OPERE & OMISSIONI

Regione, ospedali di parole:
in 4 anni neppure un progetto

"Questo sarà l'anno dei cantieri" promette Cirio ma non certo per l'edilizia sanitaria. Dei sei nuovi nosocomi forse solo Cuneo vedrà avviata la procedura prima della fine del mandato. E pure sulle strutture previste con il Pnrr si temono ritardi

Mancava solo più quella del pesce rosso di renziana memoria e indimenticati sfottò. Nella pletora di slide approntate per la conferenza stampa di inizio anno del governatore Alberto Cirio e dei suoi cari (assessori) buona parte riguardava la sanità e, in particolare, quell’edilizia ospedaliera che il presidente ha ricordato essere ferma ormai da troppi anni. Vero. Non c’è il pesce rosso, ma nel mare tempestoso la navigazione del Piemonte verso nuovi ospedali pare ancora troppo all’insegna della rassicurante bolina. E con l’assessore Luigi Icardi forse eccessivamente lesto sulla coffa della Pinta a gridare, novello Rodrigo, “Terra, terra”.

L’annuncite sarà pure ormai vocabolo bandito dal governo regionale, ma proprio sui futuri nosocomi e sui tempi della loro realizzazione, il centrodestra mostra il fianco debole anche di fronte a un’opposizione piddina che, certo, nella legislatura precedente non ha fatto ciò che ora chiede agli avversari. Di nuovi ospedali ce n’è bisogno, eccome, e non solo da oggi. Da qui, ovvero dalle parole a passare all’avvio concreto dei procedimenti per arrivare in tempi più o meno certi alla posa del primo mattone, insomma ai fatti, ce ne passa.

Tant’è che proprio per l’opera più imponente e complessa, il Parco della Salute di Torino, si è dovuta imboccare finalmente la strada di un commissario ad acta (nominato nel giro di un mese, forse meno) che sul modello del ponte Morandi di Genova, dovrà seguire un percorso più rapido e snello rispetto a quel dialogo competitivo scelto in passato e che adesso riceve da Cirio lo stigma di “modalità che oggi forse nessuno sceglierebbe più”. Nel frattempo il cronoprogramma annunciato ieri contempla lavori per 10 milioni di euro nella struttura delle Molinette per i controsoffitti (caduti ripetutamente negli ultimi tempi) e il Pronto Soccorso da realizzarsi entri i prossimi tre anni. La Città della Salute di Novara è protagonista di una annosa vicenda tra gare andate deserte e bandi rifatti. Oggi viene annunciato lo sblocco e il varo del nuovo piano finanziario da 420 milioni, ma sui tempi previsti per l’avvio dei cantieri anche qui è nebbia fitta.

Sono 23 milioni e mezzo quelli destinati all’ampliamento dell’ospedale di Borgomanero, ma si aspetta il via libera del ministero. E se viene annunciata per il 9 gennaio la riapertura del punto di primo soccorso di Cuorgnè, ma solo dalle 8 alle 20, è di pochi giorni fa la trasferta di Cirio e Icardi nelle loro terre di Langa per la ripresa dei lavori, dopo dieci anni di fermo, per la costruzione dell’ospedale della Valle Belbo. E poi c’è l’ulteriore elenco, quello degli ospedali che devono essere costruiti ex novo nelle varie province.

“Prosegue l’iter per avviare i lavori”, recita il titolo dell’ennesima slide, anche se la realtà spesso riporta parecchio indietro rispetto all’immagine di ruspe e camion, di cantieri con tanto di pensionati meni dietro la schiena a commentare. Ad Alessandria, ha spiegato ieri Icardi, “l’area è stata individuata” ed è quella dell’attuale aeroporto (definizione un po’ pomposa di un vasto prato dove atterrano aerei da turismo) che dovrà essere spostato altrove. Sulla scelta della Regione, però, non è stato ancora posto il sigillo dell’accordo con il Comune dove il sindaco Giorgio Abonante allo Spiffero non nasconde possibilità alternative e problematiche da superare, “dal quadro idrogeologico con rischi di esondabilità, alla situazione viaria da migliorare e modificare con interventi importanti”, nel caso si prosegua con questa decisione. Insomma, altro che questione risolta.

Altra questione aperta riguarda Cuneo, dove se si è trovato l’accordo con tutti i sindaci sul luogo, è ancora da stabilire come pagare i 310 milioni l’opera: affidandosi all’Inail o al partenariato proposto da un grande gruppo? Comunque vada, quello del capoluogo della Granda è dato come il primo dei futuri ospedali a vedere l’avvio dei lavori, anche se quando ancora non si sa.

Vale 195 milioni il nuovo ospedale di Savigliano per il quale l’area è già stata individuata e le procedure sono, anche qui, in corso. Freno a mano tirato, in attesa di accertamenti geologici, invece a Ivrea dove ancora non si sa quando i 140 milioni previsti saranno, come si dice, messi a terra. Sta per partire, secondo le informazioni date dalla Regione, la progettazione per l’ospedale di Vercelli, spesa prevista circa 155 milioni. Nessun nuovo ospedale e messa definitiva in soffitta del progetto che vedeva un nuovo nosocomio a Ornavasso per il Verbano-Cusio-Ossola, teatro di polemiche e scontri anche all’interno dello stesso centrodestra. Alla fine nella provincia del capogruppo della Lega Alberto Preioni, frettoloso plaudente del nuovo ospedale, si metterà mano all’esistente: lavori di miglioramento nelle strutture di Verbania e Domodossola per circa 200 milioni. Tempi? Indefiniti.

Incerti, come lo sono quelli per la nuova struttura dell’Asl To5 la cui scelta dell’area dovrebbe arrivare entro febbraio, suppergiù in concomitanza con l’annunciato piano regolatore della sanità torinese e la collocazione del futuro ospedale di Torino Nord. Probabile la collocazione alla Pellerina, sempre che si riesca a superare l’opposizione di un frontre politicamente trasversale.

Le slide sulla sanità non finiscono qui, ci sono ancora le 91 case di comunità, i 29 ospedali di comunità e le 43 centrali operative territoriali finanziati con i fondi del Pnrr. Tutto, ovviamente, ancora sulla carta: nessun passo concreto è stato finora compiuto. Quante di queste strutture vedranno, alla fine, davvero la luce? A Cirio non piace si parli di annuncite, patologia in verità endemica trasversalmente nella politica regionale di oggi come di ieri, ma tant’è i sintomi persistono anche in questo inizio d’anno. Per confutare la diagnosi in tempo non è molto, anzi è già tardi. Però, almeno, il pesce rosso ce lo hanno risparmiato.

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