POLITICA & AMBIENTE

Inceneritore, il Piemonte raddoppia.
Ma i "No Termo" vogliono bloccarlo

A2a ha ritirato il progetto per realizzare un impianto a Cavaglià (Biella). L'esultanza di Marco "Nimby" Grimaldi. La multiutility però assicura: presenteremo un nuovo piano. Per l'assessore Marnati "un secondo impianto in regione è imprescindibile"

In campagna elettorale, si sa, tutto è permesso. E capita che ad andare in fumo, più che i rifiuti, siano le (eco)balle dei professionisti del No. Ieri sera Marco Grimaldi, capogruppo di Liberi uguali verdi e candidato per uno scranno a Montecitorio sotto le insegne di Sinistra Italiana-Verdi, esultava per la “vittoria degli amministratori, dei movimenti e delle associazioni di cittadini che non si sono mai arresi”. La notizia è che la multiutility lombarda A2a ha ritirato il piano per la realizzazione di un termovalorizzatore a Cavaglià, il non detto è che la società ha annunciato che al più presto verrà presentato un nuovo progetto per un impianto, localizzato nel medesimo contesto industriale, ma in un sito che presenta caratteristiche tali da superare i rilievi associati all’attuale localizzazione.

Insomma, se di vittoria si tratta è una vittoria di Pirro, dal momento che la partita non è affatto conclusa e A2a continua a considerare quell’area come la più idonea per l’investimento. Grimaldi auspica che la decisione, da lui evidentemente travisata, sia “il segnale politico che la gestione dei rifiuti deve andare in una direzione completamente diversa” rispetto a quella degli inceneritori. E infatti il rischio è che tra una decina d’anni i rifiuti del Piemonte vadano in direzione della Lombardia o addirittura di qualche paese straniero per essere smaltiti, ovviamente a spese del contribuente.

Il Piano regionale, in procinto di essere discusso a Palazzo Lascaris, parla chiaro: serve un secondo impianto per smaltire l’indifferenziata. Un termovalorizzatore come quello di Torino che oggi digerisce 450mila tonnellate di rifiuti all’anno e che, recentemente, ha preso a smaltire anche 1100 tonnellate a settimana di monnezza romana, al costo di circa 200 euro a tonnellata che i residenti della Capitale, attraverso Ama, versano a Trm, l’azienda controllata da Iren che gestisce l’impianto del Gerbido.

Sono tre le ipotesi sul tavolo dell’assessore all’Ambiente Matteo Marnati: la prima prevede di costruire un termovalorizzatore a Cavaglià, la seconda è più orientata verso il Sud del Piemonte con una previsione di investimento che coinvolga anche la Regione Liguria (si era ipotizzato un sito a Novi Ligure). La terza è quella di un raddoppio di Torino: “Iren ha già un piano e guadagneremmo anche del tempo visto che si tratterebbe di realizzare una nuova linea in un impianto che già c’è” spiega Marnati.  

Negli ultimi dieci anni la raccolta differenziata in Piemonte è passata dal 50,4% del 2010 al 63,4% del 2019. A Torino nel 2013, anno in cui è entrato in funzione l’inceneritore, la percentuale di differenziata era del 41,9%, nel 2021 è salita al 53,3% con una impennata durante l’amministrazione di Chiara Appendino (+11,4%). A dimostrazione di come il termovalorizzatore non sia in alcun modo in antitesi con il virtuoso processo di differenziazione dei rifiuti.

In termini assoluti, a livello regionale, l’indifferenziato è passato da 1,1 milioni di tonnellate nel 2010 alle 787mila del 2019. L’obiettivo della Regione è ora l’80% di differenziata entro il 2035 così da ridurre la quantità di rifiuti non recuperabili a 511mila tonnellate cui si aggiungeranno circa 332mila tonnellate di rifiuti derivanti dagli scarti della lavorazione di rifiuti differenziati. Marnati considera “imprescindibile” la realizzazione di un secondo impianto rivolto in particolare alla popolazione del Piemonte Orientale: “L’alternativa è di tornare alla discarica, metodo ormai obsoleto, oppure di conferire ad altri i nostri rifiuti”.