POTERI FORTI

Profumo vuole cambiare Compagnia (e avere mani libere sul successore)

Il piano del presidente uscente e non più rinnovabile della fondazione San Paolo per limare le unghie alla politica e ridurre il peso del sistema camerale. Obiettivo: piazzare al vertice una persona fidata che lo sostenga per passare in Cdp. L'asse con Palenzona

Una Compagnia di San Paolo meno legata alla politica. Detta così suonerebbe perlomeno populisticamente accattivante e, dunque, il disegno del presidente della fondazione di corso Vittorio Emanuele Francesco Profumo che passa per una modifica dello statuto parrebbe avere di fronte una strada in discesa. E non è detto che, nel volgere di poco tempo, non finisca proprio così.

Letto in controluce il piano di Profumo rivela, però, un’altra faccia rispetto a quella di una minore dipendenza, nella nomina degli organi e soprattutto del presidente, da quegli enti pubblici, incominciando dal Comune di Torino cui per prassi spetta la golden share, passando per il potente sistema camerale. Se la politica passa in seconda fila, in prima s’apprestano ad accomodarsi altri soggetti, altre figure e consorterie che in teoria (ma con una forte probabilità di mutare in pratica) potrebbero apportare maggior potere proprio all’attuale numero uno per quanto riguarda la designazione del suo successore. Il ricorso a terne di candidati e, soprattutto, una diversa distribuzione di pesi, limando per esempio quello degli enti camerali e di quelli locali a vantaggio di altri, sono due punti cruciali del nuovo statuto la cui bozza dovrebbe approdare al Mef nel giro di alcune settimane.

Da consumato e abile giocatore su terreni che conosce a menadito, Profumo ha preparato il suo schema senza tralasciare la costruzione dell’indispensabile consenso. Non per caso, verso la fine di settembre ha convocato una pletora di stakeholder, quelli istituzionali ma soprattutto quel corpaccione che sta tra il terzo settore, le associazioni culturali, il volontariato cui ha magnificato l’azione della Compagnia, senza dimenticare di rimarcarne il ruolo e la generosità. Poi, come da studiata strategia, ha posto come elemento di ulteriore miglioramento proprio la modifica dello statuto, aiutandosi con slide che presentavano l’attuale sistema di governance e quello cui sta da tempo lavorando. Alla domanda se all’auspicato ulteriore dinamismo sia adeguato lo status quo, ovviamente ha incassato la prevista risposta – “certo che no” – da chi facilmente intravvede l’aprirsi di porte fino ad ora chiuse.

Un non disinteressato endorsement collettivo che Profumo ha portato in consiglio a sostegno di quel rapido procedere verso le modifiche cui il presidente tiene molto e vuole varare in debito anticipo per la sua successione che, a quel punto potrà governare praticamente in proprio. E il sindaco Stefano Lo Russo che farà? Starà in tribuna d’onore quale spettatore di riguardo? Lui e il governatore Alberto Cirio, che più volte hanno discusso della questione unita alla gemella Crt, talvolta raccogliendo sfoghi e allarmi come quello del presidente della Camera di Commercio Dario Gallina, batteranno un colpo? lasceranno mano libera a Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo ma soprattutto grande artefice della riconferma di Profumo in fondazione? Una situazione che registra, in seno agli stessi organi di corso Vittorio, un fronte di crescente “preoccupazione” per le manovre di Profumo: da Vincenzo Ilotte, espressione del sistema camerale e quindi parte in causa, al vecchio notabile del mondo bancario Enrico Filippi.

A quali portoni dei Palazzi, oltre al Mef, busserà invece Profumo per il suo futuro, ovvero dopo che nel 2024 dovrà lasciare lo scettro della Compagnia, possibilmente a una figura a lui gradita (, vicina e magari proprio da lui stesso indicata? Tipo l’ex collega del governo Monti Elsa Fornero? Qualcuno dice che lo stia già facendo, magari pure per interposta persona. Che l’attuale presidente della fondazione punti alla Cassa Depositi e Prestiti è arcinoto, che possa trovare o addirittura contare sull’aiuto di una figura di peso come quella di Fabrizio Palenzona, fresco di apprezzamento verso Giorgia Meloni e il suo Governo, è più che una probabile ipotesi. E se Palenzona, come ha scritto pochi giorni fa lo Spiffero, non esclude di succedere a Profumo alla guida dell’Acri e per questo sarebbe pronto a sedersi la primavera prossima sulla poltrona di Giovanni Quaglia al vertice di Fondazione Crt, per dirla in francese tout se tient. Soprattutto si tengono le poltrone e quando non è più possibile, si fa di tutto per scegliere chi ci si dovrà accomodare.