ECONOMIA DOMESTICA

Taglio al Superbonus, allarme imprese

Protesta dei costruttori alla revisione imposta dal Governo (dal 110% al 90%). Un provvedimento controverso che aveva generato truffe per oltre 5 miliardi e un buco, secondo Meloni, di 38 miliardi. Resta il nodo dei crediti d'imposta

La revisione del Superbonus edilizio, annunciata dal Governo “significa penalizzare soprattutto i condomini che sono partiti per ultimi, quelli cioè delle periferie e delle fasce meno abbienti che per far partire i lavori hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e della necessità di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”. A poche ore dalla conferenza di Giorgia Meloni arriva l’allarme delle imprese dell’edilizia, con la presidente dell’Ance Piemonte Paola Malabaila, preoccupata per il ridimensionamento di uno strumento che aveva dato un impulso positivo a un settore che da oltre un decennio viveva una delle sue crisi più nere. “Attendiamo di capire che soluzione si è studiata per evitare che tante imprese falliscano per mancanza di liquidità” le fa eco il numero uno dei costruttori edili di Torino, Antonio Mattio.

La revisione del Superbonus abbassa nel 2023 la percentuale dello sconto dal 110% al 90%.Il taglio vale sia per i condomìni che per le villette, che sarebbero altrimenti rimaste del tutto escluse dal bonus, ma purché siano abitazione principale e purché il proprietario abbia un reddito inferiore ai 15mila euro (soglia variabile in base al quoziente familiare). Per chi però ha già iniziato i lavori portandone a termine il 30% entro settembre di quest’anno, il bonus resta super al 110% fino al 31 marzo 2023.

Il Superbonus è stato fin dall’inizio anche uno dei provvedimenti più controversi del governo di Giuseppe Conte. Innanzitutto per l’applicazione che ha avuto, generando una enorme quantità di truffe (secondo l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza i bonus edilizi hanno prodotto truffe per 5,64 miliardi) ma anche un “buco di 38 miliardi di euro” stando a quanto ha affermato proprio la Meloni nell’annunciare le modifiche varate dall’esecutivo.  C’è poi il problema dei crediti: “Se il credito di imposta non sarà monetizzabile ancora una volta gli interventi potrà farli solo chi ha disponibilità economica e possibilità di compensare direttamente” è il timore di Mattio. Sulla questione Giorgetti ha spiegato che “cercheremo di intervenire perché è un problema reale di molte imprese”. Poi però ha aggiunto: “La cessione del credito è una possibilità, non un diritto”, e “tutti coloro che da ora ne vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca o istituzione che accetti i crediti. È passata l’idea che il credito d'imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così”.

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