai sondaggi”. Letta fa gli scongiuri, la coalizione non tira, gli alleati sono troppo macilenti per contrastare lo schieramento della triade di destra. Anche se una piccola consolazione arriva dalle performance del suo partito che duella con Fratelli d’Italia per il primato: “Siamo a una incollatura – rimarca Enrico stai sereno –. Arrivare primo partito significa cambiare la percezione del nostro Paese, anche all'estero. E dire: la sinistra è forte, l’europeismo è forte, l’Italia non è terreno brado per la destra peggiore di sempre, per i sovranisti. E significa naturalmente incidere molto di più”. Parlando delle proposte del centrosinistra, afferma che “tutto intorno cambia e il nostro programma è radicale, coraggioso, nella gestione di questi cambiamenti” e “le ricette della destra sono un ritorno pericoloso al passato sui diritti e il solito film sull’economia. Sono gli stessi – Meloni, Berlusconi, Tremonti – che hanno condotto l’Italia alla bancarotta nel 2011. Non ci faremo portare indietro: agli anni 50 sui diritti e al 2011, con l’economia a un passo dal fallimento”. Sulla possibilità di un nuovo governo di larghe intese chiarisce: “L’esperienza Draghi è stata positiva e io spero che Draghi abbia ancora un ruolo di primo piano al servizio del Paese. Ma quel tipo di maggioranza è irripetibile”. Anche per qualche responsabilità del Pd.

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