POLITICA & AMBIENTE

Al Piemonte serve un altro inceneritore

Il piano regionale lo prevede, le ipotesi si accavallano ma la sindrome Nimby di cittadini e sindaci tende a bloccare ogni progetto. Si fa largo l'ipotesi di una nuova linea nell'impianto Trm di Torino. L'assessore Marnati: "Iren è pronta"

Dopo quelli di Roma, a Torino verranno smaltiti anche i rifiuti delle province di Savona e Imperia. Si tratta di 12mila tonnellate all’anno che verranno bruciate nell’impianto del Gerbido, a Torino, gestito da Trm (controllata di Iren). Un accordo che satura definitivamente il termovalorizzatore del capoluogo e ripropone con ancora maggiore urgenza il tema di un secondo impianto in Piemonte. È previsto dal piano regionale che presto verrà presentato in Consiglio ma sull’ubicazione restano tante ipotesi e nessuna certezza. Secondo l’assessore all’Ambiente Matteo Marnati “la soluzione migliore sarebbe realizzarlo nel Piemonte orientale”, quindi fuori dall’area metropolitana di Torino, dove già ce n’è uno attivo; resta il problema di individuare un’area idonea e trovare un accordo con i residenti e la tradizionale sindrome Nimby che esplode in questi casi.

Si era ipotizzato Novi Ligure, prima che arrivasse il commissario, poi il comune ligure di Cairo Montenotte, sempre nell’ottica di costruire un inceneritore al confine tra le due regioni, in grado di servire il Piemonte meridionale e gran parte della Liguria. Ma per ora restano delle ipotesi, mentre a Cavaglià, visto l’ostracismo dei Comuni circostanti alla realizzazione di un termovalorizzatore per rifiuti urbani e le difficoltà nell’ottenere il via libera dai soggetti pubblici chiamati a dare l’autorizzazione, A2a ha deciso di ritirare il progetto originario e mentre gli ambientalisti esultavano ha comunicato l'intenzione di virare su un impianto per rifiuti speciali, che non necessita dell’autorizzazione delle Ato provinciale e regionale. E poi i rifiuti speciali rendono molto di più. C'era stato addirittura chi aveva ipotizzato un nuovo termovalorizzatore a Riva di Chieri, nell'area ex Embraco, ma la proposta è caduta nel vuoto.

Per comprendere il deficit dell’Italia sui termovalorizzatori basti pensare che in Francia ne hanno 126, in Germania 96, qui se ne contano appena 37. Questo non vuol dire che differenziamo di più che negli altri paesi, ma che aumentiamo le discariche e la quantità di rifiuti che spediamo all’estero, naturalmente a costi altissimi. Lo sanno bene i cittadini di Roma che per smaltire i propri rifiuti hanno pagato a Trm 200 euro a tonnellata, mentre i torinesi se la cavano con circa la metà.

In Piemonte ci sono 800 mila tonnellate di rifiuti che necessitano di essere smaltite. L’impianto del Gerbido ne tratta 550 mila di cui 140 mila provenienti dai rifiuti speciali. E già oggi ci sono province che inviano i loro rifiuti in Lombardia. “Il Piemonte deve decidere se puntare sull’autosufficienza” aveva detto il presidente di Trm Alessandro Battaglino al momento del suo insediamento, la scorsa primavera.

Ma allora dove realizzare il secondo termovalorizzatore del Piemonte, fermo restando che il Gerbido ormai è saturo? Per ora l’assessore Marnati si limita a dire che “non si può aspettare oltre, l’alternativa è la discarica, oppure andare a smaltire altrove i nostri rifiuti”. Resta l’opzione di un ampliamento dell’impianto di Torino. Iren ha già predisposto un progetto per realizzare una quarta linea che assicurerebbe una capacità di ulteriori 150-180mila tonnellate all’anno. “Loro sarebbero pronti per partire domani” ammette Marnati e visto lo stallo che c’è su tutte le altre ipotesi, impossibile per la Regione scartare questo scenario.