ALLA CARICA

Rossomando si tiene il Senato,
Appendino fa un passo indietro 

La parlamentare Pd verso la conferma alla vicepresidenza di Palazzo Madama, mentre l'ex sindaca M5s rinuncia all'incarico istituzionale per ritagliarsi un ruolo politico. E Calenda smentisce rumors di liti con Renzi. Designati tutti i capigruppo. Ecco le novità

Tiene il patto tra Pd e Movimento 5 stelle per le vicepresidenze delle Camere. Una conventio ad excludendum per dirla con le parole di chi nel Terzo Polo si è ritrovato “fuori da ogni trattativa” sugli incarichi che spettano alle opposizioni. A partire proprio dai numeri due di Camera e Senato dove Enrico Letta propone rispettivamente Anna Ascani e Anna Rossomando. Proprio quest’ultima, se resterà sulla poltrona già occupata durante la scorsa legislatura, confermerebbe l’intenzione di rinunciare a un posto nel Consiglio superiore della magistratura, dove sarebbe andata solo con la prospettiva (sfumata con l'insediamento di un governo di centrodestra) della vicepresidenza. E se Rossomando resta lì dove è stata eletta si spengono anche le residue speranze dell’ex sindaca di Alessandria Rita Rossa di subentrare alla collega. Restano al loro posto i capigruppo dem della legislatura passata, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi.

Per quanto riguarda i pentastellati la composizione del quadro è un po’ più complessa: Mariolina Castellone, che aveva gestito i giorni più tesi della caduta del governo di Mario Draghi da capogruppo al Senato, potrebbe essere promossa alla vicepresidenza, mentre alla guida della formazione grillina dovrebbe andare Barbara Floridia. Per la Camera, invece, i favoriti sono Alessandra Todde (il cui nome circola anche per la Vigilanza Rai, assieme a quello di Riccardo Ricciardi) e l’ex ministro Sergio Costa. Definitiva sembra invece la rinuncia dell’ex sindaca di Torino Chiara Appendino, la prima scelta di Giuseppe Conte, allettata da un ruolo più politico che istituzionale. Sempre a Montecitorio il capogruppo sarà Francesco Silvestri.  

Ma perché è tanto importante entrare nell’ufficio di presidenza nei due rami del parlamento? Innanzitutto c’è un discreto elenco di benefit: un ufficio, collaboratori pagati dalla Camera di appartenenza e la possibilità di utilizzare l’auto blu per svolgere compiti istituzionali fuori dai Palazzi. E non sono pochi i componenti dell’Ufficio di Presidenza (che al Senato si chiama Consiglio di Presidenza): oltre al numero uno dell’Assemblea ci sono quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari. Questi ultimi hanno il compito di collaborare con il presidente per assicurare la regolarità delle votazioni in aula. Tutti i componenti dell’Udp percepiscono poi un’indennità speciale e possono assumere collaboratori esterni di propria fiducia (in questo caso, le spese sono a carico della Camera a cui appartengono).

Per quanto riguarda i capigruppo, nei principali partiti si va verso una conferma degli uscenti. A partire da Fratelli d’Italia che punta su Luca Ciriani al Senato e Francesco Lollobrigida alla Camera ai quali spetterà il compito più arduo di tenere a bada i gruppi più numerosi: 66 senatori e 119 deputati. Conferme in vista anche nella Lega per Massimiliano Romeo a Palazzo Madama e il piemontese Riccardo Molinari a Montecitorio, il quale resta alla guida della pattuglia del Carroccio dopo essere stato in lizza per la presidenza della Camera. Cambia la guida di Forza Italia al Senato dove arriva Licia Ronzulli, costretta a restare sugli scranni parlamentari dopo il veto sul suo ingresso al governo, e l’ex sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo, il quale potrebbe però lasciare presto nel caso di un ingresso nell’esecutivo. Infine, nonostante le voci (smentite dai diretti interessati) di un congelamento dei rapporti tra Carlo Calenda e Matteo Renzi, sono pronti a decollare i gruppi del Terzo polo: Raffaella Paita di Italia Viva guiderà quello al Senato e Matteo Richetti di Azione quello alla Camera.

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