CALCIO & GIUSTIZIA

Juve, sono le "confessioni" ad averla inguaiata

Una giustizia (sportiva) ingiusta e prevenuta nei confronti dei bianconeri? Magari sarà pure così, però ad aver messo nei guai la società bianconera sono le telefonate in cui si ammette l'uso eccessivo delle plusvalenze. La linea della difesa e gli altri club coinvolti

Una giustizia (sportiva) ingiusta che punisce solo la Juventus? È quello che pensa la gran parte del popolo bianconero, una tesi – fondata sull’esistenza di un pregiudizio nei confronti della Vecchia Signora – avallata dalla dirigenza, vecchia e nuova, e che costituisce finora la linea difensiva della società. Ma è davvero così? Intanto, per valutare la decisione assunta ieri dalla Corte Federale d’Appello della Figc occorre che vengano rese pubbliche le motivazioni della “stangata” inferta (15 punti di penalizzazione) alla Juve, mentre sono state assolte tutte le altre società coinvolte. Qualcosa, però, si può già intuire non solo soffermandosi sulla richiesta di condanna dell’accusa (poi addirittura aggravata nella sentenza) capeggiata dal procuratore Giuseppe Chiné ma, neppure troppo in filigrana, anche leggendo il comunicato degli avvocati difensori bianconeri che, in buona sostanza, parlano di “disparità” e puntano, evidentemente, a smantellare la tesi del “sistema Juve”.

Eppure, proprio l’atteggiamento sistematico dei dirigenti bianconeri e il ricorso costante a plusvalenze più o meno reali avrebbero infatti indotto la Corte Federale d’Appello a contestare la violazione dell’articolo 4, quello che prevede che si debbano osservare “i principi della lealtà, della correttezza e della probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva” e che include la “penalizzazione di uno o più punti in classifica”. In buona sostanza non si parla della supervalutazione di uno o più giocatori – già considerata complicata da stabilire nella precedente sentenza di assoluzione –, quanto di un atteggiamento abituale, un “modus operandi”, che differenzierebbe i bianconeri dagli altri club. I quali, per inciso, non possono ancora sentirsi del tutto al sicuro perché questo non è che il primo passo di un’indagine che si allargherà ad altri processi.

A rafforzare l’ipotesi dell’esistenza di un “sistema Juve” concorrono, tra l’altro, una lunga serie di intercettazioni che, secondo l’accusa ed evidentemente anche la Corte Federale, rappresenterebbero in buona sostanza delle confessioni vere e proprie. In particolare, sono almeno due le telefonate “incriminate”. Quella intercorsa tra Andrea Agnelli e John Elkan (6 settembre 2021) in cui il presidente bianconero dice chiaramente: “Abbiamo fatto un ricorso eccessivo allo strumento delle plusvalenze. Se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato, questo è un dato di fatto”. E quella (3 settembre 2021) tra Maurizio Arrivabene e lo stesso Agnelli in cui il primo spiega che “l’aumento di capitale non è servito ad andare sul mercato, ma a coprire una situazione estremamente negativa dal punto di vista finanziario”, mentre il secondo chiarisce che “non è solo il Covid e questo lo sappiamo bene, perché noi abbiamo due elementi fondamentali: da un lato il Covid, ma dall’altro abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti ma soprattutto la merda... perché è tutta la merda che sta sotto, che non si può dire”. A queste affermazioni, che l’accusa considera vere e proprie ammissioni di colpa, si aggiunge quanto scritto nel “libro nero di Paratici” dove alla domanda “come siamo arrivati fino a qui?” si legge la risposta di Cherubini: “Acquisti senza senso e investimenti fuori portata” e anche “l’utilizzo di plusvalenze artificiali”.

Le plusvalenze dichiaratamente artificiali – secondo l’accusa – scaverebbero un solco tra la condotta della Juve e quella degli altri club coinvolti. Se la domanda del popolo bianconero è “perché solo noi visto che le plusvalenze non le facevamo da soli”, questa è di fatto anche la linea difensiva, per ora solamente abbozzata proprio in attesa delle motivazioni della sentenza. Il “così fan tutte” è il punto di partenza per considerare i 15 punti di penalizzazione una chiara disparità di giudizio rispetto agli altri club coinvolti e assolti. Demolire l’ipotesi di sistema, insieme al tentativo di trovare un vizio di forma che convinca il Collegio di Garanzia dello Sport a rispedire alla Corte Federale d’Appello il processo è il principale appiglio della difesa. Entro un mese scopriremo se sarà sufficiente a salvare i bianconeri oppure no.

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