DALLA PADANIA AL WEST

Uno sceriffo a capo della Lega

Il Carroccio alessandrino passa nelle mani di Rolando, l'esuberante ex assessore alla Sicurezza. Fedelissimo di Molinari, dopo un po' di purgatorio torna in auge tra applausi e più d'una perplessità. Archiviato il passato da "duro" che gli costò il posto in giunta

L’ex sceriffo rimette la stella. Anzi gliela riappunta sul petto nientemeno che Riccardo Molinari, il segretario regionale della Lega in cui l’esuberante Alessandro “Ronny” Rolando milita da quando aveva i calzoni corti. Anche se fu una maglietta con la scritta “Polizia Municipale” e i modi alla John Wayne a farlo inciampare qualche anno fa quando interpretò un po’ troppo alla lettera il mandato di assessore alla Sicurezza del Comune di Alessandria.

Costretto alle dimissioni, motivate con non discutibili problemi di salute e personali, passato qualche anno in un silenzioso purgatorio, oggi Rolando torna in auge per guidare addirittura il partito nella città dove alle ultime elezioni la Lega e il centrodestra sono usciti sconfitti, ma nella cui storia il Carroccio occupa una posizione non comune.  “Sono già stato segretario cittadino della Lega di Alessandria dal 2013 al 2016, in una stagione politica diversa, ma anche allora di opposizione: il nostro lavoro pose le basi per la vittoria alle elezioni comunali del 2017, e questo speriamo possa essere di buon auspicio”, le prime parole del neosegretario che subentra a Gian Paolo Lumi, dimissionario per favorire un ricambio. In un primo tempo per favorire i disegni di una cordata che intendeva portare alla guida del partito l'ex consigliere comunale Evaldo Pavanello. Operazione, a quanto sembra, stoppata da Molinari. Una scelta, quella di riabilitare Rolando, che suscita più di una perplessità all’interno della stessa militanza leghista dove gli si riconosce l’impegno, ma non si è del tutto dimenticato dei suoi tratti caratteriali culminati in quell’incidente di percorso a dir poco imbarazzante. Trascorsi oramai archiviati che non hanno impedito a uno tra i più fedelissimi di Molinari di tornare al vertice del partito alessandrino e al suo amico “Mol” di rimettergli sul petto la stella perduta.

print_icon