VERSO IL VOTO

Ex sindaca inguaiata dalle capesante
potrebbe essere ripescata in Regione

Nel caso di elezione in Parlamento di Chiorino, FdI perderebbe un consigliere. Al suo posto andrebbe Michela Rosetta di San Germano Vercellese. Travolta dall'inchiesta sugli aiuti alimentari fu costretta a dimettersi. Sua anche una delibera "razzista" bocciata dal Tar

Oltre al danno per i Fratelli d’Italia e se non una beffa, magari, un po’ di imbarazzo per la Lega è da mettere in conto nel caso in cui il successo nelle urne dovesse arridere all’attuale assessore regionale Elena Chiorino, aprendo all’esponente del partito di Giorgia Meloni la porta del Parlamento.

Ben lungi da gufare, le probabilità per l’attuale responsabile del Lavoro e dell’Istruzione nella giunta di Alberto Cirio non paiono così forti, ma tant’è come andrà lo si scoprirà solo al momento dello scrutinio. E se da questo la Sorella biellese dovesse conquistare il seggio alla Camera, per lei scatterebbe l’incompatibilità non solo da assessore, ma anche da consigliere regionale portandola naturalmente ad optare per Roma. A subentrarle non sarebbe però un compagno o una compagna di partito e questo perché Chiorino è approdata in via Alfieri eletta nel listino del presidente. Da qui la procedura prevista per la surroga basata sul computo dei quozienti dei candidati nei vari collegi in cui si è votato nel 2019 e che, in base ai calcoli effettuati dagli uffici regionali, assegnerebbe il posto oggi dell’esponente di FdI a un candidato, anzi a una candidata della Lega.

Insomma, i Fratelli guadagnerebbero un parlamentare, ma perderebbero un consigliere. Ma non è finita qui. Già perché ad entrare a Palazzo Lascaris sarebbe Michela Rosetta, militante leghista e sindaca di San Germano Vercellese fino al gennaio dello scorso anno quando, travolta dallo scandalo delle capesante, dopo essere stata sospesa, rassegnò le dimissioni. A battezzare con il nome del mollusco l’inchiesta che portò  l’allora prima cittadina agli arresti domiciliari fu un aspetto di ciò che merse dalle indagini sull’impiego dei fondi destinati alle persone in difficoltà durante l’emergenza Covid. Nell’accusa di peculato nei confronti della sindaca gli inquirenti sostennero che parte dei soldi fosse stato utilizzato per comprare, appunto capesante e mazzancolle. Grazie alle microspie installate nel locale magazzino del Comune dove erano state riposte le derrate alimentari, vennero alla luce una serie di condotte illecite, poste in essere in prima persona dal sindaco e dall’allora assessore, nella gestione degli aiuti alimentari e una distribuzione deelle derrate a chi non ne aveva bisogno, lasciando fuori anziani non autosufficienti con redditi modestissimi e stranieri in situazione di evidente difficoltà, con figli minori e disabili.

Rosetta respinse le accuse, ma le dimissioni furono inevitabili anche se la leghista della prima ora con una collezione di selfie con Matteo Salvini, non rinunciò a promettere di proseguire il suo impegno come vicesindaco esterno del suo successore, cosa che poi non avverrà dopo le elezioni del 4 ottobre dello scorso anno.

Nel curriculum della potenziale futura consigliera regionale che andrebbe ad accrescere il gruppo leghista in via Alfieri c’è pure dell’altro. Nell’estate del 2017 sua fu la firma in calce a una delibera dall’eloquente, quanto inquietante titolo: “Tutela del territorio sangermanese dall’invasione/immigrazioni delle popolazioni africane e non solo”. Un ricorso al Tar da parte dei Radicali portò alla bocciatura dell’atto che tra gli altri provvedimenti imponeva una tassa nei confronti di chi avesse ospitato immigrati nella sua abitazione. Un inciampo dietro l’altro, insomma, per l’ex sindaca che potrebbe diventare consigliera regionale. Un rischio, è il caso di dirlo.

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